Strade del Fucino – Arriva la sentenza per morte Giuseppe Asci

Claudio Abruzzo
Claudio Abruzzo
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Una condanna, un’assoluzione e due prescrizioni per la morte di Giuseppe Asci, vittima nel gennaio 2013 di un incidente stradale nel Fucino.

Si conclude così il procedimento penale a carico di 4 dirigenti funzionari e dipendenti della Provincia dell’Aquila, accusati di omicidio colposo per l’incidente mortale avvenuto il 18 gennaio 2013 in un incrocio di Borgo Ottomila (Fucino) nel quale perse la vita Giuseppe Asci, il barista 38enne di Venere morto annegato nel canalone di Fucino a seguito dell’impatto tra la sua auto, proveniente da San Benedetto dei Marsi e in direzione Avezzano, con un’altra autovettura proveniente da Trasacco.

Dopo 11 udienze istruttorie svoltesi in rapidissima accelerazione solo a partire dal novembre 2020, il giudice Paolo Lepidi del Tribunale di Avezzano ha pronunciato una sentenza di condanna di sei mesi di reclusione (pena sospesa) nei confronti di Agabitini Paolo, difeso dall’avv. Delfina Conventi, il conducente dell’autovettura che impattò rovinosamente contro la Opel Corsa guidata da Giuseppe Asci.

Prosciolti dalle accuse di omicidio colposo gli altri tre imputati: nei confronti di Fucetola Francesco (difeso dall’avv. Ferdinando Paone) e Di Bernardini Giuseppe (difeso dall’avv. Carlo Polce) il giudice ha emesso sentenza dichiarativa di estinzione del reato per intervenuta prescrizione. Assolto per non aver commesso il fatto il capocantiere Continenza Giacomo, difeso dall’avv. Roberto Verdecchia.

All’epoca dei fatti, l’incidente aveva alimentato molte polemiche sulla pericolosità delle strade circonfucensi: a finire nel mirino della critica soprattutto i dirigenti della Provincia dell’Aquila, all’epoca guidata da Antonio Del Corvo, accusati di esseri inadempienti in merito alla realizzazione di tutta una serie di interventi per la messa in sicurezza della Sp20 e di altre strade della cinconfucense gestite dall’ente.

Dall’incidente in cui perse la vita Giuseppe Asci si salvò invece miracolosamente Ettore Tacconella, grazie al pronto intervento di un eroico automobilista di passaggio che, immergendosi nelle gelide acque del canale fucense insieme all’imputato Agabitini Paolo, era riuscito ad estrarre dalla macchina il giovane avezzanese.

In sede civile, la famiglia di Asci aveva chiesto un risarcimento danni di 4 milioni e mezzo di euro, denunciando l’assenza delle barriere protettive sul punto di carreggiata dove era avvenuto l’incidente: secondo i legali di Asci, “il giovane poteva essere salvato se sulla Marruviana ci fossero stati i guardrail“.

Un’ipotesi che era stata ritenuta valida anche dalla pubblica accusa, tanto che l’allora Procuratore della Repubblica di Avezzano Vincenzo Barbieri aveva disposto, subito dopo l’incidente, oltre all’esame autoptico (dal quale si accertò che la vittima morì per annegamento), una consulenza tecnica ricostruttiva del sinistro per valutare le ipotetiche responsabilità delle parti coinvolte. Dall’elaborato peritale effettuato dal Geom. Ruggeri Cristiano erano emersi, oltre la violazione al codice della strada commesso in gran parte per responsabilità dell’imputato Agabitini Paolo, sospetti circa ipotesi residuali di responsabilità della Provincia dell’Aquila, ente gestore della viabilità, proprio in merito al posizionamento  delle barriere di protezione ritenute non sufficienti a proteggere tutta la parte limitrofa dell’area dal rischio di caduta nel canale.

I successivi accertamenti da parte della Polizia Stradale dell’Aquila avevano così indotto gli inquirenti a formalizzare delle responsabilità a carico di alcuni dirigenti funzionari e dipendenti della Provincia dell’Aquila. In particolare veniva contestato il concorso in omicidio colposo nei confronti di Fucetola Francesco, perché nella qualità di dirigente dell’ente non aveva vigilato e coordinato con i suoi collaboratori (Di Berardini Giuseppe – capo area – e Continenza Giacomo – capo cantiere), tutti addetti al settore viabilità e trasporti, la sicurezza dei tratti stradali omettendo, nello specifico, di attivarsi per risolvere le situazioni di pericolo presenti in quel tratto di strada dove era avvenuto l’incidente mortale.

In riferimento all’atavico problema della scarsa sicurezza delle strade circonfucensi, l’avvocato Roberto Verdecchia ha individuato specifiche responsabilità politiche tra gli estensori del Protocollo d’intesa stipulato nel 2010 tra l’Amministrazione Provinciale e 7 Comuni dell’area circonfucense (Aielli, Avezzano, Celano, Luco dei Marsi, Trasacco, Cerchio e Ortucchio). Si tratta dell’accordo che di fatto, declassificando le strade circonfucensi (prima gestite dal Consorzio di Bonifica, poi passate alla Provincia e infine ai Comuni) aveva delegato a questi ultimi la manutenzione delle stesse. Sul punto, dichiara l’avv. Roberto Verdecchia:

Nell’ambito del processo tenutosi nei confronti dei quattro imputati, si è riproposto l’annoso problema che vide l’inopinata riconsegna delle strade fucensi nei confronti dei Comuni attraverso il famigerato decreto n. 43 del 21.09.2010 da parte dell’amministrazione Provinciale targata Del Corvo. Rimarrà da valutare il problema che si pone e si è posto fino ad oggi, ovvero sull’efficacia o meno del decreto di classificazione-sclassificazione delle strade fucensi e la loro relativa restituzione ai sette Comuni dell’Area Marsica ed in modo particolare chi sarà preposto ad occuparsi della manutenzione ordinaria o straordinaria che sia finalizzata alla sicurezza e alla tutela dei cittadini“.

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