«Domenico Pacini e l’Enigma dei Raggi Cosmici» – Le astroparticelle dominano al Gran Sasso Science Institute di L’ Aquila

Katia Agata Spera
Katia Agata Spera
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di Katia Spera

L’AQUILA – Il 31 maggio, presso l’Auditorium del Gran Sasso Science Institute (GSSI) alle ore 18:00, si è aperto il convegno «Domenico Pacini e l’Enigma dei Raggi Cosmici».
Il GSSI scuola internazionale di dottorato e centro di ricerca e formazione superiore in fisica, matematica, informatica e scienze sociali ha offerto, ancora una volta, una buona opportunità per la formazione e la divulgazione delle conoscenze.
Grande la partecipazione soprattutto di giovani leve impegnate a conquistare il mondo scientifico con determinazione ambizione e voglia di affermazione.

GSSI spettatori

I lavori sono stati moderati dal Rettore Prof. Eugenio Coccia. Era presente in sala la Signora Lia Santoponte, pronipote del Prof. Domenico Pacini, il fisico e meteorologo anticipatore dello studio sperimentale che ha portato alla scoperta dei raggi cosmici attraverso lo studio della radioattività.  Per diversi motivi Pacini fu dimenticato e il fisico austriaco Victor Franz Hess, naturalizzato statunitense, è celebrato come lo scopritore dei raggi cosmici, seppur gli studi di Pacini furono precedenti rispetto a quelli condotti da Hess.
I Raggi Cosmici sono particelle di alta energia che, muovendosi quasi alla velocità della luce, colpiscono la Terra da ogni direzione. Come dice il nome stesso, provengono dal Cosmo, cioè dallo spazio che ci circonda. La loro origine è sia galattica che extragalattica.
Un team di scienziati illustri ha presentato in modo semplice e comunicativo la storia che porta alla rilevazione dei raggi cosmici: il Prof. Pasquale Blasi del Gran Sasso Science Institute, il Prof. Alessandro De Angelis dell’Università di Udine e dell’INFN di Padova, il Prof. Alessandro Bettini dell’Università di Padova e dell’INFN di Padova, la Prof.ssa Luisa Cifarelli Presidente della Società Italiana di Fisica, Università di Bologna e dell’INFN di Bologna.
Passato, presente e futuro sono stati messi a confronto, dall’ipotesi dell’origine cosmica della radiazione, con l’ausilio di semplici elettroscopi fino a giungere alla attuale stazione spaziale orbitante, con tonnellate di peso strumentale, per lo studio di dettagli senza precedenti, dai fotoni solari di un elettronvolt ai raggi cosmici di miliardi di miliardi di elettronvolt.
Richiamati gli elementi chiave per la caratterizzazione delle particelle subnucleari a bassa energia e quelle a energia elevatissima difficilissimi da captare: protoni, elettroni e antimateria, dalla esplosione delle supernove ad altissima energia alla energia cinetica di una zanzara per spiegare e rendere comprensibile l’invisibile.
Dalla Camera a Nebbia di Charles T.R. Wilson (1911), sistema geniale per visualizzare le particelle cosmiche e non, fino all’arrivo della più performante camera a bolle, sostituita in seguito dai semiconduttori. La moderna fisica delle particelle ebbe inizio negli ultimi anni della seconda guerra mondiale con i giovani italiani, Conversi, Pacini e Piccioni che si nascondevano dalle truppe tedesche occupanti, da allora gli studi volgono ad una sempre più complessa ottimizzazione, basti pensare agli acceleratori e alla recente osservazione delle onde gravitazionali.
Nel corso dell’evento è stato inoltre illustrato il progetto Extreme Energy Events (EEE) un “laboratorio diffuso” per lo studio dell’origine dei raggi cosmici e che vede attivi gli studenti e i docenti, degli Istituti Tecnici di tutta l’Italia, in collaborazione con il CERN, l’INFN e il MIUR.
La serata si è conclusa con l’auspicio che “la ricerca nel settore conduca al rafforzamento delle competenze per non fermare il progresso che conduce alla scoperta di nuove verità“. Abbiamo ora la certezza che grazie alla ionizzazione prodotta dai raggi cosmici si possono formare le stelle e grazie alla morte delle stelle che si generano i raggi cosmici e anche gli elementi come il carbonio e il ferro di cui tutti noi siamo composti.
Non è quindi da sfatare che siamo fatti di polvere di stelle…
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Agata Spera, alias Katia Agata Spera, nasce a Castelvecchio Subequo il 27 febbraio 1963, vive ad Avezzano (AQ). È laureata in Scienze Biologiche, è ricercatrice in biotecnologie, nel ruolo tecnico, presso l’Università degli Studi di L’Aquila. È coautrice di molteplici pubblicazioni scientifiche in ambito biotecnologico su riviste internazionali https://www.scopus.com/authid/detail.uri?authorId=6603105801 La scienza, l’arte e la letteratura sono i suoi interessi. È autrice di romanzi e poesie.