Sicurezza sismica / 4 – A San Benedetto dei Marsi scendono in campo i Carabinieri

Franco Massimo Botticchio
Franco Massimo Botticchio
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tratta da "Il Martello del Fucino", a. III (2006), n. 5

Sicurezza sismica / 4 – L’Esorciccio e la Polizia si incazza…

[segue da: Sicurezza sismica / 3Qualcosa non torna….]

Affinché nel rapporto tra Cittadini e Istituzioni possa instaurarsi (e durare, e sussistere decentemente) un rapporto il più possibile leale armonioso e rispettoso occorre, riteniamo, un elemento senza il quale nulla è possibile: questo fattore puro si chiama, per come grossolanamente possiamo teorizzarlo noi, affidamento, e consiste nella reciproca convinzione che gli attori sociali detengono (interiorizzano) sulla circostanza che tutti i componenti una comunità perseguano – al netto dei leciti legittimi e talora contrapposti interessi dei singoli – un fine condiviso, il bene comune, in una cornice di valori e di princìpi ben definiti e riconosciuti, dai quali non è lecito deflettere senza una condanna morale collettiva, e che è assolutamente proibito subornare per dei privati e particolari tornaconti che sacrifichino tutto il resto.

Immaginiamo dunque quale delusione, e quale vulnus nel loro animo questo abbia provocato, proiettando una nera nube sull’immagine dell’occasionale contraddittore, quale vulnus dunque abbiano provato alcune mamme San Benedetto dei Marsi – di quelle che lo scorso sabato, in serata, si sono incontrate in un luogo aperto al pubblico (che è, detto per inciso, un ristorante) – nel sentirsi chiedere in base a quale autorizzazione o richiesta avessero proceduto ad assembrarsi, per discutere della questione della scuola elementare già oggetto di molte nostre speculazioni, in un frangente che ha poi visto l’accorrere, se non erriamo, anche di qualche amministratore.

Per quanto la cosa appaia poco credibile (almeno a chi non li conosce), pare proprio che i Carabinieri di San Benedetto dei Marsi si siano messi di buzzo buono a chiedere comunicazioni e osservanza del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, quasi che il problema consistesse – come nel 1932, o nel 1949 – nel rispetto formale di un adempimento (che nella fattispecie concreta non poteva e non può applicarsi), quello del preavviso della tenuta di una pubblica riunione, preavviso che è teoricamente finalizzato a mettere in condizione le Autorità di tutelare la sicurezza e l’incolumità pubblica. Prendendo un caffè al ristorante, probabilmente le mamme stavano provvedendo anche loro ad elaborare il miglior modo di garantire la sicurezza dei propri figli, e la tutela dell’incolumità pubblica dall’unico vero pericolo che sovrasta in questi giorni quel centro: la paventata riapertura della elementare di via Fucino, che potrebbe rappresentare, questa sì, un micidiale pericolo per i suoi frequentatori.

Che questo pericolo vi sia, sussista, lo abbiamo dedotto dal contegno degli amministratori comunali, e dalla diffusione di un indice di vulnerabilità molto basso, che è stato peraltro comunicato da altri. Potremmo errare ma ci pare proprio che dall’entità municipio, che avrebbe dovuto divenire una casa di vetro, non è uscita, al riguardo, alcuna carta, se non un’ordinanza sconnessa in base alla quale, per tutelare una lisergica «omogeneità di servizio scolastico», nel chiudere temporaneamente le scuole di via Italia – dove vi erano due classi – per procedere alle indagini di vulnerabilità, si è chiusa di rimbalzo anche via Fucino! Sino ad oggi, potremmo errare ma così non è, nessun foglio abbiamo letto sullo stato esatto delle elementari di via Fucino da parte di chi ne ha la responsabilità. Invece di preoccuparsi di questo, i nostri Carabinieri si ingegnano di preservare l’illibatezza dell’ordine pubblico dalla sovversiva azione delle mamme (che secondo noi si sono sin troppo tenute). Ebbene, pur senza annettervi un’intenzione malevola o dolosa, è a tutti chiaro l’effetto “intimidatorio” che da questa iniziativa può discendere, in specie agli occhi di chi con la legge non ha mai avuto a che fare e che in questa condizione desidera legittimamente permanere.

Nondimeno, facendo forse la eco a qualche bizzarra giustificazione addotta dagli attuali amministratori comunali per la loro condotta sul tema delle scuole, da alcuni segnali temiamo che a breve cotanto zelo poliziesco si concentrerà sì sul tema della sicurezza e la staticità delle strutture… iniziando però dall’asilo parrocchiale. Speriamo di errare, e non perché anche di quella struttura, privata, non vada verificata l’idoneità ad ospitare bambini e personale insegnante. Speriamo di errare perché nella presente condizione, insieme ad un vento vagamente intimidatorio verso le voci dissenzienti che cominciamo ad avvertire, un simile comportamento sarebbe il peggior servigio da concepire e dispiegare per l’immagine dell’Autorità, della terzietà e dell’imparzialità che dovrebbero e debbono improntare la sua azione in ogni frangente.

Se in noi ogni affidamento verso certe persone è venuto meno con l’ostentata partecipazione alle primarie della lista avversaria del sindaco pro tempore, nel 2013 (inciso: avesse partecipato alle iniziative del sindaco allora in carica, sarebbe stata la stessa cosa), pure non escludiamo di poter mutare opinione, a fronte di comportamenti irreprensibili, alti. Di tutto però abbiamo bisogno in questo drammatico momento meno che di un’ottusa difesa delle norme – e di circolari, e di usi e costumi, e di distorsioni invalse delle regole – che fagociti la sostanza dei problemi. Di tutto si avverte l’esigenza meno quella di ricondurre una questione esiziale, quella delle scuole, in un problema esclusivamente di becero ordine pubblico o di tutela della reputazione e dell’onorabilità di pochi, di uno scranno, di un misero assessorato.

(4 – segue)

 

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