Sicurezza autostrade – Toto razzola bene ma predica male

Franco Massimo Botticchio
Franco Massimo Botticchio
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All’indomani del disastro del ponte Morandi, il concessionario delle A24-A25 si è trovato repentinamente precipitato – e impantanato – in un dibattito al quale non era preparato: d’improvviso, i deboli refoli di protesta sull’aumento dei pedaggi, periodicamente registratisi negli anni, sollevati da primi cittadini risultati inabili persino a procacciarsi la convenzione che a ‘Strada dei Parchi S.p.A.’ la tratta autostradale assegnava (sindaci parimenti del tutto esclusi da ogni forma di conoscenza della trattativa, ancora avvolta dalle spire della più profonda inconoscibilità, instauratasi per il rinnovo del famigerato PEF, il Piano Economico Finanziario, nella quale era confluito il satrapico progetto del rifacimento/rimodellamento dell’intera arteria, e la richiesta di diversi miliardi di euro per i lavori – arditi quando non impossibili – da effettuarsi), si sono trasformati in una tempesta di contestazioni e pretensioni aventi ad oggetto il vero nucleo fondante di ogni dibattito degno di tale nome: la sicurezza della infrastruttura, di viadotti e gallerie, e della loro tenuta nell’ottica della tutela della pubblica incolumità.

Pur in presenza di una stampa – nazionale e locale – che tranne rare eccezioni, si è rivelata più cane da guardia del padrone che dell’opinione pubblica, ‘Strada dei Parchi S.p.A.’ ha durato grande fatica a rimettersi in carreggiata. Per anni, prima dello spartiacque Morandi, in costanza della incredibile ma pur perseguita idea di bypassare e tagliare il ramo autostradale della Valle Peligna attraverso la realizzazione di nuove gallerie – fendenti tre faglie attive – verso Pescara e di vieppiù accelerare il transito verso Roma interrando parte del tratto da Roviano, i rappresentanti del concessionario non avevano esitato a dipingere a tinte fosche le condizioni dell’infrastruttura, ritenendo in tal modo di poter spingere a chiudere alle migliori condizioni (per loro) possibili una surreale trattativa. Rientrano in questo ambito la sottostimatissima audizione dell’amministratore delegato di ‘Strada dei Parchi S.p.A’ in Senato, nell’ottobre 2016 e – un autentico must, con tanto di rap in preparazione – le parole pronunziate dal patron Carlo Toto ad inizio 2018, durante un’intervista dagli esiti comunicativi, a posteriori, disastrosi:

«[…] Guardi che quest’autostrada se ne cade a pezzi, col terremoto i ponti sono tutti infragiliti come fuscelli al vento, il cemento è farina, il ferro è ruggine. Lo sa il governo, lo sa il ministro Delrio […] cemento nuovo sul cemento vecchio è come saliva sulla ferita. Pulisce ma non disinfetta. Fra dieci anni staremo di nuovo a rattoppare. Piloni tarlati e soldi sprecati […]».

In tale ultimo frangente, ci curammo di segnalare, con la sollecitudine dal caso richiesta, questo incredibile passaggio ai prefetti dei territori interessati al transito della A24-A25, senza (naturalmente) ottenere alcuna risposta. Tanto per dire, le Autorità.

Il clima dopo il crollo ferragostano del ponte a Genova ha però determinato un brusco mutamento di temperie, nel quale non si poteva né si doveva più urlare al pericolo ma, piuttosto, cercare di rassicurare, se non si voleva perdere, insieme alla bussola, anche la concessione, e persino lo stato di libertà. Negli Abruzzi ha regnato una grandissima confusione sino all’inverno 2018; confusione icasticamente rappresentata dalla scena di Carlo Toto scovato dal barbiere, a Chieti, epocale affronto, da una nota trasmissione televisiva di intrattenimento e denuncia (per molti anni, in Italia, la denuncia è potuta passare solo travestendosi da spettacolo, ed è ormai fondamentalmente spettacolo, e a questo limitata). Al contrario del colosso ‘Autostrade per l’Italia’, forse – chissà – anche per impulso di qualche consigliere di immagine e comunicazione, magari scovato nei pressi della zona romana dove ha sede la holding di Toto (zona completamente astretta da un circolo di uffici di barbe finte), ‘Strada dei Parchi S.p.A.’ ha parlato meno ma ha cominciato a mettere mano alle più critiche situazioni dell’infrastruttura autostradale affidatagli; pur senza aumento del pedaggio, senza un piano delle manutenzioni approvato (l’ingegner Migliorino del MIT ha fatto il suo), senza uno straccio di PEF e di allungamento della concessione (cosa quest’ultima impetrata solo dai nostri disgraziati e disinformatissimi sindaci). Di sua sponte. Senza contare che stando alla versione in vigore del decreto cosiddetto milleproroghe 2020, che dovrà essere convertito ma che qualcosa pure conterà, ogni trattativa sul PEF dovrà ripassare dal via!

In un modesto torno di tempo, come bene avrà visto chi l’autostrada ha percorso, il concessionario ha messo mano radicalmente (r-a-d-i-c-a-l-m-e-n-t-e) ad alcuni ponti e viadotti, senza quasi neppure annunziarlo sul proprio profilo twitter, se non per segnalare la chiusura continuata di alcuni caselli (vi è stato persino un cantiere recentemente sequestrato nel versante reatino: per dire la fretta). Inoltre ha messo in ghiaccio la nomina del Commissario straordinario per il Gran Sasso, con la quale si sgrava di alcune responsabilità immediate e dirette, condividendole, e può quantomeno riprendere fiato.

Colpisce dunque come nei giorni scorsi, in occasione della nostra denuncia sulla sicurezza delle gallerie – con particolare riguardo, giustappunto, a quella speciale del Gran Sasso –, ampiamente annunziata da diversi accessi agli atti presso il Consiglio dei Lavori Pubblici e alla Commissione Gallerie (accessi ai quali ‘Strada dei Parchi S.p.A.’ aveva tentato, invero senza troppa cazzimma, di opporsi; e ne era dunque a conoscenza; come pure ci sentiamo di dire fosse con tutta probabilità in possesso da tempo dell’esposto a otto procure e decine di enti sul tema, da noi inviato in data 7 novembre 2019 ai soli destinatari), ‘Strada dei Parchi S.p.A.’, sentita dall’Ansa, abbia replicato in maniera debole, ed inconferente.

Pescara – Conferenza stampa 11 gennaio 2020

Nel mentre la nostra denunzia sulla sicurezza del traforo del Gran Sasso finiva sin nei telegiornali nazionali, al lancio di agenzia che riepilogava quanto da noi sostenuto e rilanciato in un comunicato, per come di seguito riprodotto:

Esposto su galleria Gran Sasso, distacchi su volte ammalorate (v. ‘200 gallerie autostradali a…’ delle 9:59) PESCARA

(ANSA) – PESCARA, 10 GEN – “I rivestimenti di queste gallerie presentano allo stato odierno calcestruzzi deteriorati di modesta qualità superficiale a causa della lunga esposizione agli agenti atmosferici inquinati dai gas di scarico che con l’umidità si sono condensati sulle pareti come soluzioni acide ed hanno agito da disgregatori della pasta cementizia originaria. A questo si è aggiunto il processo di carbonatazione che nel tempo è penetrato nella massa del calcestruzzo fino a decine di centimetri alterando le sue originarie caratteristiche di resistenza ed omogeneità”, e anche “in alcuni casi, per il momento non molto diffusi, la faccia interna del rivestimento si presenta completamente disgregata e interessata da distacchi di calcestruzzo in calotta e ai piedritti”. E’ quanto scrive Strada dei Parchi in un documento inedito citato nell’esposto che Franco Massimo Botticchio e Augusto De Sanctis, a nome del Forum H2O, hanno presentato a 45 enti e 8 procure lo scorso 7 novembre 2019, e che riguarda le gallerie della Autostrada A24/A25 e in particolare quella del Gran Sasso. (ANSA).

PRO/ S0B QBXB [ore 17.53] Esposto su galleria Gran Sasso, distacchi su volte ammalorate (2) PESCARA

(ANSA) – PESCARA, 10 GEN – Alla luce di ciò la concessionaria prospettava che “in ragione del grado di ammaloramento riscontrato si potrà arrivare ad asportare da un minimo di 7 cm ad un massimo di 40 cm.”.

L’esposto riguarda l’adeguamento alle norme comunitarie del 2004, recepite dal decreto 264/2006 e che doveva essere raggiunto entro il 30 aprile 2019. Il documento di Strada Parchi è stato depositato il 15 ottobre 2018. Per la messa in sicurezza del sistema Gran Sasso il parlamento ha deciso il commissariamento stanziando 120 mln di euro.

Nel documento di SdP si legge anche che ”Un ulteriore fattore di degrado è dipeso dall’assenza dell’impermeabilizzazione a tergo del rivestimento in calcestruzzo, che al tempo del progetto e della realizzazione dell’autostrada A24 e A25 (anni 60-70) non veniva utilizzata come misura volta a garantire una maggiore durabilità del rivestimento. E’ accaduto quindi che la progressiva diffusione di fessure da ritiro sul rivestimento, che si sono allargate con il tempo, fino a risultare passanti l’intero spessore del rivestimento, come pure l’apertura dei giunti costruttivi, sempre a causa del ritiro, hanno determinato l’incremento nel tempo delle infiltrazioni dell’acqua di falda che sono visibili come diffuse percolazioni riscontrabili sopratutto lungo i paramenti ma anche in volta delle due gallerie. Questo ha determinato nei tratti in cui i rivestimenti sono armati un incremento delle ossidazioni delle armature con conseguente rigonfiamento e distacco del copriferro. In altri casi si osservano lesioni longitudinali continue che raggiungono i giunti fra blocchi di rivestimento. In alcune zone il calcestruzzo appare quasi privo di pasta cementizia probabilmente per effetto di un importante circolazione idrica in calcestruzzi già in origine molto porosi. In alcune zone il calcestruzzo appare quasi privo di pasta cementizia probabilmente per effetto di un importante circolazione idrica in calcestruzzi già in origine molto porosi”. (ANSA).

PRO/ S43 QBXA [ore 17.57]- Esposto galleria Gran Sasso, Forum H2O ‘acqua a rischio’  Decreto 264/06 prevede sicurezza e ambiente PESCARA

 (ANSA) – PESCARA, 10 GEN – L’esposto presentato dal Forum H2O connette la questione ambientale, e in particolare dell’acquifero del Gran Sasso che alimenta gli acquedotti dell’Aquila e Teramo, con la questione dell’adeguamento delle gallerie alla normativa comunitaria che scadeva il 30 aprile 2019 a seguito del decreto 264/2006. “L’adeguamento alla 264 riguarda sia le questioni di sicurezza della viabilità che quella dell’ambiente”, puntualizza l’ecologista Augusto De Sanctis del Forum H2O.

Il decreto prevede infatti di “garantire un livello minimo sufficiente di sicurezza agli utenti della strada nelle gallerie della rete stradale transeuropea mediante la progettazione e l’adozione di misure di prevenzione atte alla riduzione di situazioni critiche che possano mettere in pericolo la vita umana, l’ambiente e gli impianti della galleria”. Appunto per questo “ad agosto abbiamo fatto accesso agli atti alla Commissione gallerie del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici in cui sono emersi documenti a nostro avviso assai preoccupanti – spiega Augusto De Sanctis – che rivelano come intanto la Galleria Gran Sasso, che con i suoi 10,5 km è tra le più lunghe d’Italia, non sia stata adeguata entro le scadenze di legge, e una scarsa attività in oltre un decennio, tra cui la mancanza di controlli e ispezioni, da parte degli organi pubblici”.

“D’altro lato la stessa SdP aveva evidenziato la questione della vulnerabilità ambientale connessa all’adeguamento alla 264 in un’audizione al Senato nel 2016 ma poi dai documenti presentati successivamente alla Commissione Gallerie non si evince questa attenzione al contesto ambientale. Alla fine è arrivato il Commissariamento proposto proprio in coincidenza con le scadenza fissata dal Decreto ma crediamo debba essere fatta chiarezza sul perché siamo arrivati a questo punto”. (ANSA).

‘Strada dei Parchi S.p.A.’ non ha trovato di meglio che replicare come segue:

Galleria Gran Sasso:SdP, nessun dubbio su staticità struttura – (V. ‘Esposto su galleria Gran Sasso..’ delle 17,50) PESCARA

 (ANSA) – PESCARA, 10 GEN – “Le gallerie del Gran Sasso sono state aperte al traffico nel 1983 e nel 1989, sono strutture recenti, rispetto alla media delle autostrade italiane, costruite vent’anni prima. Quindi i problemi che si sono cominciati a manifestare sulla calotta, per via dell’inquinamento e per la pressione dell’acqua, non sono tali da mettere in dubbio la staticità della struttura”. Lo fa sapere Strada Parchi in una nota in merito allo stato della Galleria del Gran Sasso.

“Come peraltro abbiamo ribadito – viene ricordato – nel corso dell’audizione sulla sicurezza del Gran Sasso, svoltasi nella Commissione VII e IX Camera dei Deputati de 29 maggio scorso. Ricordiamo che negli ultimi dieci anni la struttura ha superato, senza problemi, tre grandi terremoti e una serie infinita di scosse di assestamento. Attualmente, sul piano della circolazione, il traforo del Gran Sasso ha indici di sicurezza tra i più alti rispetto a strutture simili, per via delle misure adottate, che prevedono la corsia per gli interventi d’emergenza, la riduzione della velocità e il distanziamento tra i veicoli. In questo senso la Concessionaria si è avvalsa del contributo degli esperti del Politecnico di Milano per verificare i possibili scenari di rischio”.

“Come Concessionari abbiamo predisposto – viene sottolineato – le progettazioni per il completo adeguamento degli impianti alle nuove norme Europee. I progetti hanno ottenuto da tempo il via libera della Commissione permanente Gallerie, con alcune osservazioni che hanno portato all’integrazione dei progetti. Abbiamo da tempo inviato al Ministro Infrastrutture e Trasporti gli elaborati per avere il via libera all’avvio dei lavori. Il Consiglio Superiore Lavori Pubblici ha indicato al Ministero la via di realizzare contestualmente sia i lavori di miglioramento della struttura sia quelli di adeguamento degli impianti. Il tutto in attesa di definire con il Commissario di Governo tutti gli interventi che si renderanno necessari per la messa in sicurezza dai rischi di inquinamento dell’acquifero. Appenaavremo il via libera procederemo”, conclude la nota.(ANSA).- PRO/ S43 QBX [ore 18.17]

Fermo rimanendo che di questi progetti presuntivamente approvati noi, per quel che abbiamo potuto visionare (settembre 2019), non abbiamo rinvenuto traccia, due punti della risposta risultano particolarmente deboli, e assai preoccupanti in prospettiva futura.

Sostenere che il traforo del Gran Sasso, «negli ultimi dieci anni […] ha superato, senza problemi, tre grandi terremoti e una serie infinita di scosse di assestamento» è un non-sense, che in questi anni di terremoti e di ricorrenze di sismi (Marsica, 1915) abbiamo imparato a riconoscere come tale; come ci siamo permessi di esemplificare in conferenza stampa, farsi forti di quanto sopra è come compiacersi che la carrozzeria della nostra autovettura abbia resistito a più tamponamenti in serie avvenuti a via Raiale, avendo stabilmente stazionando con la nostra macchina a piazza Salotto (la toponomastica è pescarese): in realtà quel cozzo non ci ha riguardati! E l’Ente supremo non voglia… Campo Imperatore….

Ancor più frusto il riferimento alla presunta relativa vetustà della struttura, realizzata negli anni Ottanta dello scorso secolo (e, concepita, diciamo noi, con le conoscenze e con l’idea del decennio precedente): stiamo parlando di un’altra éra geologica, in tema di conoscenze delle scienze della terra e delle costruzioni. E scartabellando in archivio, i continui arresti nella realizzazione di quel tunnel, la difficoltà dei finanziamenti per concluderlo, i subappalti, il reclutamento delle maestranze, sia detto con il massimo rispetto di tutti, ed innanzitutto di coloro che in quei lavori persero la vita, non ci hanno affatto tranquillizzato. Ma qui siamo nel campo delle sensazioni. Le stesse che ci hanno portato a rivalutare quest’ultimo periodo di ‘Strada dei Parchi S.p.A.’ (sperando di non doverci ricredere).

Franco Massimo Botticchioilmartellodelfucino@gmail.com

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