Terremoto. Pasquetta a Piazza d’armi

Redazione
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Speciale L'Aquila 2009-2019

Questa è una Sezione speciale creata per il decennale del sisma del 2009: stiamo ripubblicando gli articoli e tutto il materiale realizzato o pubblicato- esattamente 10 anni fa – da site.it durante l’emergenza aquilana.

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Terremoto. Pasquetta a Piazza d’armi

pubblicato il 14 aprile 2009

Nei giorni scorsi, la Procura di L’Aquila, ha annunciato l’apertura di un’inchiesta sui crolli di alcuni edifici, pubblici e privati, avvenuti durante il terremoto che ha devastato L’Aquila e l’Abruzzo interno. Si è parlato di cemento impastato con sabbia marina, di ferri non a norma, pratiche burocratiche e corsie preferenziali nel rilascio di autorizzazioni e cambi sospetti di destinazione d’uso. Con enfasi il Procuratore capo Alfredo Rossini ha dichiarato alla stampa che non ci sarebbero stati “indagati“, ma “arrestati“. Ma per indagare, arrestare e condannare dei responsabili servono delle prove, corpi di reato ecc. Guardate cosa è successo nella giornata di pasquetta a Piazza d’armi, all’ingresso di L’Aquila.

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Adiacente alle caserme dell’esercito ed estesa decine di migliaia di metri quadrati, Piazza d’Armi è stata per anni nella disponibilità esclusiva dell’esercito. Nel giorno di pasquetta, durante una delle ricognizioni che senza sosta effettuiamo nel territorio di tutta la provincia dai primi momenti successivi alla scossa del 6 aprile, abbiamo visto cumuli di macerie e decine di camion e ruspe all’opera all’interno di questa vasta area.

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Abbiamo chiesto agli operai di dov’erano le macerie e perché venivano scaricate lì. Ci è stato risposto che provenivano dalla Casa dello studente, dall’edificio dell’Inail, dalla zona di Sant’Andrea e da altri edifici pubblici e privati crollati durante il sisma.

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Migliaia di metri cubi di ogni genere di detriti, già dal giorno di Pasqua, venivano finemente triturati e mescolati all’interno di enormi macchine e utilizzati per creare il basamento su cui poggiare delle strutture prefabbricate.

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 All’interno dell’area, era presente una troupe televisiva,  con un giornalista appollaiato sopra il cumulo di macerie. Un videoperatore ci ha detto che lavoravano per la Rai.

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 Li abbiamo informati sulla provenienza delle macerie e che sul crollo di quegli edifici era aperta una inchiesta, quindi gli abbiamo chiesto di filmare le targhe dei mezzi al lavoro. Dopo un breve smarrimento, sono subito “passati all’azione”, allontanandosi in tutta fretta dal luogo. alla fine, le foto delle targhe dei mezzi, le abbiamo dovute fare noi.

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La redazione di SITE.it

AGGIORNAMENTI – Tutti i nodi vengono al pettine. Se c’è il pettine. E anche questa volta il pettine ha fatto il suo lavoro. La notizia del tentativo di far sparire le prove, maciullando in tutta fretta le macerie degli edifici crollati, non era una fantasia di site.it. La stessa è stata ripresa, dopo alcuni giorni, dai tg nazionali e domani la troverete sulle prime pagine di molti quotidiani nazionali. Ecco come la notizia dell’avvenuto sequestro è stata data questa sera dall’agenzia ANSA:

ANSA
TERREMOTO: PROVE A RISCHIO, PROCURA SEQUESTRA TRIBUNALE/ANSA DA CITTADINI FILMATI E DENUNCE. INDISCREZIONI PERIZIE SU PILASTRI (dell’inviato Vincenzo Sinapi) (ANSA) – L’AQUILA, 15 APR – I magistrati temono ora l’inquinamento delle prove, che qualcuno possa tentare cioè di occultare le proprie responsabilità nel crollo dei palazzi dell’Aquila. Per questo, dopo i reperti, hanno deciso di sequestrare intere aree: quelle degli edifici di via XX settembre dove i morti sono state decine, ciò che resta della casa dello studente, alcune parti dell’ospedale. Hanno sequestrato perfino casa loro: il tribunale. L’inchiesta della Procura dell’Aquila registra oggi un’accelerazione per molti inattesa: dopo il prelievo di una gran quantità di reperti in una ventina di immobili del capoluogo (reperti che carabinieri e polizia hanno accumulato in un capannone «blindato»), arriva ora il sequestro delle aree stesse dei fabbricati. Duplice, secondo quanto si apprende da fonti vicine all’inchiesta, il motivo alla base del decreto: lasciare lavorare i periti tranquilli e, soprattutto, scongiurare il rischio di contaminazione della «scena del crimine», sia alterandola dolosamente, sia con il prelievo di materiale da parte di estranei. Il procuratore capo Alfredo Rossini quest’ultimo rischio lo ha paventato esplicitamente: «Abbiamo il sospetto che qualcuno possa portare via ciò che resta degli edifici crollati, magari con dei camioncini». E a chi osserva che sono solo macerie, risponde: «È vero, apparentemente si tratta di macerie senza valore, ma per le nostre indagini potrebbero essere fondamentali». Il loro esame, conferma, è già cominciato. «I periti sono al lavoro, hanno fatto i primi esami e sicuramente qualcosa piano piano verrà fuori. Bisogna aspettare». Tempi lunghi? «No, ragionevolmente brevi» assicura Rossini. Sui primi risultati delle perizie il riserbo è totale, anche se sembra che in alcuni casi sia stata riscontrata l’eccessiva friabilità del cemento e la scarsa o nulla presenza di staffe e di ferro nei pilastri portanti. Solo indiscrezioni, al momento, che nessuno conferma ufficialmente. Così come nessuno conferma (il procuratore Rossini anzi smentisce) che siano stati sentiti oggi i primi testimoni. Carmela Tomassetti, la 23enne fuggita dalla casa dello studente una settimana prima del sisma dopo aver lanciato, inascoltata, l’allarme, afferma di non essere stata ancora convocata. E lo stesso dicono altri suoi colleghi su cui è pure incentrata l’attenzione dei magistrati. Del resto, sulla sottovalutazione del pericolo, altro filone dell’inchiesta aquilana, il procuratore Rossini va con i piedi di piombo. «Certo, valuteremo anche questo. Ma non bisogna dimenticare che siamo in una zona sismica, ci sono sempre stati terremoti e non possiamo dire che siccome ci sono state un paio di scosse bisognava svuotare la città. Sono discorsi senza senso». E riguardo alla costruzione in zone sismiche, come ad esempio Pettino, risponde: «tutta questa dorsale è sismica: il problema non è questo, è che bisogna costruire in maniera da farvi fronte». I magistrati della procura dell’Aquila affermano che «è ancora prestissimo per parlare di indagati. Dobbiamo prima capire». E, per farlo, si rivolgono anche alla gente: «chiunque abbia materiale utile all’inchiesta sui crolli, in particolare filmati, ce lo consegni» dicono. «Noi – afferma Rossini – raccogliamo tutto quello che è pertinente all’inchiesta, non certo i pettegolezzi, ma tutto ciò che può esserci utile per portarci alla verità. Per questo abbiamo anche offerto la possibilità a quei cittadini che casualmente erano al corrente di cose che potevano essere utili all’indagine, che avevano visto o saputo qualcosa, che hanno girato dei video, di dare la loro collaborazione. E infatti ce li manderanno. Abbiamo già un bel filmato sulla consistenza dei materiali utilizzati». Altri video amatoriali sarebbero già agli atti. Da parte di cittadini, intanto, sono arrivate alla polizia le prime denunce. Si tratta, secondo quanto si è appreso, di esposti scritti in cui si fa riferimento ad allarmi che sarebbero rimasti inascoltati e di segnalazioni in cui si denuncia il crollo di abitazioni progettate e costruite con criteri presentati come antisismici. Tutte queste denunce, viene sottolineato, dovranno ora essere verificate. Ma dalle denunce alle iscrizioni nel registro degli indagati, se non altro come atto dovuto, il passo di solito è breve. (ANSA). SV 15-APR-09 21:02

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