Avezzano, altri lavori quasi a metà

Giuseppe Pantaleo
Giuseppe Pantaleo
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Venerdì 19 novembre, alcuni operai hanno risistemato delle lastre di pietra spostate da un mezzo meccanico durante la celebrazione della Festa del ringraziamento (14 novembre), in piazza del Risorgimento.

Si stava già lavorando nello stesso posto; tempo addietro, leggevo a proposito di una determina dirigenziale: «il “catino” di Piazza Risorgimento ogni mercoledì è la sede del mercato degli ambulanti residenti ad Avezzano. Purtroppo il transito all’interno della piazza degli autocarri e/o furgoni e le manovre di allocamento hanno provocato l’allentamento della pavimentazione con la fuoriuscita dei cubetti in porfido e delle piastrelle», in M. Tortora, Sistemazione del pavimento in porfido di piazza Risorgimento ad Avezzano, in «TerreMarsicane» 19 marzo 2021. Il concetto è ripetuto alcuni giorni dopo la ripresa dei lavori sul quotidiano regionale: «l’ente si sta adoperando per sistemare le parti della piazza dove sono saltati i sampietrini o sono stati rovinati», 22 novembre 2021. (Stranamente – per quello che ne so io –, il barocco apparato comunicativo dell’Amministrazione era rimasto in silenzio). Nessuno ebbe da obiettare (improvvisati opinionisti, opposizione, maggioranza), che so: non è solo questione di «cubetti in porfido» e «piastrelle» ma anche e soprattutto delle lastre di pietra bianca che danno la linea a entrambi secondo la cultura visiva europea; la quasi totalità di esse è frantumata e andrebbe rimossa e poi sostituita. (Si può sorvolare su qualche gradino che non se la passa bene) Oppure chiedere: perché non dirottare nelle vicinanze il mercato del mercoledì e altre occasioni del genere o permettere l’ingresso nel catino solo a manifestazioni e a mezzi meccanici che raggiungono un peso inferiore a una determinata quantità? La politica tacque, perché probabilmente impegnata nella faccenda della «Grande Marsica». I numerosi utilizzatori della piazza – «autocarri e/o furgoni» ma non solo loro – questa volta rimasero in silenzio, prevedibilmente. (Ci torno alla fine).

Poco dopo è spuntato il responsabile del danneggiamento per la gioia di moltissimi; mi ha interessato per niente tale notizia per via di certe canzoncine che mi hanno fatto crescere (Cfr.: B. Dylan, Who Killed Davey Moore?, 1963). L’ultima volta che ho trattato la questione, di passaggio, è stato un paio d’anni fa; ne ho riferito anche su questa testata in questo articolo qui:

Approfitto per spiegare questo vecchio brano: «Dietro vi è anche l’insana idea che in un qualsiasi spazio pubblico, può farsi di tutto anzi, proprio tutto». Per cominciare: vi erano talvolta spazi più appropriati per alcune manifestazioni. L’occasione dello scorso 14 novembre calza casualmente a pennello; un’associazione organizza la Festa del ringraziamento in pieno centro città nonostante la presenza di Sant’Isidoro («l’Agricoltore») nel borgo rurale di Via Nuova – nato con la Riforma agraria –, proprio nella piana del Fucino. (La Piazza per antonomasia con la cattedrale trattata come un fondale era davvero una lochéscion irrinunciabile?). Da anni, propongo – inascoltato, ça va sans dire –, di spostare alcune, sparute iniziative estive di tipo culturale e ricreativo nell’ampia periferia – non le migliori, per carità e soprattutto dove c’è spazio a disposizione: ciò servirebbe a dare un briciolo di vitalità a qualche posto, a far capire che un’Amministrazione non è concentrata esclusivamente sul centro-centro. (Al suo tempo, ho sbagliato a scrivere che il mercato del mercoledì c’entra pochissimo con la situazione di degrado; io ignoravo la stazza, il peso dei mezzi meccanici che entrano da alcuni anni in quel luogo, nonostante la sua prossimità con il posto dove io abito – ero rimasto ai furgoni di una volta, alle apette).

Emilio Cipollone, assessore: «la maggior parte dei danni presenti in piazza Risorgimento sono di anni passati e sono stati causati dall’ingresso in piazza di mezzi pesanti», e.b., Danneggiata piazza Risorgimento, in «Il Centro» 17 novembre 2021. (Domanda: anche durante Di Pangrazio 1? Tanto per sapere. I sindaci hanno preso a concentrare manifestazioni di ogni genere nella Piazza dal 1993 – Spallone 1).

Il punto è che i temi collettivi – secondo la cultura continentale – sono da tenere nella massima considerazione da parte dello stato e delle sue articolazioni. Sono questi nel nostro caso: biblioteca, giardini pubblici, luoghi di culto, municipio, ospedale, piazze, stazione ferroviaria e teatro. (Ho notato che piazza A. Torlonia, dopo tre anni d’incuria, è finalmente tornata allo squallore tanto agognato da molti e che l’ha caratterizzata per un trentennio).

La faccenda che tratto ricorda quella del pavé in un tratto di via C. Corradini. Fu rialzato un tratto di carreggiata a livello di marciapiede – ergo: pedonale secondo la nostra grammatica; fu eliminato l’asfalto e detto pezzo di strada tornò al passato, con i sampietrini. Esso rimase aperto al traffico motorizzato: una cafonata. Si potevano limitare i danni (d’immagine) in qualche maniera? Certo, con una continua manutenzione: bisognava metterci le mani almeno una volta l’anno anziché tappare con il cemento, quando capitava, il buco lasciato dai pezzi mancanti. (Per rammentare com’era quel pezzetto di via C. Corradini, è sufficiente uno sguardo al primo passaggio pedonale che s’incontra…). La questione fu risolta da una diversa pavimentazione legata al restyling di piazza del Risorgimento. Quanto ci vuole per rovinare il catino della piazza principale? È sufficiente una manifestazione in cui siano posti dei pesi insopportabili sulla copertura del citato catino più che «gli anni»: c’entra la variabile p, infinitamente più che la t. (A proposito: quanto costa riparare tutti i danni? A giudicare come si è svolta la vicenda: è proprio sicuro che il gioco valga la candela?).

(Un altro esempio recente). L’attuale Amministrazione si accorse che la manutenzione della copertura (vetro) in piazza del Mercato voluta da Gabriele De Angelis avrebbe pesato troppo sul bilancio comunale; essa ha rimediato con un diverso «tetto», sicuramente più economico da pulire. (Furono perciò legittime le critiche alla precedente Amministrazione che, con leggerezza, aveva accettato la soluzione dei progettisti). Nel caso dei danneggiamenti nella piazza principale, Di Pangrazio 2 si trova in una condizione simile, però utilizza tutt’altro metodo anche minimizzando il problema. (Comunicano un senso di trascuratezza tutti quei lastroni frantumati). Tutto ciò dipende quasi per intero dalla sovranità limitata che subisce quest’Amministrazione. In silenzio, com’è ovvio.

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Lavoro come illustratore e grafico; ho scritto finora una quindicina di libri bizzarri riguardanti Avezzano (AQ). Il web è dal 2006, per me, una sorta di magazzino e di laboratorio per le mie pubblicazioni.