TAGLIACOZZO, FESTIVAL INTERNAZIONALE DI MEZZA ESTATE- Violinista prodigio per il concerto di Paganini

Redazione
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COMUNICATO STAMPA

Un concerto straordinario a Tagliacozzo, giovedì 9 Agosto alle ore 21,15.  Grazie alla rinnovata collaborazione di Jacopo Sipari con l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Tagliacozzo arriva il violino Antonio Stradivari del 1687 con il talento immenso di Masha DIATCHENKO, classe 1994, figlia d’arte di settima generazione ha intrapreso gli studi di violino e pianoforte all’età di quattro anni, sotto la guida del padre  Serguej Diatchenko. Ha riscosso il primo grande successo all’età di cinque anni, esibendosi come pianista nel recital del M° Ennio Morricone all’Aula Magna dell’Università “La Sapienza” di Roma. Da quella data ha avuto inizio la sua carriera di musicista, che è andata progressivamente orientandosi sul violino, strumento per il quale ha manifestato particolare predisposizione e doti innate. A soli 12 anni si è diplomata presso il Conservatorio Statale di Genova con 10 e lode e menzione d’onore sotto la guida del M° Massimo Coco. Dall’etá di sei anni si esibisce regolarmente come solista con importanti orchestre, diretta da maestri di calibro internazionale e svolge un’intensa attività concertistica nelle migliori sale d’Europa e non solo, partecipando a importanti Festival Internazionali.

MASHA DIATCHENKO
MASHA DIATCHENKO

A lei appartiene il record di prima violinista dodicenne al mondo che ha eseguito i 24 capricci di N. Paganini dal vivo in un unico concerto. Nel 2015 consegue il Diploma con il massimo dei voti cum laude al Corso di Perfezionamento presso l’Accademia Santa Cecilia di Roma, sotto la guida del M° Sonig Tchakerian; nello stesso mese viene scelta per suonare sul celebre violino “Toscano” di A. Stradivari, custodito presso l’Accademia di S. Cecilia. Nel 2016 vince il Premio ‘Presidente della Repubblica’, e le viene assegnata dal Presidente S. Mattarella la Borsa di Studio in memoria di Giuseppe Sinopoli come migliore allieva diplomata del 2015.Dal 2014 studia con il M° Boris Belkin presso la Musikhochschule di Maastricht in Olanda, e dal 2017 con il M° Salvatore Accardo presso l’Accademia Walter Stauffer di Cremona in Italia.

Con lei Bojan Sudjic, uno dei più importanti direttori della sua generazione. Dopo aver iniziato la sua carriera professionale a soli 19 anni, si è imposto sulla scena internazionale da subito come direttore stabile di RTV Choir and Symphony Orchestra, direttore ospite di the Belgrade Philharmonic, direttore principale e direttore musicale del the National Theatre Opera and Ballet di Belgrado nonchè direttore stabile della Royal Opera di Stoccolma. Dal 2005 è Direttore Musicale dell’Orchestra Sinfonica della Radio e Tv di Serbia. Il Maestro ha collaborato con molti rinomati artisti internazionali, come Maxim Vengerov, Vadim Repin, Nigel Kennedy, Ivo Pogorelić, Denis Matsuev, Nikolai Lugansky, Michel Bérof, Shlomo Mintz, Emmanuel Pahud, Placido Domingo, Željko Lučić, Nemanja Radulović e molti altri.

BOJAN SUDJIC VERO
BOJAN SUDJIC VERO

Il concerto per violino e orchestra n. 2 in si minore (op. 7, MS 48) è stato composto da Paganini nel 1826. Il concerto si articola in tre movimenti: Allegro maestoso – Adagio – Rondo à la clochette. Il secondo movimento di questo concerto è ispirato al movimento lento del Concerto n. 24 in si minore di Giovan Battista Viotti composto una trentina d’anni prima. Il terzo movimento del concerto è conosciuto come “La Campanella“, a causa della presenza di una campanella, prescritta dall’autore per presagire le ricorrenze del tema nel rondò. Il suono della campana è imitato dall’orchestra e, in alcuni passaggi, dal solista (con l’uso di armonici artificiali).

La serenata per orchestra d’archi in do maggiore, Op. 48 di Pëtr Il’ič Čajkovskij è una composizione per orchestra d’archi scritta nel 1880. Nel 1880 Čajkovskij fece ritorno in Russia, dopo aver soggiornato per un certo periodo a Parigi. In quello stesso anno un grave lutto familiare, la morte del padre, lo condusse ad uno stato di profonda prostrazione fisica e mentale (per giunta aggravato dall’alcolismo cronico), dal quale ebbe la forza di uscire solo attraverso l’attività creativa. In un periodo per lui così difficile, il compositore russo portò a termine la Serenata per orchestra d’archi in do maggiore. Čajkovskij ne fu particolarmente soddisfatto fin dal primo momento; si tratta in effetti di una composizione dove dominano una grazia ed un senso di serenità raramente riscontrabili in altre opere del maestro. In una lettera Čajkovskij annotò: «Ho composto questa serenata animato dallo slancio di una intima convinzione… si tratta di un brano che nasce dal profondo del cuore e mi piace pensare che per tale ragione non sia privo di reali qualità». Che si tratti di un lavoro magistrale, lo dimostra il fatto che essa rimane tuttora tra le più eseguite ed apprezzate dal pubblico. La serenata fu eseguita per la prima volta in forma privata il 21 novembre (3 dicembre) 1880.

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