Spopolamento – Avezzano: dalla lumaca al gambero

Giuseppe Pantaleo
Giuseppe Pantaleo
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Penso di essere l’europeo che ha scritto di più sulla «demografia» della Marsica. È solo questione di casualità, in realtà. Ho preso a pubblicare dati che giravano nelle testate giornalistiche abruzzesi ma provenienti dall’Istituto nazionale di statistica, da anni. (Spero che qualcuno conosca Aldo Ronci, almeno di nome). Nella regione, si trattava ovunque di quell’argomento tranne che nella Marsica e nell’Alto Sangro; scrivevo qualcosa giusto per «coprire» certe notizie, per dare l’idea a chi leggeva «da fuori» che si trattavano anche certe questioni – una volta l’anno, ovviamente.

Le mie incursioni in quel campo sono poi cresciute.

Mi capitava di leggere qualcosa su proteste per la chiusura di una classe alle elementari, o per un «accorpamento». Incrociavo anche malumori per una percentuale considerata alta di non-persone in una classe della scuola primaria. Era difficile avere un’idea degli alti costi per tenere aperta una scuola frequentata da quattro gatti anziché spostarla in un paese più grande o baricentrico. (Zitti-e-mosca i partiti politici e anche i sindacati).

Le prime flessioni della popolazione nella Marsica, Sorano e Reatino – aree che fanno riferimento ad Avezzano – risalgono al 2005. In seguito, una testata giornalistica – che non nomino per rispetto alla sua storia – prese l’abitudine di pubblicare una sorta di necrologio per ogni saracinesca abbassata al centro(centro) di Avezzano; ne faceva un dramma. Ciò dipendeva in genere dagli affari andati male, da un trasferimento o dalla pensione; vi fu lo stesso comportamento da parte degli attori sociali: nessuno metteva in relazione la chiusura di negozi ed esercizi con la popolazione che stava calando – parlo degli anni Dieci. Un’area contiene che so 150mila abitanti ed è servita da mille negozi; è fisiologica una contrazione dei punti vendita quando scende il numero dei clienti. (Il numero dei residenti dell’hinterland continuò a scendere, mentre Avezzano raggiunse il picco: 42.515 nel 2015 – aveva superato quota 40mila nel 2007). Durante l’amministrazione De Angelis (2017-19), diversi commercianti la presero con la pista ciclabile per gli affari che – a loro dire – non andavano più bene. (Anche in questo caso – simile al precedente: meno residenti = meno affari e/o meno negozi –, il mondo politico, imprenditoriale non prese a pernacchie i lamentosi di turno, prevedibilmente).

Durante la campagna elettorale delle ultime Regionali (2019), riportai un dato che avrebbe evitato qualsiasi discorso di sorta sulla ripresa dell’economia abruzzese: l’alta percentuale dei giovani laureati che cambiano regione, una volta terminata l’università. Nessun partito o lista toccò quel tasto e sicuramente non perché più di uno aveva letto le mie cose o la classifica da me citata. L’Abruzzo si trovava al secondo posto in quella graduatoria ed è rimasto in quella posizione: è impensabile una qualsiasi ripresa economica senza gente fresca di età e di laurea. (A proposito, quelle elezioni furono vinte da un laziale, non un abruzzese).

All’inizio di questo decennio, io mi dilungai sulle previsioni Istat riguardanti la popolazione italiana fino al 2050; questo il trend: sarebbe cresciuta di poco sia la popolazione sia il tasso di occupazione in poche grosse città mentre sarebbero entrate in crisi le medie e soprattutto le piccole. Gli italiani, inoltre, sarebbero passati dagli allora 61milioni e rotti a 54,1milioni. (Reazioni politiche da queste parti uguali a zero). Consigliai di tralasciare le prime perdite nella comunità avezzanese: perché? Perché non ritenevo giusta al 100% l’idea comune secondo cui la popolazione era cresciuta, negli ultimi decenni, grazie al trasferimento di residenti provenienti dai paesi che le stanno intorno o a poca distanza. (Sto parlando di una quantità iniziale di 8, 12 unità, mentre negli ultimi tre anni essa ha raggiunto ogni volta una cifra a due zeri e ciò la impone all’attenzione in qualche modo – seppur tardivamente, per com’è andata, appunto dal 2005).

Mi fa piacere che l’attuale Amministrazione pubblichi, di quando in quando, le cifre dell’Istat riguardanti il capoluogo marsicano – ho ripreso il dato «41.048» da un tweet del Comune, nella mia penultima pubblicazione. Ho anche apprezzato il primo servizio sullo spopolamento del Centro che ha riportato alcuni dati dell’ufficio anagrafe – 14 gennaio 2022.

La questione, a questo punto, è: che fare? Manca purtroppo un consistente apporto da parte di demografi, economisti e pianificatori; si hanno delle idee poco chiare nei grossi centri urbani e nel resto della Penisola, figurarsi in una zona periferica come la Marsica e nella città che va a passo di gambero. (Lo spopolamento sarà un argomento da bancone di bar, nei prossimi giorni).

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Lavoro come illustratore e grafico; ho scritto finora una quindicina di libri bizzarri riguardanti Avezzano (AQ). Il web è dal 2006, per me, una sorta di magazzino e di laboratorio per le mie pubblicazioni.