Avezzano – Movida e casini notturni

Giuseppe Pantaleo
Giuseppe Pantaleo
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Posso scrivere qualcosa sugli ultimi disordini ad Avezzano, ad acque (quasi) calme; si è fatta una gran confusione, mescolando in un unico calderone teppismo, immigrazione e movida. Inizio dagli episodi più rilevanti.

Nei giorni passati è stata registrata un’aggressione a un carabiniere durante un’operazione dalle parti della Curia (18 giugno). È stata comprensibile la reazione di partiti politici, associazioni, privati cittadini: era la prima volta che succedeva un atto di una simile gravità. La notizia è approdata nella cronaca nazionale in buona parte per l’interessamento di un paio di leader politici – Matteo Salvini, Giorgia Meloni: personaggi che sommano insieme almeno 6,5 milioni di follower su Facebook. È facile immaginare: imbeccati, sollecitati dai rappresentanti locali in cerca di visibilità in vista delle prossime Amministrative. Niente da eccepire nel merito e nel metodo dei due personaggi citati: fanno il loro mestiere – per quanto consigliati dal loro ufficio immagine. È stato importante il frame impostato dal primo – il milanese –, perché da allora la vicenda è stata inquadrata da moltissimi avezzanesi come un prodotto dell’immigrazione, come se gli oltre 42mila residenti ignorassero la natura della questione. (Non solo. «Matteo Salvini, leader del Carroccio, esprimendo solidarietà con “un grande abbraccio” al militare, ha proposto l’uso dei Taser: “Serve più sicurezza, non meno, pistole elettriche e rispetto per tutte le donne e gli uomini in divisa, tolleranza zero verso chi ci porta la guerra in casa”», Il Centro 20 giugno 2020. Una persona alticcia – a quanto è sembrato –, può addirittura scatenare… una guerra?). Lo stesso ne ha parlato ancora e diffusamente nella sua visita nel capoluogo marsicano, la settimana successiva – tornerò sulla vicenda.

Era andata in tutt’altro modo in un’occasione simile, neanche un anno fa. Ricordo le reazioni irate a un servizio giornalistico riguardante il consumo di alcol da parte dei giovanissimi (Porta a Porta, 16 ottobre 2019). Presero male la cosa molti avezzanesi pur trattandosi di una trasmissione televisiva, non di uno studio comparativo; loro non si riconoscevano in quelle immagini, né ci tenevano a passare per gli abitanti di un agglomerato di ubriaconi. Non vi è stato invece, nessun timore di passare per una città violenta nel recitare – da parte dei discendenti dei «valorosi Marsi» – un copione piovuto dall’alto, alla fine della scorsa primavera.

Tra questo episodio e il comizio improvvisato davanti al municipio, noi abbiamo saputo di una mega-rissa nel Quadrilatero; non è la prima registrata in un week end negli ultimi anni, ma certo quella che ha destato scalpore per l’alto numero dei partecipanti («decine e decine di persone», a detta di MarsicaLive), per la rilevanza dei danni alle cose che ne è derivata e per l’ampiezza dell’area interessata dagli scontri. Le testate giornalistiche raccontano i fatti in qualche maniera, mentre chi ha il potere d’intervenire dovrebbe avere almeno una mezz’idea di come stanno realmente le cose – anche perché i giornalisti si rivolgono (spesso, purtroppo) a un politico, non a un sociologo, un antropologo, uno psicologo. Nel caso specifico: c’entrava l’appartenenza territoriale, le donne, la droga, l’emulazione, l’invidia sociale, i quattrini, lo spazio, il tifo calcistico? Sono questioni molto diverse tra loro da affrontare nel modo più appropriato; in quella città invece è stata spacciata la solita panacea: più telecamere e forze dell’ordine. Orbene, le telecamere presenti da svariati anni al centro-centro non hanno finora impedito o risolto in un secondo momento, gli atti di teppismo; quelle nuovissime in piazza Torlonia registrano probabilmente chi spaccia sostanze illegali, gioca a calcetto nei prati, anche chi butta dove capita le buste e i contenitori di plastica durante il mercato settimanale: finisce lì; poi: ritengo che per interrompere una rissa con trenta, quaranta persone non basta una Volante in più. Come si affrontano – da decenni – simili problemi in altre città? Altrove pensano (giusto o sbagliato, non importa) che sia decisivo il ruolo dell’alcol nel favorire gli atti di teppismo, s’interviene perciò riducendo l’orario della somministrazione di alcolici o anticipando di una o due ore la chiusura dei locali; si tende a contenere gli effetti più spiacevoli della movida. (L’episodio particolare ha insegnato – almeno al sottoscritto – che non è stato un affare per la città concedere l’uso degli spazi pubblici per collocare i mastelli della raccolta differenziata ai gestori dei locali, considerando l’impiego delle bottiglie negli scontri. Allo stesso modo, l’utilizzo di sedie, ombrelloni e vasi nelle scaramucce, avrebbe dovuto far capire – ai proprietari – che essi vanno riposti all’interno dopo la chiusura). È stato registrato, in tono minore, un fatto simile nelle prime ore di domenica scorsa.

Si continua intanto a discutere, prevedibilmente, delle risse nel week end: esse riguardano migliaia di persone; Matteo Salvini nel suo comizio – stando ai resoconti stampa –, non ha minimamente accennato a tutto ciò (24 giugno).

È affiorato, negli strascichi del primo episodio, del classismo; in breve: bisogna limitare nell’area dello shopping la presenza dei senzatetto – che fanno riferimento alle strutture della Caritas. C’entrano in realtà le divisioni presenti nelle grosse città: gli scarti della società mettono raramente piede a downtown perché hanno altri spazi dove vivere, mentre ad Avezzano si concentra il più possibile nel centro, da oltre un secolo. Una tale organizzazione antiquata della città ha un suo peso anche nelle risse (passate, attuali, future). Chi vive, proviene fuori del Quadrilatero (periferia, frazioni, hinterland) tende ad affermare una sorta di supremazia nei confronti di quelli che incrocia nella risicata zona della movida, di là dell’effettiva appartenenza territoriale – se ne starebbe dalle sue parti se vi fossero piazzette, locali aperti, strutture culturali di sorta.

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Lavoro come illustratore e grafico; ho scritto finora una quindicina di libri bizzarri riguardanti Avezzano (AQ). Il web è dal 2006, per me, una sorta di magazzino e di laboratorio per le mie pubblicazioni.