9. IL CAMPO DI CONCENTRAMENTO DI AVEZZANO P.G.91: la riapertura del campo durante il secondo conflitto mondiale e il suo definitivo smantellamento                                

Antonino Petrucci
Antonino Petrucci
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Durante il secondo conflitto mondiale il campo fu riaperto fino alla data dell’armistizio dell’8 settembre 1943, quando i prigionieri allora internati, circa tremila e cinquecento in maggioranza di nazionalità indiana, fuggirono per la mancanza del servizio di sorveglianza. Il campo era stato allestito all’inizio del conflitto nel settore nord-ovest ai margini del “Bosco dell’Impero”, una pineta piantumata dai prigionieri della prima guerra, e ospitò un massimo di quattromila prigionieri alla fine del 1942; si trattava di soldati inglesi, indiani, francesi-degaullisti, sudafricani, neozelandesi, canadesi, ciprioti e mediorientali.

Dopo l’armistizio il campo fu occupato da reparti tedeschi che l’adibirono a deposito di materiale bellico fino al marzo del 1944 quando, ormai in fase di ritirata, i soldati tedeschi demolirono le baracche e trasportarono via il materiale di risulta. Ulteriori danni alle strutture superstiti del campo furono causati dai bombardamenti aerei che la città di Avezzano subì nel maggio del 1944. 

LE BARACCHE RIUTILIZZATE

Durante uno dei tanti bombardamenti perse la vita anche un soldato tedesco, così come si evince da questo documento.

<<Ah, è difficile da credere che tu non tornerai più!
Per celebrare
il nostro indimenticabile, amato, bravo figlio, il mio gentile fratello, il nostro sincero nipote, cugino e padrino
Heinz Orlowski
Nato il 28.06.1925 a Isenburg ha sacrificato la sua giovane, serena vita in un bombardamento aereo il 2.01.1944. Gravemente ferito è morto il 3.01.1944 presso l’ospedale di Avezzano (Italia).  Persino le trasfusioni di sangue non gli hanno potuto salvare la vita. Per volere di Dio ha chiuso per sempre gli occhi.
Il 5.01.1944 i suoi camerati hanno pregato per il suo ultimo riposo nel cimitero degli eroi di Avezzano. La sua e la nostra gioia in vista della sua licenza a fine gennaio non è stata soddisfatta.
Ora egli giace in terra straniera. A noi rimane solamente la quiete speranza di rivederci nell’eternità. Ma nello spirito lui vivrà sempre nella nostra famiglia.
Raccomandiamo la sua  anima al rito del sacerdote e alla devota regione dei cieli affinchè riposi in pace!
Profondamente addolorati: famiglia Johann Orlowski e tutti i parenti
Block- heimbach, Niederlahnstein, Isenburg, Kausen, Oberlahnstein u.i. Felde, im Januar 1944.
Le funzioni sono tenute nella Chiesa parrocchiale di Heimbach
Mi chiama il Signore, devo morire giovane, è terminata la mia vita.
Dopo dura battaglia e difficile lotta, il Signore mi ha accolto con misericordia.
Così era nei disegni divini,
quel che Dio fa, è ben fatto.
Ero l’orgoglio di mio padre e la gioia di mia madre.
Certo il Signore mi ama più di loro.
Per questo mi ha voluto così presto con lui
lì lontano giaci, silenziosa tomba dell’eroe.>>
Traduzione della prof.ssa Antonella D’Avolio

Le incursioni aeree degli Alleati sulla città di Avezzano iniziarono già nel novembre 1943 e si intensificarono nei mesi successivi, per l’inasprirsi delle attività belliche. Avezzano era un importante nodo stradale e ferroviario, inoltre a Massa d’Albe c’era l’alto comando tedesco per il fronte sud. I bombardamenti del 21, 22 e 23 maggio 1944 furono i più distruttivi per la città, non solo per i danni causati al patrimonio edilizio, ma soprattutto perché morirono 40 persone e 200 furono i feriti (Rosini Antonio, Otto mesi di ferro e fuoco, Grafiche Di Censo, Avezzano, 1994).

Si ringrazia per la traduzione del “Ricordino” la prof.ssa Antonella D’Avolio

Riferimenti bibliografici:

  • Lodovico Tavernini “Prigionieri austro-ungarici nei campi di concentramento italiani 1915-1920”
  • arch. Clara Antonia Cipriani “Il Campo di concentramento di Avezzano. L’istituzione di un campo di prigionieri di guerra austro-ungarici e la nascita della “Legione Romena d’Italia” ad Avezzano” in – Avezzano, la Marsica e il circondario a cento anni dal sisma del 1915 di Simonetta Ciranna e Patrizia Montuori –
  • Prigionieri di guerra ad Avezzano – “Il campo di concentramento. Memorie da salvare” di Enzo Maccallini e Lucio Losardo
  • Le foto sono tratte dal web
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Laureatosi in architettura presso l’Università La Sapienza di Roma, ha esercitato la professione di architetto per circa trent’anni, oggi insegna alla Scuola Secondaria di Primo Grado presso l’Istituto Comprensivo GIOVANNI XXIII-VIVENZA di Avezzano. Appassionato di storia recente e di politica, è autore di uno studio sulla Riforma Agraria del Fucino, che si articola in 167 tra capitoli e sottocapitoli, pubblicata sui gruppi Facebook “Ortucchio in parole e immagini” e “Luco, ieri e oggi”.