Ieri pomeriggio, nell’aula 5 del Tribunale di Avezzano, si è tenuta l’ennesima udienza dibattimentale di quel che rimane dell’inchiesta di Tagliacozzo, per la verità già clamorosamente sgonfiatasi ai primi impatti con il processo vero.
Il collegio giudicante, presieduto da Zaira Secchi e giudici a latere Marianna Minotti e Maurizio Sacco, ha rinviato all’udienza del 21 ottobre 2021, data in cui si potrebbe scrivere la parola fine a questa discutibile inchiesta giudiziaria.
Ad essere ascoltati, ieri, tre testi citati dalla difesa: il funzionario comunale Anna Calzetta, l’ex assessore Antonio Amicucci e Angela Maria Antenucci.
I tre testimoni, incalzati dalle domande dell’avvocato Roberto Verdecchia, difensore dell’allora sindaco Maurizio Di Marco Testa, hanno confermato la totale estraneità dell’ex sindaco di Tagliacozzo rispetto a quanto sostenuto dall’accusa. A crollare è stata proprio la residua credibilità del superteste della Procura, Alfonso Gargano.
Ricordiamo che proprio gli esposti e le dichiarazioni di Gargano, all’epoca ex assessore e consigliere comunale di Tagliacozzo, avevano dato il via alle indagini e su di esso poggiava buona parte dell’impianto accusatorio della spettacolare operazione dei carabinieri guidati dall’allora capitano Edoardo Commandé, che nel 2016 portò ai clamorosi arresti di Tagliacozzo, determinando così la caduta della giunta Di Marco e le elezioni anticipate.
Ricordiamo che le ipotesi di reato contestate a Di Marco Testa sono di Tentata concussione, Turbata libertà degli incanti e Frode nelle pubbliche forniture.
Nel corso di quet’ultima udienza si è discusso in particolare della posizione e del ruolo del superteste Alfonso Gargano nell’amministrazione comunale. Secondo la pubblica accusa Gargano, all’epoca dei fatti consigliere comunale, si sarebbe dimesso da assessore ai lavori pubblici su pressione dello stesso sindaco Di Marco Testa, il quale – stando a quanto sostenuto dallo stesso Gargano in una precedente udienza – avrebbe ricevuto minacce e persino un’aggressione fisica da parte dell’ex sindaco.
Una tesi che aveva mostrato le sue lacune già nella precedente udienza, dove la testimonianza di Gargano era apparsa superficiale, imprecisa anche sulle date e costellata di tanti “non ricordo”. Una testimonianza tanto poco credibile da suscitare enormi perplessità anche allo stesso Pm, Andrea Padalino Morichini.
A fare il punto è l’avv. Roberto Verdecchia, legale di fiducia di Di Marco Testa, che ha così commentato l’udienza di ieri:
“I tre testi della difesa non hanno fatto altro che confermare la totale inattendibilità delle accuse mosse dal Gargano, confermando come la revoca della carica di assessore ai lavori pubblici fosse stata richiesta, non dal sindaco Di Marco Testa, bensì dall’intera maggioranza che aveva ben inteso come lo stesso Gargano avesse remato contro fin dall’insediamento della nuova giunta”.
SULLO STESSO ARGOMENTO LEGGI ANCHE: