Capistrello – Tangenti al cimitero: ’A livella della Procura (2)

Redazione
Redazione
9 Minuti di lettura


di Angelo Venti e Claudio Abruzzo

Mi scusi geometra, ma per evitare le pozzanghere non basta la livella? Ci vuole un rilievo del cimitero?”. Così avrebbero interrogato l’indagato Mattia Coviello, che avrebbe risposto: “Con la livella? Ma si tratta di una superficie di 14mila metri quadrati…”. Uno scambio di battute che, da sole, basterebbero a dare l’idea del livello altimetrico raggiunto nell’inchiesta “Caput Marsorum”.

Uno scambio di battute e un luogo – il cimitero – che non poteva non evocare ‘A livella, la poesia più amata di Totò. E tra i bene informati c’è chi giura che anche buona parte della sceneggiatura dell’inchiesta e degli interrogatori richiamerebbero alcuni degli sketch più famosi del principe Antonio De Curtis.

Ma torniamo ai fatti

All’alba del 20 novembre scorso una spettacolare operazione sconvolge il Comune di Capistrello. In azione 50 (cinquanta) carabinieri della Compagnia di Tagliacozzo, coadiuvati dai militari di ben 4 province. I carabinieri guidati dal maggiore Edoardo Commandè eseguono un’ordinanza di misure cautelari emessa dal Gip Maria Proia su richiesta del pm Andrea Morichini Padalino: finiscono agli arresti il Sindaco Francesco Ciciotti, l’ex consigliere comunale Corrado Di Giacomo e il responsabile dell’ufficio tecnico Romeo Di Felice, mentre per altri 7 indagati, tra imprenditori e professionisti, viene invece disposta la sospensione dall’esercizio delle attività professionali per la durata di mesi 12. In totale sono 14 gli indagati, a vario titolo, per concussione, corruzione, turbata libertà degli incanti e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, truffa aggravata e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici.

Tangente al cimitero

L’inchiesta sarebbe partita proprio dall’ipotesi di presunte tangenti passate di mano per i lavori di ristrutturazione del cimitero nuovo di Capistrello. Nel corso dell’attività “info-investigativa tesa a raccogliere molteplici indizi per analizzare il fenomeno”, infatti, i carabinieri sentono anche l’imprenditore Marco Lusi, indicato come rappresentante legale della Lusi costruzioni srl, la ditta che nel 2015 ha eseguito la ristrutturazione del cimitero di Capistrello. Nell’Informativa finale gli inquirenti lo definiscono come laprima pietra miliare delle indagini” e le sue dichiarazioni sarebbero alla base dell’autorizzazione alle intercettazioni. Il primo testimone per le tesi dell’accusa, sarebbe quindi proprio l’ing. Lusi.

Le dichiarazioni di Marco Lusi

Il testimone dell’accusa riferisce, tra le altre cose, delle pressioni che avrebbe ricevuto dal consigliere comunale ing. Corrado Di Giacomo affinché affidasse un incarico per realizzare un “rilievo topografico/planimetrico del cimitero” a Mattia Coviello, e precisa: “al geometra che lavora nel suo studio”.

Lusi dichiara che tali rilievi non erano necessari e che comunque Coviello gli aveva inizialmente prospettato una spesa di circa 500/700 euro. Corrado Di Giacomo sarebbe tornato ripetutamente alla carica anche in compagnia di suo fratello Antonio Di Giacomo il quale, successivamente, avrebbe intimato al Lusi di pagare per tale lavoro 3mila euro. Dopo qualche giorno – dichiara sempre Lusi – Corrado Di Giacomo gli avrebbe chiesto di pagare il rilievo 2mila euro. Alla fine – ed è l’unico dato certo – il geometra Mattia Coviello consegna a Lusi il file con i rilievi effettuati e una fattura di 2.100 euro, comprensiva di oneri e tasse.

Raccolte le dichiarazioni di Lusi, gli inquirenti così annotano nell’Informativa finale al Pm: “Nel contesto lo stesso [ Lusi, ndr ] specificava che tale richiesta la inquadrava come una sorta di ‘tangente’ poiché, oltre a considerarla superflua, è stato in tal senso costretto, dietro intimidatoria e perentoria insistenza da parte del Di Giacomo, a produrla attraverso il geometra Mattia Coviello, tecnico dello studio Di Giacomo, e a pagarla iniquamente, 2.100 euro contro i 500/700 euro pattuiti direttamente con il tecnico incaricato…”.
L’ipotesi degli inquirenti è che la differenza tra i 500/700 euro di cui riferisce Lusi e la fattura di 2.100 euro lordi emessa da Coviello potrebbe costituire la presunta tangente. Da questi ultimi, però, non risultano ulteriori verifiche e riscontri.

La difesa di Coviello

Il geometra Coviello precisa innanzitutto che non ha nessuno studio in società con l’ing. Di Giacomo, con il quale condividerebbe solo un appartamento comune, sede però di due distinti studi professionali. Si dichiara poi all’oscuro delle presunte pressioni esercitate dal Di Giacomo sull’imprenditore Lusi, conferma che è stato quest’ultimo a commissionargli il rilievo del cimitero e avrebbe aggiunto di poter documentare che Lusi sarebbe un suo cliente e che lo stesso fino a pochi giorni prima degli arresti lo avrebbe addirittura contattato per nuovi lavori.

Coviello avrebbe anche illustrato nei dettagli il rilievo altimetrico eseguito, dimostrandone la propedeuticità per i lavori di ristrutturazione del cimitero affidati alla ditta di Lusi. In particolare, il geometra avrebbe prodotto le tabelle professionali che attesterebbero che per rilievi di quel tipo la fattura di 2.100 euro lordi sarebbe addirittura inferiore alle tariffe: diversi giorni di lavoro per mettere in pianta 436 punti di quota rilevati strumentalmente su una superficie di 14mila metri quadri. In merito alla presunta tangente, quindi, non ci sarebbe proprio la trippa per i gatti.

Nei giorni scorsi, prima di scrivere questo articolo, per scrupolo abbiamo effettuato un sopralluogo nel cimitero di Capistrello, per capire di cosa si parlava: possiamo tranquillamente dichiarare che in merito alla necessità del rilievo altimetrico e alla congruità della fattura giudichiamo che le dichiarazioni di Coviello sono più che attendibili. E affermiamo anche, senza timore di essere smentiti, che era necessario un rilievo strumentale e, soprattutto, che ‘A livella non era sufficiente.

La posizione del Pm

Il Pubblico ministero – a quanto pare senza avvalersi, per i lavori di cui si discute, di consulenti esterni – ha invece giudicato attendibili le dichiarazioni di Lusi e le annotazioni degli inquirenti. Sarebbe perfino riuscito a convincere il Gip che è strano che un rilievo plano altimetrico venga commissionato dopo aver appaltato i lavori, e anche che tale rilievo fosse comunque inutile per la loro esecuzione.

Le contestazioni del Gip

In sostanza il Gip ha contestato al consigliere Di Giacomo in concorso con il geometra Coviello, il reato di concussione previsto all’art. 337 c.p. che così recita: “Il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, costringe taluno a dare o promettere indebitamente, a lui o ad un terzo, denaro od altre utilità, è punito con la reclusione da sei a dodici anni”.

Contestazioni pesanti che, a quanto è dato finora sapere, sarebbero basate sulle dichiarazioni dell’imprenditore Marco Lusi e, sembra, senza altri riscontri.
Nel prossimo articolo torneremo ad occuparci dell’inchiesta “fotocopia “, quella che ha portato alla caduta della giunta Di Marco Testa a Tagliacozzo.

LEGGI ANCHE:

Capistrello e Tagliacozzo, radiografie di due inchieste esemplari (1)

« Esiste, dunque, un giudice a Berlino ». Mannaia del GUP sull’inchiesta di Tagliacozzo: la sentenza

Inchiesta di Tagliacozzo: una giornalista come “agente provocatore” della Procura?

TAGLIACOZZO – L’inchiesta si sgonfia: le decisioni del GUP e le dichiarazioni dei difensori degli imputati

Capistrello, “La trattativa” – Udienza del riesame …e Ciciotti si dimette

Capistrello – “L’Asservimento della stampa alla politica” sotto la lente deformante della Procura

Inchiesta di Capistrello: le cose che non si dicono

CAPISTRELLO – Arresti all’alba, impegnati 50 carabinieri

ARRESTI DI TAGLIACOZZO – Il braccialetto del sindaco

Condividi questo articolo