Avezzano, i due compari

Giuseppe Pantaleo
Giuseppe Pantaleo
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Nelle ultime settimane – dopo un lungo periodo di silenzio –, c’è stato chi mi ha consigliato di mollare il blog – «Chi te lo fa fare a scrivere…» – e chi mi ha spinto a continuare, a pubblicare almeno qualche rigo su una vicenda attuale: |corso della Libertà|. L’amministrazione comunale parla da mesi di pedonalizzazione e restyling di quella strada, è questo il modo di presentare una tale operazione. (Una faccenda un po’ ambigua). Rimettendo in ordine i miei materiali, mi è capitato sotto gli occhi questo brano: «su questi temi, è intenzione dell’amministrazione avviare un confronto con la città dopo il voto delle regionali», 27 febbraio 2024 (Il Centro). Bene, le Regionali sono ormai archiviate da quattordici giorni (pochi, tanti, così-così?) e non si muove foglia in proposito sui vari mezzi d’informazione. Ci provo sperando di non ripetermi troppo, anche con leggerezza.

Ho pubblicato pochissimo circa lo sfregio su corso della Libertà, perché ho capito dopo qualche settimana che il destino della pista ciclabile in quel tratto e perciò di quella centrale – che avrebbe dovuto reggere un sistema –, era ormai segnato. (In un pezzo dello scorso 2 ottobre 2023 avevo scelto come foto di copertina sei-sette cordoli smontati in occasione degli eventi «culturali» dell’estate avezzanese, abbandonati accanto alla Cattedrale – quelle sagome si trovano ancora lì. È facile oggi fare la proporzione tra quegli entartainment ruspanti in stile Nashville con il prossimo Giro d’Italia per poi chiedersi: per quell’occasione – con tutte quelle automobili in circolazione – quanti ne toglieranno di mezzo, il triplo, il quadruplo, di più?). Sono rimasto in silenzio, anche quando ho notato nuovi segnali stradali con limite di velocità 30 km/h in città; era in realtà importante perché raccontava molto – a livello sociologico, antropologico, politico – di una città, vicina culturalmente al Meridione più profondo nonostante la sua latitudine: si emana una legge proprio perché mancano gli strumenti per controllare se essa sarà poi applicata. Idem per l’idea di trovare nuovi parcheggi, dopo la chiusura al traffico di (parti di) corso della Libertà (Il Centro, 6 ottobre 2023): c’entrano il retaggio agro-pastorale e il provincialismo: 1) in città, nelle aree industriali non si può fare né ripetere proprio tutto nel breve e medio periodo a differenza della campagna e dei boschi; 2) negli ultimi lustri, le isole pedonali e le piste ciclabili sono utilizzate per limitare il più possibile i mezzi motorizzati privati soprattutto al centro delle città: ad Avezzano, qualcuno li legge i giornali? A quando l’Avezzanexit dall’Italia e quindi dall’Europa? («Spezzeremo le reni all’Unesco…»). In compenso, vanno bene i nuovi rallentatori di velocità; sono apprezzabili anche i due collegamenti pedonali tra la città e il suo centro commerciale e la frazione di San Pelino – entrambi su SR 5.

Dove comincio? Chi mi segue, sa che m’interessano (molto) marginalmente i restyling a differenza dello spazio architettonico e i temi collettivi. Io non bado minimamente ai mattoncini, ai fiorellini, alle piastrelline, alle lucine, ai colorini delle future «speciali coperture anti-pioggia» e delle panchine. (Scrissi qualcosa sull’argomento: è sbagliato spezzare l’asse principale della città – 9 gennaio 2023). Passo all’altro corno della questione – è bene ripetere che ne sono due a questo giro e chissà perché –, la pedonalizzazione. In realtà, le «pedonalizzazioni» sono ben tre. Per giudicare, in questo caso particolare, non vi è bisogno di uno sguardo al progetto definitivo: spunteranno dei brevi tratti senza auto – isolati tra loro –, probabilmente senza alberi. Generalmente, è saggio aspettare la reazione dei possibili frequentatori una volta ultimata l’opera. Andrò a passeggiarci da solo o con gli amici? A occhio e croce penso proprio di no, semplicemente perché sarà complicato percepire il singolo pezzo – 50 metri non sono pochini? – come un’isola pedonale vera e propria dove uno passeggia in santa pace – immagino che i bottegai chiederanno anche trampolieri, imbonitori, incantatori di serpenti, donna cannone, cavalieri medioevali (a cavallo), cartomanti, mangiafuoco, lama e zebre per vivacizzare quei tratti; penso che alla fine quei pezzi di corso della Libertà diverranno – non tanto fatalmente – spazi a disposizione di pizzerie, bar, locali e kebabberie che si trovano o finiranno in quelle parti, più che dei pedoni – per non parlare dei citoyen. (Tutto questo a spese della collettività: spazi + quattrini).

Bisogna discutere di che cosa, nel capoluogo marsicano, dopo mesi di confronto tra amministratori e associazioni di categoria? Da anni, si assiste a un’interminabile sceneggiata cui partecipano l’amministrazione comunale e i commercianti, uno spettacolino a due, con lo stesso copione ogni puntata, in cui è prevedibilissimo il finale. Dette associazioni, al suo tempo, erano contrarie perfino al restyling della piazza principale per la chiusura al traffico motorizzato di cinquanta metri lungo via C. Corradini, mentre ai nostri giorni provano a mostrarsi possibiliste almeno su tutto corso della Libertà – un titolo del quotidiano regionale: Aree pedonali, sì con riserva, 16 marzo 2024. Sono credibili? (Era prevedibile anche la consonanza tra Gianni Napoleone: «e poi c’è la parte alta di corso della Libertà. Perché non realizzare lì il progetto di pedonalizzazione?» in «Il Centro» 12 marzo 2024 e qualche opera del Comune da realizzare dove è inutile: una pista ciclabile al posto della ferrovia dell’ex zuccherificio è la prima che mi salta in mente). Chi consulteranno dei residenti nell’ipotesi che l’Amministrazione voglia davvero conoscere anche il parere di chi in quel posto ci passa 24 ore su 24? Quanti saranno d’accordo con tale (ennesima) arlecchinata? In caso di contrasto? (C’entra ancora la diffusa mentalità agro-silvo-pastorale: la città è il luogo del conflitto). Da una trentina d’anni non ricordando male, quanti hanno proposto (associazioni, singoli cittadini, partiti), si sono battuti per l’istituzione di un’isola pedonale collegata alla Piazza, tacciono; anche per i nuovi arrivati: «È tempo e fiato sprecato…», soprattutto con gli attuali inquilini del Palazzo di città. Ripeto: nessun governo obbliga a istituire un’isola pedonale; allo stesso modo, non si è multati né tassati se non si realizza una piazza né si fabbrica un edificio di culto; non si allunga il naso ai residenti di un posto se questi non hanno vicino un ospedale, uno stadio o un teatro, però è meglio averceli tutti questi oggetti e al posto giusto. (Per sé stessi e quelli di passaggio).

Secondo l’Amministrazione un simile intervento migliorerà la «qualità urbana» e fornirà nuova «dignità» a quel posto – non significa nulla la seconda. Il Quadrilatero è l’unica parte della città che – per il momento – funziona, a differenza dell’estesa, informe periferia. (A proposito, è simpatica questa – ancora 12 marzo 2024 –, mooòlto pittowrèsca per alcuni aspetti, sul centro-centro: «marciapiedi larghissimi dai 5 ai 8 metri in ambo i lati, sempre vuoti»).

Ho avuto poco tempo per una foto (decente) di copertina, ne ho presa una, a caso – c’entra come i cavoli a merenda e perciò la spiego. In precedenza avevo lodato un intervento alla confluenza tra le vie Liguria e Puglie, soprattutto un marciapiede in curva pericoloso per i pedoni. (È tutto rimasto così, dopo buoni cinque mesi).

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Lavoro come illustratore e grafico; ho scritto finora una quindicina di libri bizzarri riguardanti Avezzano (AQ). Il web è dal 2006, per me, una sorta di magazzino e di laboratorio per le mie pubblicazioni.