Avezzano – Ripetizioni di ripetizioni

Redazione
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Mi fu chiesto di scrivere qualcosa che riassumesse ciò che era avvenuto al verde pubblico nel 2022, oltre un anno fa; venne fuori una serie di notizie «saltate» da una serie di testate. Giorni addietro, è successo lo stesso per quanto riguarda la mobilità; è tutto partito da una locandina in edicola, dal pezzo giornalistico cui si riferiva: P. Veri, «Zuccherificio, la ferrovia ora diventa pista ciclabile», in Il Messaggero» 11 novembre 2023. Sarà molto diverso questa volta: ripeterò cose già scritte negli ultimi anni sul mio blog e su questa testata.

La questione alla base di tutto è, secondo me, la mancanza di un nuovo Prg, il lavoro intrapreso dalla precedente Amministrazione è stato stoppato dall’attuale – non m’interessa il motivo. È perciò ozioso parlare di quest’argomento – c’entra anche la mancanza di un Pums (Piano urbano della mobilità sostenibile): non è obbligatorio, vabbé… (Manca anche un ufficio in grado di monitorare il traffico urbano – dal 2003). Ecco, senza dati non si va da nessuna parte; anche senza un’idea di futuro. (Passo alle frattaglie).

Criticai, al suo tempo, l’idea di ricavare una pista ciclabile sul tracciato di quella ferrovia (privatizzata) per il solito motivo: conduceva dal nulla ad altro nulla. Verso la fine della scorsa campagna elettorale, un supporter dell’attuale sindaco rilanciò quell’idea e lui appoggiò di buon grado. Tre o quattro giorni prima delle elezioni, qualcuno che aveva acquistato un pezzo del tracciato, pensò bene a recintare la sua proprietà – si trova all’incrocio con via mons. P.M. Bagnoli. Quel tracciato è interrotto, da allora. (Domanda: si tratta – al momento – di un unico compratore o ve ne sono degli altri?). Giusto un anno fa, è stata asfaltata via mons. Bagnoli e il manto nero ha ricoperto i binari di detta ferrovia. «È uno sfregio come altri su una delle scarsissime testimonianze della città, pre-1915. Non ne ha scritto nessuno in questi giorni: tutti presi dalla neve sul Velino.». (Potrebbe darmi torto un Prg, facendo intravedere un riuso legato ancora al trasporto delle merci). Ho cambiato idea, nel frattempo? Sostanzialmente no, aggiungo qualcosa di nuovo. Che ne sappia – sbaglierò per carità – Avezzano, la famosa città griiiìn secondo gli attuali amministratori, ha consumato 1.394 ettari di suolo, nell’anno passato. (Ha impermeabilizzato meno terreno dell’Aquila, Pescara e Teramo, ma più di Vasto e Chieti che hanno più abitanti). Avendo già criticato le strutture che avrebbero poi ricoperto il cosiddetto parco periurbano, non posso tacere per un progetto analogo; io proposi un’area verde per quel tracciato e resto di quell’idea – si riconnette alla rete dei marciapiedi, in ogni modo. Ancora. Non ho scritto nulla a proposito delle colonnine per la ricarica delle auto elettriche; è stato lodevole ma andava evitato di sistemarne due dentro il Quadrilatero. (Ergo, attrarrà nuovo traffico veicolare in centro). In diverse grosse città riducono lo spazio in centro il più possibile ai mezzi di spostamento privati attraverso isole pedonali e piste ciclabili, da decenni: perché? Uno dei motivi è legato all’inquinamento – qualcuno osserverà che le auto elettriche inquinano meno di quelle a benzina o diesel. L’inquinamento non si deve solo ai gas di scarico dei mezzi, ma anche al particolato da gomme: ogni automobile ne produce almeno 3,5 kg l’anno.

In ogni caso, sarebbe una bella botta di vita per un’Amministrazione a sovranità limitata espropriare per pubblica utilità quel pezzo di storia locale, poi si vedrà. Ho riciclato uno scatto per il pezzo precedente, per l’immagine di copertina; in quell’occasione ho trattato di punti pericolosi per i pedoni da mettere in sicurezza nella periferia storica; il caso ha voluto che inquadrassi proprio via N. Paganini e la ferrovia.

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