E’ della tarda serata di ieri la notizia che la VI sezione della Corte suprema di Cassazione ha respinto il ricorso del Procuratore generale della Corte d’appello dell’Aquila, dott. Domenico Castellani.
Ora anche per i giudici della cassazione il fatto di cui era accusato l’architetto Carlo Tellone “non sussiste”. Soprattutto, conferma l’inattendibilità del superteste della Procura di Avezzano, Alfonso Gargano. A franare fragrorosamente è tutta l’inchiesta di Tagliacozzo, con riflessi immediati anche sul processo all’ex sindaco Maurizio Di Marco testa.
Il Pm Castellani aveva presentato ricorso in Cassazione contro la sentenza di secondo grado emessa l’8 ottobre 2020 dalla Corte d’appello dell’Aquila. Sentenza con cui il presidente Gargarella, riformando il dispositivo di condanna di primo grado, aveva invece assolto l’imputato Carlo Tellone con una formula più che piena e che non lasciava dubbi:“Perché il fatto non sussiste”. Soprattutto, con tale sentenza il giudice Gargarella aveva sancito anche l’inaffidabilità del superteste Gargano: inaffidabilità che, respingendo il ricorso del Pm, ha ribadito ieri anche la Suprema corte.
Evapora l’inchiesta di Tagliacozzo
Il pronunciamento di ieri non è solo un lieto fine per il calvario giudiziario di cui è stato vittima l’arch. Tellone. Costituisce anche un clamoroso punto di svolta per tutti gli altri imputati: sancita l’inaffidabilità del superteste della Procura, a franare è l’intera inchiesta.
La decisione della Suprema corte rappresenta una censura definitiva di un iter giudiziario che – per come è nato e per come si è sviluppato in questi anni – resta comunque una pagina nera per gli inquirenti della Procura di Avezzano. Comunque la si guardi, è una brutta storia che per essere compresa nella sua drammaticità, vale la pena riassumere.
La famigerata inchiesta dei carabinieri della Compagnia di Tagliacozzo – guidati dall’allora capitano Edoardo Commandè e coordinati dal Pm Savelli –nel 2016 portò a una clamorosa operazione con l’arresto dell’ex sindaco Maurizio Di Marco Testa, oltre a una serie di provvedimenti cautelari nei confronti di amministratori, dipendenti, tecnici, imprenditori e professionisti. Un vero è proprio terremoto giudiziario, che causò la caduta dell’amministrazione comunale di Tagliacozzo.
Una inchiesta, duole dirlo, nata male e condotta peggio. Tutto iniziò con un esposto dell’agente Polfer Alfonso Gargano, all’epoca ex assessore e consigliere comunale di Tagliacozzo, e dalle sue successive dichiarazioni. Ma a caratterizzarla subito fu una carenza disarmante dei riscontri oggettivi alle ipotesi di reato, oltre a una manifesta difficoltà da parte degli inquirenti nella comprensione del funzionamento della macchina amministrativa.
Carlo Tellone: “Il fatto non sussiste”
Tra i tanti imputati a finire nella rete della Procura di Avezzano, anche l’architetto Carlo Tellone, difeso dagli avv. Antonio Milo e Marco Pierdonati.
In primo grado Tellone fu condannato, con rito abbreviato, a 2 anni e 8 mesi per i reati di Concussione e Turbativa d’asta. Nell’ottobre scorso, la corte d’Appello dell’Aquila ribalta la sentenza e assolve Tellone dalle accuse “Perché il fatto non sussiste”. Soprattutto, in tale sentenza si dichiara l’inaffidabilità del teste dell’accusa, Gargano.
Il Pm Castellani presenta ricorso contro tale sentenza. Ieri la decisione della Suprema corte di cassazione che, respingendo il ricorso del pm, conferma non solo il proscioglimento di Tellone, ma anche l’inaffidabilità di Gargano.
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