Capistrello e Tagliacozzo, radiografie di due inchieste esemplari (1)

Redazione
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di Angelo Venti e Claudio Abruzzo

L’inchiesta che alcuni mesi fa a Capistrello ha portato alla caduta dell’amministrazione Ciciotti presenta analogie impressionanti con quella, altrettanto clamorosa, che nel 2016 a Tagliacozzo ha causato la fine dell’amministrazione Di Marco Testa. Due inchieste fotocopia che – stando almeno alla letture delle carte prodotte dagli stessi inquirenti – appaiono a loro modo esemplari. Due inchieste che per gli effetti prodotti meritano di essere analizzate con attenzione. Vediamo perché.

I protagonisti

Intanto i protagonisti attivi, in entrambi i casi, sono gli stessi: il maggiore Edoardo Commandè alla guida della polizia giudiziaria; il Pm Roberto Savelli a coordinare le indagini (sostituito poi dal Procuratore capo Andrea Morichini Padalino); infine il giudice per le indagini preliminari, la dott.ssa Maria Proia. E anche i protagonisti passivi sono identici: prima di tutto amministratori, poi tecnici, dipendenti comunali e imprenditori. Uguali finora anche gli esiti: azzerate due amministrazioni comunali democraticamente elette.

Il teorema

Nelle due vicende sembra quasi che a dirigere l’azione degli inquirenti sia il teorema – ribadito più volte – basato sull’assunto che la corruzione e il malaffare siano insiti nella pubblica amministrazione. Un teorema la cui fondatezza – è bene precisarlo – è al momento in attesa di essere dimostrata in un regolare processo che accerti se dei reati sono stati realmente consumati e da chi. Ricordiamo che a Tagliacozzo l’inchiesta si è già clamorosamente sgonfiata, con ben 9 delle iniziali 13 ipotesi di reato cadute sotto la scure del Gup. E anche i presupposti giuridici di quella di Capistrello, al momento, appaiono traballanti e sembrano destinati a crollare come un castello di carte in sede di processo.

Lo schema

Ad essere interessante nelle due inchieste è lo schema seguito dagli inquirenti. A Tagliacozzo si parte da non meglio precisate e generiche voci di paese su presunte irregolarità nell’attività amministrativa; si individua poi il consigliere comunale Alfonso Gargano che presenta un generico esposto e, sulla base di questo, vengono autorizzate le intercettazioni telefoniche e ambientali. Infine le richieste del Pm e l’ordinanza del Gip, che dispone arresti e altri pesanti provvedimenti restrittivi.

Stessa dinamica a Capistrello. Nel comune rovetano si parte da un comunicato stampa, quello con cui nel marzo 2017 Francesco Bisegna motiva le sue dimissioni da consigliere comunale. Sentito il Bisegna, i carabinieri scrivono: “non ha riferito nulla di utile per il prosieguo delle indagini”. Ma l’attività “info-investigativa tesa a raccogliere molteplici indizi per analizzare il fenomeno” è ormai avviata: i militari sentono anche l’imprenditore Marco Lusi, titolare della ditta che ha eseguito la ristrutturazione del cimitero comunale, e nell’Informativa finale lo definiscono come la “prima pietra miliare” delle indagini. Vengono quindi autorizzate le intercettazioni telefoniche e ambientali e si individua così quello che diventerà il testimone principe su cui sembra poggiare questa seconda inchiesta: Dario Bucci, dipendente dell’ufficio tecnico comunale.

I dubbi

Fino a qui nulla di grave: si raccolgono voci, si avvia una attività info-investigativa, si apre un fascicolo, si autorizzano intercettazioni, si dispongono arresti e misure restrittive. Sembra tutto lineare ma forse non lo è: a guardar bene le carte, spuntano infatti una serie di elementi e considerazioni che messi in fila minano alla radice la solidità delle due inchieste.

I dubbi, infatti, sorgono se si prova a sfogliare i fascicoli: quello che crea maggiore sconcerto – e lo rileviamo con rispetto – è soprattutto la carente attività di riscontro delle notizie di reato e in particolare dell’affidabilità delle fonti su cui poggiano le indagini. Traspare anche una scarsa dimestichezza degli investigatori con le procedure amministrative e le dinamiche interne agli uffici comunali. E non risulta nemmeno il ricorso dei Pm a consulenti esterni per approfondire e comprendere meglio, ad esempio, le procedure seguite negli appalti o le modalità di esecuzione dei lavori.

Per capire meglio cosa è realmente successo è opportuno analizzare e incrociare gli episodi salienti trattati nelle due inchieste. Nel prossimo articolo parleremo dellaprima pietra miliare delle indagini”, cioè della presunta tangente relativa ai lavori di ristrutturazione del cimitero di Capistrello.

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