Attilio BOLZONI: La mafia dopo le stragi. Cosa è oggi e come è cambiata dal 1992

Redazione
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di Claudio Abruzzo

La Mafia dopo le stragi: cosa è oggi e come è cambiata dal 1992”, il primo volume di un’antologia a cura di Attilio Bolzoni, appena pubblicato dalla casa editrice Melampo all’interno della nuova collana Mafie.

Già programmata una lunga serie di presentazioni in giro per l’Italia, la prima si è tenuta lunedì 12 febbraio a Roma nel Palazzo WeGil di largo Ascianghi. Tra i relatori, oltre a Bolzoni, il magistrato della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma Luca Tescaroli, il coordinatore del laboratorio antimafia dell’Università La Sapienza Francesco Forgione e Gianpiero Cioffredi, presidente dell’Osservatorio per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio. Nel corso dell’incontro si è parlato di mafia, politica, informazione, antimafia: presenti tra il folto pubblico i vertici della Dia, Franco La Torre, Enzo Ciconte, Roberto Scarpinato, oltre che a investigatori ed esponenti dell’antimafia italiana.

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di Claudio Abruzzo“La Mafia dopo le stragi: cosa è oggi e come è cambiata dal 1992”, il primo volume di un’antologia a cura di Attilio Bolzoni, appena pubblicato dalla casa editrice Melampo all’interno della nuova collana Mafie.Già programmata una lunga serie di presentazioni in giro per l’Italia, la prima si è tenuta lunedì 12 febbraio a Roma nel Palazzo WeGil di largo Ascianghi. Tra i relatori, oltre a Bolzoni, il magistrato della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma Luca Tescaroli, il coordinatore del laboratorio antimafia dell’Università La Sapienza Francesco Forgione e Gianpiero Cioffredi, presidente dell’Osservatorio per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio. Nel corso dell’incontro si è parlato di mafia, politica, informazione, antimafia: presenti tra il folto pubblico i vertici della Dia, Franco La Torre, Enzo Ciconte, Roberto Scarpinato, oltre che a investigatori ed esponenti dell’antimafia italiana.Il volume “La Mafia dopo le stragi” nasce dall’esperienza del blog Mafie di Repubblica.it. Online dal gennaio 2017, il blog – ideato e curato dallo stesso Attilio Bolzoni – è diventato in poco tempo un luogo di informazione, riflessione e dibattito, con i contributi continui di decine di storici, giuristi, politici, magistrati, ricercatori, esperti di criminalità, rappresentanti del mondo dell’associazionismo e della cultura, giornalisti. Un diario digitale in progress che aiuta lettori e addetti ai lavori a interagire tra loro e orientarsi insieme nella comprensione delle mafie e delle loro trasformazioni, un vero e proprio laboratorio che ormai costituisce una interessantissima Antologia antimafia in crescita continua.Il libro – che tratta dei rapporti tra mafia, potere e classi dirigenti a 25 anni dalle stragi di Capaci e via D’Amelio, a 35 anni dalla morte di Pio La Torre e Dalla Chiesa, a 70 anni dalla prima strage mafiosa, quella di Portella della Ginestra – è il primo volume dato alle stampe e si divide in due parti: nella prima si ripercorre la stagione stragista dei corleonesi, nella seconda ci si interroga su come la mafia si è trasformata e cosa è diventata oggi. Un volume prezioso a cui danno il loro contributo una pluralità di voci: sono ben 37 gli autori degli scritti.Molti gli spunti interessanti offerti ai presenti nell’incontro romano per la presentazione dell’opera.Come riconoscere la mafia oggi è la domanda da cui parte Bolzoni in questa sua nuova opera e l’argomenta così:

Il volume “La Mafia dopo le stragi nasce dall’esperienza del blog Mafie di Repubblica.it. Online dal gennaio 2017, il blog – ideato e curato dallo stesso Attilio Bolzoni – è diventato in poco tempo un luogo di informazione, riflessione e dibattito, con i contributi continui di decine di storici, giuristi, politici, magistrati, ricercatori, esperti di criminalità, rappresentanti del mondo dell’associazionismo e della cultura, giornalisti. Un diario digitale in progress che aiuta lettori e addetti ai lavori a interagire tra loro e orientarsi insieme nella comprensione delle mafie e delle loro trasformazioni, un vero e proprio laboratorio che ormai costituisce una interessantissima Antologia antimafia in crescita continua.

Il libro – cla mafia dopo le stragihe tratta dei rapporti tra mafia, potere e classi dirigenti a 25 anni dalle stragi di Capaci e via D’Amelio, a 35 anni dalla morte di Pio La Torre e Dalla Chiesa, a 70 anni dalla prima strage mafiosa, quella di Portella della Ginestra – è il primo volume dato alle stampe e si divide in due parti: nella prima si ripercorre la stagione stragista dei corleonesi, nella seconda ci si interroga su come la mafia si è trasformata e cosa è diventata oggi. Un volume prezioso a cui danno il loro contributo una pluralità di voci: sono ben 37 gli autori degli scritti.

Molti gli spunti interessanti offerti ai presenti nell’incontro romano per la presentazione dell’opera.

Come riconoscere la mafia oggi è la domanda da cui parte Bolzoni in questa sua nuova opera e l’argomenta così:

Totò Riina è scivolato nella tomba con tutti I suoi segreti e la mafia delle stragi non c’è più. E’ finita un’epoca. Sono passati più di venticinque anni dalla uccisione di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino ma oggi sappiamo tutto e niente. Le mafie hanno preso alter forme, sono élite criminali che puntano ad accorciare le distanze fra mondo legale e mondo illegale. Sono diventate apparentemente sempre meno aggressive e sempre più “collusive”, attraenti. E si nascondono. A volte non le riconosciamo più.

presentazionePer Francesco Forgione questo è un “un libro che più che dare risposte lascia aperte tante domande, in un momento storico nel quale le mafie non occupano un ruolo importante nel dibattito pubblico, politico e sociale”.

Secondo il magistrato Luca Tescaroli (il “giudice ragazzino”, Pm del processo sulla strage di Capaci quando era poco più che un trentenne) “i risultati della magistratura sono stati straordinari, infatti, a distanza di 25 anni dallo stragismo degli anni ’90, conosciamo bene i nomi degli esecutori materiali e dei mandanti interni”. Per la prima volta dalla storia dell’unità d’Italia, dopo la strage di Via D’Amelio la repressione dello Stato è stata implacabile: Cosa nostra è stata militarmente disarticolata. Le inchieste che si sono aperte e sovrapposte hanno individuato con rigore le responsabilità dei boss, svelando depistaggi, smascherando falsi pentiti, ricostruendo lo scenario in cui quelle stragi sono state progettate. Sotto il profilo storico politico però un’analisi sul fenomeno criminale evidenzia ancora molti punti oscuri: “Perchè la strage di via D’Amelio avviene a soli 57 giorni di distanza dalla strage di Capaci? Perchè dopo l’arresto dei fratelli Graviano si ferma la stagione stragista? Come mai i rappresentanti della mafia vengono arrestati tardivamente? Forse qualcuno aveva interesse a mantenere in libertà esponenti che facevano parte di un’ala moderata (come Provenzano) o forse erano il risultato di una trattativa tra esponenti dell’organizzazione mafiosa ed esponenti delle istituzioni?” Queste alcune delle domande poste da Tescaroli.

Verità giudiziarie e verità storiche si sovrappongono: “Come cittadini italiani possiamo accontentarci solo di una verità giudiziaria? – si chiede Attilio BolzoniPossiamo pensare veramente che ad uccidere Falcone e Borsellino sia stato solo il vecchio corleonese Riina? Sappiamo tanto sulle stragi, ma non sappiamo tutto: concorrenti esterni, mandanti altri. Non sappiamo ancora oggi chi sia l’esecutore materiale del delitto Mattarella, uno dei due delitti eccellenti senza identificazione del sicario, insieme a quello di Michele Reina, il segretario provinciale della democrazia Cristiana”. Le verità giudiziarie, seppur importanti, sono verità parziali: dal punto di vista giudiziario mancano zona d’ombra, zona grigia, concorrenti esterni. “Ma forse – interviene Forgioneè mancata prevalentemente la politica, che non è stata capace di cogliere la lezione dei quegli anni che hanno segnato profondamente la storia italiana, per raccogliere su di se la responsabilità di autoriforma radicale del rapporto con la società, l’economia e di conseguenza con le organizzazioni criminali. E’ mancata un’etica nella dimensione economica e produttiva/imprenditoriale di questo paese. Quando abbiamo pezzi interi di Confindustria o collusi o coinvolti direttamente in inchieste relative alla criminalità organizzata o per riciclaggio vuol dire che abbiamo un modello incapace di riformare se stesso”.

Secondo BolzoniEsiste una mafia nuova che è vecchissima; il futuro per i mafiosi ha radici molto antiche. Una nuova mafia che nella pelle è esattamente quella di prima ma con altri abiti. Il terrorismo, le stragi, le bombe rappresentano un’assoluta anomalia: nei due secoli precedenti la mafia è stata un’altra cosa, così come nei 25 anni successivi alle stragi di Capaci e via D’Amelio”.

Per il magistrato Tescaroli si tratta ormai di una mafia silente che tende ad inabissarsi: “Oggi molte realtà criminali mafiose non necessitano più del controllo del territorio, ma agiscono cercando di muovere i veicoli della corruzione che consentono di alimentare la collusione e di dare forza a delle congreghe di criminali che non sarebbero così pericolose se non avessero questi anelli di collegamento nelle istituzioni e nel mondo delle professioni”.

Come sottolineava Pio La Torre tanti anni fa, in Italia le classi criminali tendono a diventare classi dirigenti. Sul punto rilancia Bolzoni: “Il problema non sono i poteri illegali, ma i poteri legali che si muovono illegalmente. Quello che manca è un pentito dello Stato. Se il muro di omertà delle mafie crolla nell’84 con il pentimento eccellente di Tommaso Buscetta, il muro di omertà dello stato non è mai stato scalfito: non si è mai pentito un commissario di polizia, un funzionario di alto rango, un capo dei servizi segreti. Un simile pentimento ci darebbe piccoli frammenti di verità per ricostruire cosa è accaduto”. E anche molte informazioni sulla presunta trattativa tra Stato ed organizzazione criminale. Infatti, per il giornalista siciliano “C’è un pezzo di stato che tratta con i poteri criminali da quando esiste l’Italia; del resto il rapporto tra il potere e le classi criminali è sempre esistito in tutto il mondo, da Alessandro Magno in poi”. La Mafia ha cambiato il proprio rapporto con la politica, continua Bolzoni: “Gli uomini politici non sono più gli intermediari tra la mafia e la politica, ma sono loro stessi mafia. A proposito delle liste degli impresentabili alle elezioni siciliane, conosco candidati che poi sono stati eletti in Regione, che hanno la fedina penale immacolata ma sono imparentati con importanti capimandamento di cosa nostra”.

Mafiosi che si sono perfino appropriati degli slogan dei loro nemici, hanno capito che l’antimafia è per la mafia un capitale e in Sicilia nasce così anche la figura del “mafioso anti-mafioso”. Per Francesco Forgione, in questo momento storico “c’è necessità di ridare vita ad un nuovo sentimento antimafia che abbandoni il ritualismo per riacquistare la sua autonomia culturale, sociale e politica e la propria capacità critica. L’incapacità di leggere autonomamente i fenomeni mafiosi ha determinato la crisi del movimento antimafia”. Anche per Bolzoni “oggi esiste un’antimafia sociale pigra, chiusa in se stessa, sempre più cerimoniosa ed ubbidiente, prigioniera dei suoi riti, attratta dal potere e appesa ai finanziamenti pubblici, insofferente alla critiche ed incapace di riconoscere il proprio nemico”.

Secondo Attilio Bolzoni siamo in un periodo storico caratterizzato da una forte richiesta di mafia in tutta Italia: una mafia che anticipa sistematicamente l’antimafia. Per il contrasto di queste organizzazioni è necessario semplificare i meccanismi del processo: bisogna ridisegnare lo strumento del processo in modo da coniugare le esigenze legittime della garanzia con quelle della speditezza per accertare il fatto. “Abbiamo uno strumento caratterizzato da forme bizantine e da garantismi non necessari – conclude il magistrato Tescaroli – che hanno allungato nel corso del tempo la tempistica per la definizione del processo. Tranne rari casi, come l’introduzione del giudizio immediato cautelare, negli ultimi 25 anni tutte le riforme effettuate hanno mirato ad allungare i tempi del processo”.

 

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