I “Ragazzi degli anni ‘80” di Avezzano celebrano il 1963

Katia Agata Spera
Katia Agata Spera
5 Minuti di lettura

I nati nel 1963 di Avezzano aprono i festeggiamenti per celebrare i loro sessanta giri intorno al Sole e annunciano che sarà solo l’inizio di magiche serate.

Il gruppo si è riunito in Piazza Risorgimento di Avezzano, arrivati da ogni dove con il loro bagaglio di vita, per raggiungere Tagliacozzo e sostare, per una foto di rito, dinanzi l’antico edificio che ospitava il Pull Club che, negli anni ’80, li accoglieva per i pomeriggi di disco music.

I “ragazzi degli anni 80” hanno indossato tutti un braccialetto rosso come simbolo dell’amore, dell’energia e dell’eterna amicizia.

Oggi avere sessanta anni vuol dire poter riferire oltre mezzo secolo di storia.

Chi ha sei decenni di vita alle spalle è figlio della generazione che ha vissuto il secondo Conflitto Mondiale ma anche figlio della ripresa e del boom economico (per questo li chiamano boomer!)

Sono boomer ma anche i pionieri del progresso tecnologico che, con velocità esponenziale, ha visto l’uomo divenire homo sapiens technologicus.

È con lo smartphone che hanno amplificato un “tam-tam” e si sono rintracciati e ritrovati in oltre centocinquanta “compagni di crescita”, maturata sulle strade di Avezzano, dall’asilo ai  banchi di scuola, nelle palestre improvvisate, sulle piste di atletica dello Stadio dei Pini, sui campi di terra rossa del “Circolo Tennis”, sui campi di calcio di “Cesolino”, nelle chiese, negli oratori di Don Gerasimo, Don Mario, Don Aristide, Don Antonio, Don Giuseppe, Don Domenico e Don Costanzo, con le Suore del Sacro Cuore e delle Maestre Pie Filippini, per celebrare i loro 60 anni di vita e di storia.

«Siamo cresciuti con le pizze di Ciccio e di Corrado. Abbiamo consumato i marciapiedi di via Camillo Corradini, con tante “vasche”, osservato il passeggio degli altri seduti intorno alla fontana, abbiamo sostato per ore sui gradini con i libri sotto il sedere, tenuti insieme da una cinta. Ci appoggiavamo a ridosso del chiostro-edicola, ora sparito, o comodamente sprofondati alla cosiddetta Pilozza (una delle tante aiuole di Piazza Risorgimento). Abbiamo trascorso ore sotto i portici a osservare le vetrine di Vetrone: dischi, cassette, scarponi, sci, addobbi per il Natale e manganelli per il Carnevale.

Ci siamo confrontati, consigliati, abbiamo parlato e riso tanto, ci siamo rifugiati nei clubs privati, sale da ballo improvvisate, abbiamo frequentato discoteche che ci accoglievano il pomeriggio dalle 16:00 alle 19:00 e se rientravamo solo dieci minuti più tardi avremmo trovato un mattarello pronto ad agire dietro il portone di casa!

Abbiamo avuto i genitori sessantottini che ci hanno insegnato a credere nelle nostre idee e a reclamare i nostri diritti, crescendo abbiamo fatto assemblee, manifestazioni, abbiamo protestato e anche festeggiato. Abbiamo assistito all’allunaggio dell’uomo e all’esplorazione di parte dell’universo. Abbiamo attraversato gli anni di piombo e visto cadere il muro di Berlino.  Siamo testimoni di assurde guerre e disumani stermini, che tuttora perdurano, poiché l’homo sapiens technologicus no-war deve essere ancora selezionato».

Si deve al magistrale lavoro degli organizzatori, Stefano Cataldi e Filiberto Figliolini, in collaborazione con Cristina Pascucci e Gianni Iezzi l’ottima riuscita dell’evento che si è concluso con la cena al ristorante, “La Vecchia Posta” di Tagliacozzo, intervallata dalla Discomusic anni ‘80 di Paul Jockey, sotto il cielo stellato di una splendida  e calda notte di fine estate.

La macchina fotografica del fotografo e giornalista Raffaele Castiglione Morelli ha catturato momenti suggestivi e significativi della serata.

I festeggiamenti sono giunti al culmine, a ritmo di Samba, con un trenino danzante giunto sino a Piazza dell’Obelisco per celebrare il mitico treno che, ogni domenica pomeriggio, portava i giovani avezzanesi dalla stazione ferroviaria di Avezzano a quella di Tagliacozzo.

I festeggiati, a notte tarda, si sono lasciati a malincuore, ma allegri e spensierati, con l’auspicio di altre serate danzanti prima della conclusione dell’anno 2023.

Condividi questo articolo
Agata Spera, alias Katia Agata Spera, nasce a Castelvecchio Subequo il 27 febbraio 1963, vive ad Avezzano (AQ). È laureata in Scienze Biologiche, è ricercatrice in biotecnologie, nel ruolo tecnico, presso l’Università degli Studi di L’Aquila. È coautrice di molteplici pubblicazioni scientifiche in ambito biotecnologico su riviste internazionali https://www.scopus.com/authid/detail.uri?authorId=6603105801 La scienza, l’arte e la letteratura sono i suoi interessi. È autrice di romanzi e poesie.