Avezzano – Elezioni uno

Giuseppe Pantaleo
Giuseppe Pantaleo
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Le prossime Amministrative derivano dalla fine anticipata dell’amministrazione De Angelis. Si è trattato di una «congiura di palazzo» secondo lo stesso («miserabili vendette», già il 10 giugno 2019) e alcuni aquilani – la cabina di regia si trovava in quelle parti –, mentre ad Avezzano è passata la narrazione secondo cui il sindaco è stato «sfiduciato» dal cosiddetto popolo. (È stata chiarita in un secondo momento la vicenda ma ciò, non ha provocato un minimo di riflessione, di dibattito in città – in breve: avevano ragione sia De Angelis e sia gli aquilani. «pesante ingerenza del sindaco dell’Aquila sull’amministrazione di Avezzano finirà per acuire ancora di più i campanilismi territoriali tra le due città», secondo l’aquilano Passo Possibile, in NewsTown, 9 giugno 2019). M’interesso ai motivi di tale bocciatura, più che al modo – se questo esiste; sono almeno tre gli argomenti ricorrenti nel contendere dell’ultimo biennio: spostamento del mercato settimanale, T-Red, pista ciclabile. (Preferisco non dilungarmi sul restyling in piazza del Mercato e il cosiddetto Dino-Park).

Lo spostamento del mercato del sabato è derivato da necessità di tipo normativo – misure da rispettare, per intendersi – non zone o aree particolari. L’Amministrazione del tempo associò a questo: a) la necessità di preservare dalla sporcizia prodotta da ambulanti e loro clienti i giardini pubblici appena restaurati, b) l’idea di sistemare quel tipo di mercato in una zona periferica ma con un numero di abitanti pari quasi al quadruplo rispetto alle precedenti posizioni. (È bene non dimenticare: fu applicata l’etichetta «sperimentale» a tale situazione). Bisognava ribattere, confutare, da parte del mondo politico, tutto ciò più che indulgere alle dietrologie, al sensazionalismo, a un catastrofismo di maniera e coniare l’infelice espressione «mercato storico» – le cose sono andate in un’altra maniera ad Avezzano nell’ultimo secolo, com’è noto a chi ricorda gli ultimi 50-60 anni. (Hic Rhodus, hic salta). Si è parlato di ritorno del mercato settimanale al centro ma senza virgolette o distinzioni di sorta: in realtà, qualche strada era stata evitata (via A.M. Torlonia), ve n’era qualcuna nuova da occupare (via G. Mazzini); il profilo di via XXIV Maggio era cambiato almeno per la realizzazione della pista ciclabile. Era poco chiaro, visibile tutto ciò? La maggior parte delle liste e dei partiti politici si è appiattita sulle rivendicazioni degli ambulanti «in difficoltà», senza nulla elaborare, né tanto meno aggiungere o togliere una riga. Ergo: servivano – quelle e quelli – a qualcosa? Gli stessi soggetti non hanno avuto da eccepire neanche quando il commissario prefettizio ha accettato le richieste degli ambulanti, in blocco. Ancora, svolgono qual funzione gli uni e anche l’altro: notai o amministratori?

(Una non breve parentesi. La vicenda è stata proposta all’opinione pubblica dalla politica come se, tutti gli avezzanesi attendessero, indistintamente tale spostamento: 42.284 favorevoli, solo Gabriele De Angelis contrario – stiamo parlando di uno che aveva vinto le Amministrative rimontando il suo avversario, poco più di un anno prima. Una tale narrazione ha malamente coperto il dato che, almeno in Italia nell’ultimo mezzo secolo – per via della motorizzazione di massa –, un mercato settimanale arreca generalmente, inevitabilmente dei disagi ai residenti. Un simile atteggiamento è comprensibile da parte di un partito politico ma non da una testata giornalistica: svolgono funzioni diverse o no? D’altra parte, quando il mercato fu spostato, si registrarono – prevedibilmente – delle lamentele da parte dei residenti nella zona nord: erano giuste, sacrosante solo quelle? Una tale narrazione non poteva reggere, ma è stata ugualmente proposta e caparbiamente difesa esponendo alla gogna mediatica e di Facebook – per fortuna solo quelle –, chi è uscito dal gregge immaginato, soprattutto se isolato o fuori dall’ambiente politico e perciò lontano dal mondo dei mass media. Già dimenticati i danneggiamenti alle auto di De Angelis, Natale, Paciotti, Orlandi e Silvagni all’inizio di tale vicenda? C’era dietro tutto ciò il nobile fine di vendere più copie dei quotidiani o più click nell’informazione on-line, quando non la semplice voglia di additare al pubblico ludibrio chi pensava in altro modo. Una simile condotta ha accentuato la polarizzazione, l’ostilità tra le varie parti e il risentimento: è stato un capolavoro politico. Preferisco, in fine, rammentare che le stesse testate giornalistiche locali abilissime a incasellare più di un cane sciolto in una fazione politica e a inventare fantasiosi retroscena non hanno scritto una sillaba sulla riunione – quella sì, ufficiale – tra Comune e associazioni ambientaliste e dei consumatori sulla questione, tenuta nel municipio lo scorso 7 febbraio. Una consultazione inutile perché i giochi erano già stati chiusi con una delibera del 9 gennaio 2020).

Vale la pena ricordare – tanto per dare una cifra della sua urgenza – che tale vicenda è iniziata a settembre 2018 e conclusa a giugno 2020.

T-Red è un dispositivo che compie il lavoro di più addetti al traffico; esso rientra in un corposo intervento – atteso da decenni – sulla segnaletica cittadina (verticale, orizzontale). È bene precisare: a) è un intervento sistemato in periferia, presso un’arteria dove non è per niente chiaro agli automobilisti se essi si trovino ancora dentro la città, b) serve oltre che alla sicurezza degli automobilisti, anche a quella degli utenti deboli della strada (ciclisti, pedoni, portatori di handicap). Si è scoperto in seguito, che esso mal funzionava per via dello spropositato numero delle infrazioni rilevate – quasi 13mila. È andato storto che cosa in questa vicenda? C’entravano questioni procedurali, appalto, dolo, altro? Interessavano principalmente i sicuri errori nell’iter complessivo, non certo i responsabili, i colpevoli o i capri espiatori da dare in pasto all’opinione pubblica: si parla di una questioncella amministrativa. Il sindaco non chiarì al suo tempo ma neanche i suoi numerosi, accaniti accusatori. (Per il linguaggio marziale alla moda, T-Red è diventato addirittura «semaforo killer» per Leonardo Rosa, MarsicaLive, 3 giugno 2019. Domanda: si reagisce come, alla presenza di un killer?). Nessun partito o lista ha ricostruito per bene la vicenda nelle sue varie fasi, quasi tutti a cavalcare la rabbia di molti, né rammentato come si procede ordinariamente: lascia quale insegnamento una tale impostazione a un futuro amministratore? Zero. Sono state pubblicate delle dettagliate analisi circa il carattere del primo cittadino, ma nessuna organizzazione politica ha espresso a chiare lettere se, una volta tracciata la nuova segnaletica e tarato il citato dispositivo, esso poteva riprendere a funzionare – nel senso: a rilevare, sanzionare le eventuali infrazioni. (È questa la piega che purtroppo ha preso da un certo punto fino a questa campagna elettorale: d’altra parte è una costumanza locale anteporre il denaro al benessere e alla sicurezza dei cittadini). T-Red fu spento a maggio 2019 ed è stato riacceso lo scorso 10 agosto e qualcuno ha proposto di spostarlo da un’arteria a una strada meno trafficata (Di Pangrazio) o addirittura di spegnerlo (Mario Babbo, Del Boccio, Fratelli d’Italia). (È questa la pessima immagine che gli occidentali hanno degli italiani, da decenni. Di tutti gli italiani, purtroppo).

È frutto di un progetto firmato da un professionista, la pista ciclabile al centro; essa deriva a sua volta, come ricordato in occasione della sua presentazione (ing. Luca Persia), dal piano del traffico adottato dal comune (Pgtu, 2003). A farla breve: poteva pensarci indifferentemente Floris1, Floris2 o Di Pangrazio prima di De Angelis. Un’amministrazione comunale ha impiegato fondi provenienti da altrove (governo centrale, Ue) per realizzare anche la pista ciclabile al centro perché certe istituzioni ritengono tali iniziative utili, necessarie nell’attuale congiuntura. Ecco, si trattava, in questo caso, di confutare almeno un elaborato più che la scelta politica di un sindaco o di un assessore. Tale intervento, il suo tracciato, serve a far transitare un maggior numero di persone lungo un tronco piuttosto trafficato, in modo che si produca meno inquinamento. È perciò preferibile via C. Corradini o via G. Garibaldi all’ombrosa via A.M. Torlonia o alla storica (stretta) via Borgo Angizia; collegare il centro con San Pelino (2mila abitanti) o Paterno (1.800 abitanti) approfittando della Tiburtina Valeria anziché un tracciato che raggiunga Cese (600 abitanti, a 10,6 km) o addirittura Castelnuovo (170 abitanti, a 8,5 km). È stata assaporata nel catastrofismo e nell’«emergenza» la linea della maggioranza dei partiti e delle liste elettorali del posto, aggiungendo: «Avezzano non è Amsterdam» – ergo, chi chiede un percorso ciclabile, è lui almeno un Altro (ospite, nemico?) –, in molti hanno richiesto, anche in questa campagna elettorale, di «rimodulare» – anche se misura solo 1.200 metri –, spostare detta pista dove essa non servirebbe a niente oppure mantenerla aperta nel periodo estivo – © 2019, M. Natale. Al riguardo, è simpatica la vicenda dell’aquilano Pierluigi Biondi (Fratelli d’Italia) che fa cadere De Angelis anche per una piccola pista ciclabile mentre egli ha brigato, per la città che amministra, per la realizzazione di una greenway da 5,3 milioni di euro. (Cfr. IlCentro, 30 maggio 2020).

Tutto questo succedeva in piena mobilitazione Fridays for Future, inaspettatamente anche ad Avezzano. Almeno una testata giornalistica ha definito «vittima» quei pedoni che inciampavano nell’attraversare – illecitamente, è bene ricordare – tale pista ciclabile e finivano a terra, nelle prime settimane; gli avezzanesi erano – stando ai mass media, anche in questo caso –, quasi tutti contro quel tracciato. Ammesso, non concesso, fosse vero: come altro poteva un amministratore in quella città, provare a risolvere i numerosi problemi derivanti dal traffico motorizzato privato? (Almeno quelli riguardanti la salute dei cittadini – i medici presenti nelle liste elettorali sono, generalmente, purtroppo, semplice bibelot, tapisserie). Che fine ha fatto, ancora una volta, la responsabilità dei politici? (E poi, quando stanno in giro, i numerosissimi contrari per caso non notano mai come sono organizzate le altre città, da almeno trent’anni a questa parte?). 1/8

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Lavoro come illustratore e grafico; ho scritto finora una quindicina di libri bizzarri riguardanti Avezzano (AQ). Il web è dal 2006, per me, una sorta di magazzino e di laboratorio per le mie pubblicazioni.