“Tutti per uno” – Certificati falsi: rinvio a giudizio per Gallese, 2 anni e 7 mesi per Aratari

Claudio Abruzzo
Claudio Abruzzo
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Condanne e assoluzioni, rinvii a giudizio e proscioglimenti: è questo il primo bilancio dell’inchiesta “Tutti per Uno” a carico del dott. Angelo Gallese + 14, cristallizzata nella sentenza emessa ieri dal Gup del tribunale di Avezzano Caterina Lauro.

La clamorosa operazione, avviata inizialmente dal pm Roberto Savelli poi sostituito dal procuratore Andrea Padalino, era scattata all’alba del 24 maggio 2018: i finanzieri di Avezzano avevano scoperchiato un presunto giro illecito di compravendita di certificati medici falsi che vedeva il coinvolgimento di medici, politici, esponenti delle forze dell’ordine e imprenditori locali. Si tratterebbe, secondo gli inquirenti, di un vero e proprio Sistema da cui sono scaturiti altri filoni d’indagine che lascerebbero sospettare una vasta e collaudata rete finalizzata a sottrarre illecitamente risorse pubbliche dal sistema sanitario regionale.

Ma torniamo alla sentenza del Gup

Alcune delle accuse sono state stralciate ed è stato disposto il Non luogo a procedere perché il fatto non sussiste nei confronti del dirigente medico dell’Asl di Pescina Gino Arioli (accusato di falso ideologico e corruzione, difeso dall’avv. Antonio Milo), Paola Fracassi (difesa dall’avv. Leonardo Rosa) e Shahini Njac (difeso dall’avv. Federica Marini).

Sono stati invece rinviati a giudizio (udienza fissata al 2 Aprile 2020): Maria Palma Di Biase, Paolo Di Bella e Carmine Macerola (difesi dall’avv. Stefano Guanciale), Orlando e Ida Morelli (difesa dall’avvocato Antonio Pascale), il carabiniere in congedo Giuseppe Agostinacchio e il luogotenente della Gdf Gianluca Alfonsi (difeso dall’avvocato Cesidio Di Salvatore), sospettati a vario titolo per reati che vanno dalla corruzione alla violazione di segreto d’ufficio, dal favoreggiamento alla truffa ai danni dello Stato.

Lo psichiatra nonché dirigente asl dott. Angelo Gallese (assistito dall’avvocato Franco Colucci) dovrà difendersi dalle accuse di corruzione, falso ideologico e truffa.

Gallese è considerato il vero dominus di questa vicenda giudiziaria: secondo l’accusa avrebbe trasformato il Centro di Igiene Mentale di Avezzano in una sorta di emporio di certificati falsi dove venivano venduti certificati sanitari con false attestazioni e, spesso, retrodatati.

Durante l’udienza sono state definite anche le posizioni di chi aveva optato per il rito abbreviato: assoluzione piena dalle accuse di frode processuale per Guglielmo e Tiziana Mascitelli (difesi dagli avvocati Marzia Lombardo Francesco Valentini), suocero e moglie di Arnaldo Aratari. Per quest’ultimo invece condanna a due anni e sette mesi di reclusione e pagamento delle spese processuali, per aver corrotto il dottor Gallese per l’ottenimento di certificazioni sanitarie retrodatate. Aratari era tra l’altro finito nel mirino degli investigatori per aver chiesto e ottenuto nel 2007 una dispensa dal servizio di professore di educazione fisica per motivi di salute.

Luigi Maiello, agente di polizia penitenziaria, è stato invece condannato a tre anni e tre mesi di reclusione: disposta per lui anche l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni e la condanna alle spese processuali.

Di fatto il giudice ha accettato la tesi degli inquirenti secondo cui l’agente di custodia  avrebbe corrotto, attraverso la dazione di somme di denaro, il dottor Gallese per attestare mediante falsa documentazione medica, inesistenti patologie psichiche sofferte da Maiello, permettendogli così di giustificare prolungate assenze dal lavoro. Questo il commento del Pm Padalino:

“Basterebbe la famosa espressione pronunciata dal dottor Gallese al Maiello, TU NON C’HAI UN CAZZO (scusate il tono un po’ volgare) , per capire come sistematicamente il Gallese falsificasse le cartelle sanitarie dei suoi pazienti”. (Guarda il video)

Sia per Aratari che per Maiello – difesi entrambi dall’avv. Antonio Valentini – il giudice ha inoltre disposto anche il pagamento delle spese di lite in favore della Asl 1 Avezzano-Sulmona-L’Aquila (difesa dall’avv. Maurizio Carpi), costituitasi parte civile.

Padalino e gli autogoal della difesa

La strategia difensiva di quasi tutti i legali è stata quella di puntare a criticare la conduzione delle indagini da parte della Guardia di finanza con l’obiettivo di delegittimarne le conclusioni. In particolare l’avv. Valentini, che ha dichiarato:

“Sono stati spesi miliardi in questo processo: un anno di intercettazioni in cui la signoria vostra non troverà una parola che conferma un accordo corruttivo”.

Lunga e articolata è stata sul punto la requisitoria  del Procuratore della Repubblica Andrea Padalino:

“questo è uno dei processi in cui, a differenza di altri in cui non vorrei stare nei panni del pubblico ministero, non vorrei stare nei panni degli avvocati. I legali si sono trovati di fronte ad un muro probatorio che è difficile scardinare: il materiale probatorio è così inequivoco che in questo processo è come se il pm corresse in discesa e gli avvocati in salita. Avvocati che sono stati bravissimi, anche se proprio grazie a un’osservazione sollevata a scopo difensivo da un avvocato si è sottoposto alla mia attenzione il fatto che a nessuno degli imputati fosse stato contestato il reato di falso in concorso col Gallese. C’è una grave lacuna in questo procedimento dovuta a una svista di chi mi ha preceduto: se io corrompo un medico per fargli fare dei falsi certificati, come si fa a pensare che non concorra nelle varie falsità? Per questo motivo dovrò contestare a tutti i rinviati a giudizio anche il reato di falso, mentre per quanto riguarda gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato verosimilmente io dovrò partire con un’ulteriori richiesta di rinvio a giudizio per i reati di falso, a parte, non avendo potuto cristallizare la richiesta in sede di udienza preliminare [..] Un altro autogoal della difesa riguarda Gallese Angelo: secondo gli avvocati Valentini e Colucci, il medico avrebbe commesso i fatti a lui contestati agendo nella qualità di libero professionista durante l’attività cd ‘Intramoenia’. Se così fosse i fatti sarebbero fortemente ridimensionati, ma così non è stato […] nel caso di Aratari è successo che, per coprire la retrodazione delle famose cartelle cliniche è stato pagato, e qui è il clamoroso autogoal che hanno fatto queste persone, tre settimane dopo la visita il ticket per la visita psichiatrica [..] pagando il ticket c’è la prova provata che il Gallese ha operato nella sua qualità di medico di struttura pubblica. E’ un clamoroso autogoal quello che hanno fatto questi signori!“

Padalino ha concluso poi con un appunto al difensore di Gianluca Alfonsi, il luogotenente della guardia di finanza in servizio presso la direzione generale di Roma e attuale consigliere provinciale, accusato di violazione di segreto d’ufficio per aver rivelato ad altri coindagati fatti coperti da segreto. Per il Pm Alfonsi avrebbe informato il compaesano Aratari delle indagini in corso su di lui: infatti Alfonsi era stato in precedenza avvicinato dai suoi colleghi della finanza con lo scopo di acquisire un maggior numero di elementi di prova a carico dello stesso Aratari, chiedendogli informalmente e in qualità di ufficiale di Pg, di fornire ogni notizia circa gli appoggi politici che potevano aver permesso allo stesso di ottenere le autorizzazioni per la Medisalus.

A finire sotto la lente degli inquirenti sono due intercettazioni ambientali del luglio 2017: una tra i coniugi Aratari e una tra Aratari e l’Alfonsi, per le quali la difesa aveva chiesto la nullità assoluta per evidente violazione del diritto alla difesa. Sul punto il Pm aveva così controbattuto:

Il fatto che il suo assistito sia stato inserito successivamente nel registro degli indagati è un fatto assolutamente fisiologico vista la mole di lavoro di questo ufficio. Mi deve poi spiegare dov’è la norma procedurale che impone a degli agenti o a degli ufficiali di polizia giudiziaria di verbalizzare il compimento quotidiano e costante di attività di indagine atipiche che si svolgono tra gli stessi ufficiali giudiziari?”

La difesa aveva richiesto per Alfonsi il proscioglimento con sentenza di non luogo a procedere, per infondatezza delle accuse e perché gli elementi prodotti sono insufficienti a sostenere l’accusa in dibattimento: argomentazioni che però non hanno convinto il gup Caterina Lauro, che ha comunque disposto il rinvio a giudizio. Questo il commento del difensore di Alfonsi, l’avv. Cesidio Di Salvatore:

“Non nego che mi sarei aspettato dal gup un’altra decisione. Decisione che rispettiamo pur non condividendo. Sono comunque fiducioso nel dibattimento e confido nel completo proscioglimento del mio assistito, completamente estraneo ai reati a lui ascritti”.

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