Avezzano – Senza soluzione collasso ospedale. Oltre i proclami, latitanza di istituzioni e politica locale

Angelo Venti
Angelo Venti
11 Minuti di lettura

Il vecchio proverbio che dice «La candela si consuma e il morto non cammina», è perfettamente calzante con quanto sta sucedendo intorno al cadavere della sanità marsicana.

All’ospedale di Avezzano il bilancio dell’ultimo mese è tragico: Pronto soccorso al collasso, contagiati accampati per giorni fuori il nosocomio e morti in attesa di ricovero, pazienti e personale contagiati, reparti ridotti a un lazzaretto con i ricoverati costretti a fare i bisogni in bidoni dentro le stanze.

Una situazione drammatica che già alcune settimane fa ci aveva spinto ad implorare: FATE PRESTO! Purtroppo nella Marsica inizia male anche questa quinta settimana dal collasso dell’ospedale di Avezzano.

Non esistono dati ufficiali che aggiornano sulla situazione all’interno dell’ospedale. Le notizie che filtrano dal personale e dai ricoverati sono tutte allarmanti, ma è impossibile controllarle.

Una situazione poco trasparente, aggravata da alcuni altri episodi: i tentativi della politica aquilana di usare le disgrazie della sanità marsicana per battere cassa a favore dell’ospedale dell’Aquila; il silenziatore alle notizie sanitarie provenienti dalla Marsica; le minacce ai dipendenti dell’ospedale di Avezzano che denunciano i disservizi.

Se si escludono i generosi tentativi di alcuni sindaci e al netto dei proclami dei soliti noti, la politica locale resta silente e incapace di prendere qualsiasi iniziativa. Gli unici segnali di reazione vengono dai sindacati, che al momento si confermano l’unica forza presente sul territorio dotata di una qualche organizzazione. Particolarmente importanti l’esposto-denuncia della Cgil sulle disfunzioni della Asl 1, a cui si è aggiunto l’esposto denuncia a difesa dei dipendenti dell’ospedale di Avezzano, minacciati dai vertici aziendali.

Manca personale e posti letto

L’Ospedale di Avezzano, a cinque settimane dal collasso registrato all’inizio della seconda pandemia, è ancora senza posti letto e con il personale carente.

Il nosocomio marsicano – che serve una popolazione di 140mila abitanti ed era classificata come struttura Covid free – è andato in tilt a causa del sistema di tracciamento saltato, al collasso del Pronto soccorso e alla conseguente diffusione dei contagi nei reparti, tra ricoverati e personale. Un caos generale che mette a rischio anche l’erogazione dei servizi essenziali ai pazienti non contagiati dal Covid 19.

Da tale collasso è nata la richiesta di un ospedale militare da campo con personale e posti letto. Richiesta votata a maggioranza dalla Seconda adunata dei sindaci marsicani ma che è stata boicottata da Regione e Asl, che non hanno provveduto nemmeno a riattivare l’ospedale pubblico di Pescina: unica concessione il montaggio di una tenda fuori l’ospedale avezzanese.

Regione e Asl hanno preferito puntare tutto sul coinvolgimento delle cliniche private. Ma la sciagurata Operazione L’immacolata – con i 67 presunti posti letto della clinica privata celanese – si è rivelata in appena 11 ore un clamoroso bluff: la firma dell’operazione con l’esercito dei Contractors privati è del consigliere regionale Simone Angelosante.

Storia di una vergogna

Se quella contro il Covid è una guerra planetaria, in Abruzzo il nemico ha sfondato il fronte nel punto più debole: la Marsica. E Avezzano si è rivelata come la vera Caporetto della seconda ondata.

E’ ormai assodato che Asl 1 e Regione, veri responsabili della disfatta, hanno dimostrato in questo ultimo mese di non volere organizzare nemmeno un contrattacco. Non solo.

La Regione ha fatto del tutto per far fallire anche i pochi tentativi di approntare una Linea del Piave, esprimendo il proprio NO! sia al commissariamento della dirigenza Asl 1, sia alla richiesta di un ospedale militare. Anzi, il centrodestra regionale ha mobilitato persino un plotone di 10 sindaci marsicani che si sono prestati a sabotare il tentativo degli altri colleghi.

Inutili anche le due adunanze dei sindaci marsicani, chiamati a raccolta dal sindaco di Avezzano Gianni Di Pangrazio: acclamato come condottiero dei Sindaci Marsi, più che un novello Poppedio Silone, si è rivelato invece un inconcludente Brancaleone che ha fatto perdere settimane preziose. Dalla Marsica si leva un nuovo disperato appello, ancora senza risposta: “Cercasi rappresentante del territorio capace e con le idee chiare. Astenersi perditempo”.

Il pomeriggio dell’Immacolata

La clinica privata “L’Immacolata” di Celano, con i suoi 76 posti letto, si trasforma in Hospital Covid. Anzi no. Resta ancora un mistero cosa è successo il pomeriggio del 27 novembre scorso tra la Regione Abruzzo e la clinica celanese.

Un episodio oscuro che ricorda, questa volta in chiave farsesca, quanto accadde la Notte dell’Immacolata del 1970 con il tentativo di golpe di Junio Valerio Borghese, anche quello misteriosamente annullato poco dopo il suo avvio.

Ma torniamo al Pomeriggio dell’Immacolata. Alle ore 10 della mattina di venerdì 27 novembre la Direzione generale dell’Associazione Opera Santa Maria della Pace, che gestisce la clinica privata celanese, invia alle redazioni un Comunicato stampa con cui, irridendo i sindaci marsicani, dichiara che:

Dopo la richiesta dei Sindaci Marsicani di avvalersi dell’aiuto dell’Esercito Italiano, anche “L’Immacolata” in prima linea per fronteggiare l’emergenza sanitaria. Il contributo dell’Associazione Opera Santa Maria della Pace in risposta alla richiesta dell’istituzione regionale. La Casa di Cura di Celano si trasforma in Covid Hospital – garantendo così – 76 posti letto per la degenza di pazienti positivi non gravi”.

Passano appena 11 ore e – alle 21.30 di sera dello stesso giorno – dallo stesso indirizzo arriva un secondo Comunicato stampa. Molto più stringato del primo e soprattutto di segno opposto. Altro che prima linea, si tratta di un vero e proprio contrordine, con cui l’esercito privato diserta in blocco:

…sono emersi una serie di impedimenti tecnici che hanno reso impossibile la conclusione dell’accordo che prevedeva la trasformazione della Clinica in Covid Hospital. Pertanto, ‘L’Immacolata’ proseguirà con l’attività ordinaria, nella totale sicurezza per pazienti e operatori, rimanendo un centro Covid free. L’impegno dell’Associazione Opera Santa Maria della Pace per sostenere la sanità marsicana rimane immutato, nel pieno rispetto delle norme vigenti. Seguiranno informazioni più dettagliate.

Informazioni più dettagliate che non sono mai arrivate. Circolano però varie voci, tutte ufficiose e al momento impossibili da controllare: ci sarebbe stato un “ammutinamento” dei dipendenti, pare ingaggiati a basso costo attraverso agenzie interinali; la struttura non avrebbe tutti i requisiti richiesti; il ristoro promesso dalla Regione sarebbe stato ritenuto insufficiente.

In attesa di conoscere la vera ragione del clamoroso dietrofront, non resta che prendere atto della triste realtà: quei “76 posti letto”, indispensabili per la tenuta del sistema sanitario marsicano, non esistono. Malgrado i proclami del consigliere regionale leghista Simone Angelosante, i posti letto promessi con squilli di tromba, sono evaporati nel giro di poche ore, spariti.

La cruda realtà è che nella Marsica mancano i posti letto e che settimane preziose sono state perse senza risolvere il grave problema.

Addio Ospedale militare: il mistero delle 3 lettere

Richiesta ospedale militare da campo da affiancare all’ospedale di Avezzano. Tre lettere tinte di giallo, che finiscono a far aumentare le domande sul ruolo del sindaco Di Pangrazio, il Prefetto dell’Aquila, la Regione e il Dipartimento nazionale di Protezione civile.

A non volere l’arrivo di un ospedale militare da campo ad Avezzano sono stati soprattutto Asl 1 e Regione Abruzzo. Detto questo, anche altri attori ci hanno messo del loro: Sindaco di Avezzano, Prefetto, Protezione civile regionale, Asl 1, Regione Abruzzo e Dipartimento nazionale di protezione civile. Sullo sfondo, i sospetti sul mancato funzionamento della Catena di comando e controllo, attivata il 4 marzo 2020 per l’emergenza Covid 19.

Comunque la si guardi, questa delle tre lettere è una brutta storia.

L’abbiamo ricostruita nei dettagli in questo articolo QUI. A futura memoria, nella malaugurata ipotesi che la situazione dovesse precipitare ulteriormente e con la necessità di ricostruire a posteriori la catena delle responsabilità.

Operazione chiagni e fotti

La scena – più che di un’aquila in picchiata su una preda viva – è quella di un avvoltoio che si cala su una carcassa, il cadavere dell’ospedale di Avezzano. E della politica marsicana.

A metterla in atto è certa politica aquilana. Da un lato si diluiscono i dati catastrofici della sanità marsicana, dall’altro si alzano le voci per battere cassa: non per l’ospedale di Avezzano, ma per quello dell’Aquila. Una ulteriore ipoteca sul futuro della sanità marsicana.

Una storia penosa su cui abbiamo scritto nei dettagli nell’articolo “Operazione chiagni e fotti”: il pericolo che viene dall’Aquila. Articolo che vi invitiamo a rileggere con attenzione.

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