TRIVELLE – Acerbo (PRC): «Di Maio tradisce i NO Triv»

Redazione
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COMUNICATO STAMPA


Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione Comunista – Sinistra Europea, dichiara:

«Ieri in Basilicata Luigi Di Maio ha annunciato la nuova linea del M5S sulle trivellazioni. In sintesi i pentastellati diventano SI Triv come il Pd e Forza Italia. Di Maio comunica che vanno riviste le intese per monetizzare di più ma abbandona l’impegno No Triv.

Dopo anni passati a strumentalizzare il movimento No Triv, Luigi Di Maio cambia completamente linea e non ci risulta che vi sia stata una votazione su Rousseau o altro. Invece di abolire lo Sblocca Italia e stoppare le trivellazioni, il M5S semplicemente chiederà qualche soldo in più ai petrolieri. Si conferma che M5S – in quanto movimento virtuale – ha semplicemente vampirizzato i movimenti reali per raccogliere voti. Di Maio tradisce i no triv così come ha fatto con i no tap».
8 ottobre 2018

Questo è il commento di Enzo Di Salvatore, costituzionalista, fondatore del coordinamento no triv, autore dei quesiti referendum antitrivelle: 
Dopo anni passati a dire “no”, a organizzare i “No Triv Day”, a gridare “Giù le mani dal nostro mare!”, a scendere in piazza contro lo sblocca Italia, oggi Luigi Di Maio dice “sì alle trivellazioni”. D’altra parte, la linea (non) politica di Di Maio era chiarissima già da un pezzo: sono mesi che il Ministro dello sviluppo economico (e, cioè, lui) non decide sulle richieste di autorizzazioni e sui procedimenti in corso: sul bollettino ufficiale degli idrocarburi ci sono solo proroghe e richieste di proroghe di concessioni già date. Mentre in Parlamento nessuno dei Cinque stelle si è ancora preso la briga di depositare uno straccio di progetto di legge di modifica dello Sblocca Italia e della normativa vigente sulle trivellazioni. Il problema delle trivellazioni non può essere ridotto ad un problema di…soldi! Le parole pronunciate nell’intervista rilasciata da Di Maio al TG3 Basilicata dimostrano che abbiamo un Ministro dello sviluppo economico che del problema petrolifero in Italia non sa niente: “finché le royalties andranno fuori Regione, non ci saranno nuove autorizzazioni”, ha dichiarato Di Maio. E dove dovrebbero andare le royalties? Il 55% di ciò che le compagnie petrolifere versano resta in mano alla Regione (e ai Comuni che ospitano i pozzi), mentre il resto va allo Stato, che lui stesso rappresenta! Se poi Di Maio intende dire che il problema sia quello di aumentare le royalties e che fino a quando ciò non avverrà non firmerà nuove autorizzazioni, osservo che sta praticamente dicendo “sì” a nuove concessioni e non “sì” all’innalzamento delle royalties per concessioni già esistenti. In ogni caso, sia per innalzare l’entità delle royalties, sia per non rilasciare nuove autorizzazioni occorre una legge o un atto avente forza di legge che il suo governo dovrebbe adottare: sulla base di quale atto normativo Di Maio decide di non pronunciarsi sulle istanze delle società petrolifere e, dunque, di “sospendere” i procedimenti in corso? In relazione ai principi che sorreggono l’azione amministrativa, non decidere equivale ad esporre lo Stato ad una valanga di ricorsi dinanzi al giudice amministrativo.
Enzo Di Salvatore

Professore di Diritto costituzionale
Università degli Studi di Teramo

Maurizio Acerbo
segretario nazionale di Rifondazione Comunista – Sinistra Europea
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