Avezzano – Primavera-estate 2022: parole alla moda

Giuseppe Pantaleo
Giuseppe Pantaleo
7 Minuti di lettura

Negli ultimi mesi, sono stati utilizzati più volte nel comprensorio due termini: borgo e attrattività. Hanno polemizzato sull’uso del primo – il più vecchio e diffuso – personaggi certo più autorevoli del sottoscritto; il secondo è più recente e riferito ad Avezzano ma è di poco meno tossico, secondo me. L’attrattività è stata legata allo spopolamento del capoluogo marsicano, iniziato sette anni fa – se ne parla in città solo da alcuni mesi, in realtà – mentre nel comprensorio e nelle aree del Lazio che si riferiscono ad Avezzano, dal 2004. (Aielli e Pescina per citare le più vicine). Riporto un esempio a caso: «la città non è più attrattiva. […] Montaldi ha inoltre ricordato che “come associazioni di categoria, abbiamo presentato due importanti iniziative per lo sviluppo del territorio: una che riguardava la ciclovia fucense e l’altra il Progetto identità”», Il Centro 17 agosto 2022.

Vuol dire che cosa «città attrattiva»? Non si deduce dalle varie dichiarazioni negli ultimi mesi. I primi insediamenti umani furono collocati intorno alle principali risorse necessarie per vivere (acqua, suolo agricolo, legname, pascoli, metalli). Le prime città furono fabbricate, non a caso, lungo i fiumi (piccoli, medi, grandi, più di uno). Gli agglomerati europei sono stati attrattivi nei confronti di chi viveva fuori dalle mura – nel contado si conduceva una vitaccia e si era poco protetti dagli assalti di vari soggetti –, per secoli; oggi si vive quasi tutti in città. Gli stessi centri europei si somigliano l’uno all’altro; un qualsiasi tema collettivo (piazza, municipio, chiesa, giardini pubblici, piazza delle erbe, isola pedonale, ecc.) inventato in uno di essi, è stato adottato anche dagli altri, nel giro di alcuni decenni. (Succede così da oltre un millennio). Come si fa per esercitare – volontariamente o no – attrazione? Penso che non sia tanto la città fisica ad attirare le persone, quanto una o alcune attività che si svolgono al suo interno, essenzialmente. È facile girare un film a Roma, perché sono disponibili (in loco) tutte le figure necessarie al processo produttivo, mentre è almeno complicato compiere la stessa operazione che so, a Gioia dei Marsi, a Rocca di Mezzo o anche a Celano. Vi sono dei periodi in cui, l’ospedale X, la clinica di provincia Y è abbastanza frequentata; succede ciò perché essa mette a disposizione un medico, un chirurgo capace o rinomato. Il miglior ristorante del circondario, è frequentato prevalentemente da persone provenienti da fuori, gente che percorre complessivamente oltre duecento chilometri per mangiar bene. Ancora. Negli anni Ottanta, io ho frequentato un festival cinematografico a Bellaria-Igea Marina (Anteprima); tale località è tuttora nota come un posto in cui trascorrere le vacanze estive a prendere il sole, sguazzare nell’acqua salata e ballare in discoteca – gli abitanti di quel centro balneare ignoravano quella manifestazione, pressoché in blocco. Ergo, è impossibile avere un’idea chiara delle potenzialità locali, da parte dei residenti. (Come classificare il tipo metropolitano che s’innamora follemente della tipa che abita in un paesello montano sperduto tanto da trasferirsi proprio lì?).

Ecco, non si va lontano con il termine «attrattivo». L’Appennino continua a spopolarsi non solo per la denatalità ma anche perché i suoi giovani preferiscono andare ad abitare altrove: perché? (La percentuale degli abruzzesi laureati che lasciano la propria regione, è tra le più alte della Penisola). È nuovamente una questione legata alla dimensione dei luoghi dove si vive: in una grande città o in una metropoli, un giovane può trovare di sicuro il lavoro per cui si è formato o specializzato, rispetto a un agglomerato di 15-20mila abitanti. Spesso è la ricerca di un lavoro, tout court a smuovere le persone. C’entra anche il resto – di cui non tratta mai chi si occupa dell’argomento da noi: minore burocrazia, corruzione e familismo. Sono invece migliori gli stipendi, i servizi e il welfare, all’estero – soprattutto in una buona parte dell’Europa. Nelle metropoli, inoltre, passano le novità dell’industria culturale, le migliori produzioni mentre ad Avezzano trionfano le commedie dialettali, diversi si fanno tatuare: Nec sine marsis nec contra marsos triumphari posse.

Anni fa, quando furono pubblicate le fosche previsioni Istat sulla popolazione italiana (6 milioni in meno entro il 2050, lieve crescita di abitanti e tasso di occupazione nei grossi centri), vi fu più di un esperto che propose dei rimedi; poi quel flusso è, purtroppo, andato via via scemando fino al silenzio. Come comportarsi oggi? È un bel problema. (Lumine nasus). Non è cambiata di molto la situazione delle città negli ultimi 8-9mila anni: si vive di ciò che si riesce a produrre e si scambiano le eccedenze per ciò che manca. C’è ancora, principalmente, bisogno di agricoltura, industria e artigianato – con l’uso di tecnologie all’avanguardia e la mentalità dei nostri anni Venti; per trattenere le persone vi è poi il recente bisogno dei servizi – calcolando anche l’invecchiamento della popolazione. Niente da ridire sul giovane che trasforma la casa del nonno in un bread & breakfast o si propone come guida turistica, com’è ovvio: io non punterei, appunto, su quei settori e nemmeno sul commercio. A proposito: quali riflessi avrà sul capoluogo marsicano la (lenta) chiusura del tribunale? Non ne ho la più pallida idea.

Condividi questo articolo
Lavoro come illustratore e grafico; ho scritto finora una quindicina di libri bizzarri riguardanti Avezzano (AQ). Il web è dal 2006, per me, una sorta di magazzino e di laboratorio per le mie pubblicazioni.