TAGLIACOZZO – L’inchiesta si sgonfia: le decisioni del GUP e le dichiarazioni dei difensori degli imputati

Redazione
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di Angelo Venti, Claudio Abruzzo e Franco Massimo Botticchio

Frana clamorosamente l’impianto accusatorio dell’inchiesta sugli appalti pubblici che due anni fa sconvolse il Comune di Tagliacozzo. Una inchiesta che provocò le dimissioni del sindaco Maurizio Di Marco Testa e dell’assessore Gabriele Venturini, con il conseguente scioglimento del consiglio comunale e – infine – nuove elezioni. Una brutta pagina, soprattutto se si considera che a crollare davanti al Gup sono state le stesse ipotesi di reato che, tra l’altro, avevano motivato il Gip a disporre i provvedimenti di arresto per sindaco e assessore.

Ricordiamo che le indagini furono affidate ai carabinieri della compagnia di Tagliacozzo guidati dal maggiore Edoardo Commandè e che a coordinare l’inchiesta furono i Pm Roberto Savelli prima e Andrea Padalino, dopo. A seguito delle richieste della Procura, il 24 marzo 2016 il Giudice per le indagini preliminari Maria Proia emise una clamorosa ordinanza in cui disponeva la custodia in carcere per il sindaco Di Marco Testa, gli arresti domiciliari per Carlo Tellone, Gianpaolo Torrelli e Venturini Gabriele, mentre nei confronti di Angelo Di Marco, Giancarlo Bonifaci, Maurizio Palmeggiani, Alessandro Di Michele e Mauro Volpe fu disposta la misura temporanea del divieto di esercitare l’attività di impresa. Una ordinanza il cui contenuto – nella forma e nella sostanza – venne pesantemente censurato già l’11 aprile 2016 dal Tribunale del Riesame dell’Aquila [ leggi QUI ]

E ora dal Gup Anna Carla Mastelli del tribunale di Avezzano arriva un nuovo scossone che fa crollare una buona parte dell’impianto accusatorio della Procura.

Il Giudice dell’Udienza Preliminare, nell’udienza di martedì 11 dicembre ha infatti fatto cadere – con una lunga sfilza di “perché il fatto non sussiste” – ben 9 dei 14 capi d’imputazione contestati dalla Procura, a vario titolo, nei confronti dell’ex sindaco Maurizio Di Marco Testa e degli altri 12 indagati.

Sono stati prosciolti da tutte le accuse – perché il fatto non sussiste – Venturini Gabriele (difeso dall’avv. Franco Colucci e Alessandro Fanelli), Mauro Volpe (difeso dall’avv. Luciano Buontempo) e Di Michele Alessandro (difeso dagliavv. Herbert Simone e Chiara Tozzoli).

Vengono invece rinviati a giudizio a vario titolo – ma solo per alcune delle ipotesi di reato originarie – Maurizio Di Marco Testa, Giampaolo Torrelli, Angelo Di Marco, Giancarlo Bonifaci, Angelo Poggiogalle, Maurizio Palmeggiani, Luigi e Antonio Mastroddi, Roberta Amiconi. Gli imputati dovranno ora difendersi in dibattimento dalle residuali ipotesi di reato rimaste in piedi: la prima udienza collegiale è fissata per il 12 settembre 2019.

Per l’architetto Carlo Tellone che aveva invece chiesto il rito abbreviato, il Gup – che lo ha prosciolto solo da alcuni dei reati contestati – ha emesso comunque una condanna a 2 anni, otto mesi e venti giorni oltre all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e all’incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione per almeno mesi sei. Questo il commento alla sentenza del suo difensore, avv. Antonio Milo:

resto convinto della innocenza di Tellone per tutti i capi d’accusa. Attendo di leggere le motivazioni della sentenza e faremo certamente appello nella convinzione di ottenere la riforma della sentenza nella parte in cui ha inteso affermare la responsabilità del Tellone”.

Ma veniamo ai commenti sulla sentenza da parte dei protagonisti

BICCHIERE MEZZO VUOTO E MEZZO PIENO – Questo il giudizio sull’esito dell’udienza preliminare dell’avv. Roberto Verdecchia, difensore del principale imputato, l’ex sindaco Maurizio Di Marco Testa:

UN VIDEO DA VEDERE – Il Pm Padalino – secondo quando riferisce l’avv. Verdecchia – in udienza avrebbe toccato un nervo scoperto sul delicato  Rapporto tra Procura e informazione e sull’uso di certa stampa da parte degli inquirenti. Un tema che, per le impilicazioni che comporta, SITe.it promette di approfondire nei prossimi articoli…

L’AFFONDO FINALE – L’avv. Roberto Verdecchia dice la sua sulla conduzione delle indagini da parte di Procura e polizia giudiziaria e sulle distorsioni prodotte dagli arresti disposti dal Gip sul funzionamento degli organismi democraticamente eletti:

A commentare la sentenza è anche l’avv. Vittoriano Frigioni, che insieme all’avv. Evelina Torrelli, difende Giampaolo Torrelli:

Dice Frigioni:Già in udienza preliminare, che è un’udienza filtro, è stato di fatto smontato l’iter accusatorio nei confronti del Torrelli. Davanti alla dottoressa Mastelli, gup del procedimento, il Pm si è pubblicamente scusato per alcune espressioni usate nei confronti del Torrelli, in precedenza definito dallo stesso procuratore come l’anima nera del processo, e ha ridimensionato il ruolo del mio assistito nel procedimento. E’ stato lo stesso procuratore a chiedere sentenza di non luogo a procedere per ben quattro dei sei capi di imputazione, che sono i 4 capi d’accusa più gravi, sulla base dei quali era stata a suo tempo disposta la misura cautelare degli arresti domiciliari, che sono perdurati per 15 giorni. Quindi è stata emessa una sentenza di non luogo a procedere per i reati di concussione, frode nelle pubbliche forniture, falsità ideologica e turbata libertà degli incanti per la frazione di Marsia. Rimangono in piedi la turbata libertà degli incanti per la scalinata della chiesa di Villa San Sebastiano e per la ex pretura di Tagliacozzo, reati minori che riguardano il codice degli appalti, che è stato via via modificato. Secondo noi la procura confonde la normativa degli appalti pubblici con dei reati di turbativa d’asta che non sono ravvisabili nelle fattispecie contestate”.

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