Sicurezza A24-A25 e prefetti: cosa è stato deciso da chi?

Franco Massimo Botticchio
Franco Massimo Botticchio
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Immagine tratta dal sito internet del concessionario (26 ottobre 2018)

Nell’aggrovigliata vicenda delle autostrade abruzzesi, il 26 ottobre ultimo scorso rappresenta una sorta di spartiacque. Dopo essere giunti, a quella data – in un clima determinato e contrassegnato da una serie di allarmate note di istituzioni e associazioni, e di scambi feroci tra le stesse; e l’attenzione forte di organi di informazione e di intrattenimento, spintasi sin dentro la barberia frequentata da Carlo Toto – alle soglie, così pareva, del provvedimento di chiusura delle arterie attualmente gestite da ‘Strada dei Parchi S.p.A.’, improvvisamente la vicenda, non potendo evidentemente terminare in tale ignominiosa fatta, ha preso una direzione affatto diversa.

Questa modifica della traiettoria delle cose è stata determinata dalla tenuta di un incontro, a L’Aquila, dei cinque prefetti delle province interessate dal percorso delle A24-A25, che in quel 26 ottobre, alla presenza di un novero di soggetti altri che non siamo riusciti ad identificare nella sua interezza (un sito aquilano scrisse che la convocazione «è stata inviata a tutti gli Enti e alle istituzioni coinvolte, tra i quali figurano il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, […], l’Anas, i Vigili del Fuoco e la Polizia») ha assunto, forte della fisica presenza dei «qualificati  rappresentanti» dei soggetti invitati – presenza reclamata, parrebbe, dal prefetto aquilano con la stessa convocazione; quasi che alle riunioni da egli indette partecipino, abitualmente, soggetti che qualificati non sono – delle decisioni non esattamente comunicateci per mezzo dei canali istituzionali, ed estrinsecatesi nell’immediata (in realtà, contemporanea) apposizione di cartelli di limitazioni e prescrizioni su un certo numero di viadotti da parte del soggetto concessionario delle autostrade delle quali si tratta. Concessionario che è stato l’unico soggetto a farsi carico della comunicazione del tutto. Cosa invero molto sorprendente, dopo quattro lustri di dibattiti (e danari) su disaster manager, comunicazione e gestione di crisi, organizzazione delle emergenze (e via così). E, soprattutto, dopo la Grandi rischi del 2009 a L’Aquila, il verbale (ottimo) della diga di Campotosto, e quello di Rigopiano arrangiato non si sa bene dove e come.

Quasi inaudito, verrebbe da dire, che i contorni di questo summit risultino,ad oggi, piuttosto indeterminati, per non dire oscuri (prova ne sia la convocazione, nei prossimi giorni, sul punto, del consiglio comunale della città capoluogo di regione). Soprattutto in presenza di un generale andazzo della stampa seria, che si è alacremente adoperata a ridimensionare la crisi consumatasi nelle ultime settimane, rubricata quasi si fosse scherzato: fenomeno innescatosi grandemente, e inesplicabilmente, all’indomani del 26 ottobre. Ma le questioni che avevano portato ad un simile sentimento collettivo sulle autostrade e forzato a tale convocazione in prefettura permangono tutte, ad onta del riduzionismo di pochi e dei limiti (blandamente rispettati, diciamo così) sui viadotti.

Di ciò ci occuperemo diffusamente nel prossimo futuro. Il primo passo è stato quello di chiedere se esista o meno un verbale del summit. Facciamo i debiti scongiuri ma siamo ragionevolmente certi che di tale questione, prima o poi, dovranno interessarsi i giudici.

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