Scuole di San Benedetto dei Marsi: debbono cadere le teste

Franco Massimo Botticchio
Franco Massimo Botticchio
14 Minuti di lettura
Il progetto della nuova scuola media di San Benedetto dei Marsi presso le ex scuole agrarie, finanziata (in parte) nel 2011 e mai realizzata
 A grandi linee, la situazione di San Benedetto dei Marsi sulle scuole potrebbe riassumersi, grossolanamente, nel modo seguente.
Nell’anno 2013 una nuova amministrazione succede alla vecchia.
Nel quinquennio precedente, proprio intorno al terremoto di L’Aquila, vi è stato un lungo intermezzo di un commissario prefettizio. Chi entra in municipio nel maggio 2013 trova le medie di San Cipriano chiuse e dichiarate inagibili, e gli alunni delle medie ricoverati presso le elementari di via Fucino. Trova anche:
1) in un plico (materialmente consegnato il 6 giugno 2013, lo stesso giorno dello sciagurato parere sul gassificatore [parere che, sia detto senza polemica, se partorito dal precedente sindaco o dallo scrivente sicuramente avrebbe ingenerato una cinquantina di procedimenti penali]), plico che sembra non sia stato neppure materialmente aperto, un bel progetto di una nuova scuola media da realizzarsi presso le ex scuole agrarie, all’ingresso del paese da Pescina, la realizzazione di buona parte del quale è garantita da un finanziamento ottenuto nell’ambito del progetto regionale delle “scuole in sicurezza” (euro due milioni e cento);
2) trova anche, chi entra in municipio, delle case popolari – via Almirante – per le quali si è provveduto, con la Regione, al mutamento di destinazione d’uso e dove con pochi danari (già disponibili) per lavori di modesta entità si possono tranquillamente andare ad allocare alcune classi scolastiche, nella massima sicurezza (ripeto per i duri di comprendonio e gli stupidi conclamati: nella m-a-s-s-i-m-a-s-i-c-u-r-e-z-z-a);
3) trova, infine, chi entra, un incarico affidato a due professionisti onde procedere a verificare la vulnerabilità sismica di via Fucino, struttura dove sono ricoverate giornalmente quasi duecento persone tra ragazzi corpo insegnante ecc. e della quale sarebbe bene conoscere sia la resistenza nell’immediato che inferire la possibilità di un utilizzo in futuro, e per quanto tempo.
Chi entra cosa fa? Comincia a contestare – continuando una campagna elettorale perpetua che non ha più ragion d’essere – che questo finanziamento per la nuova scuola media esista, poi (smentendosi) partorisce un bizzarro atto di indirizzo (sempre il 6 giugno 2013) con il quale, in aggiunta alla sospensione di tutti i servizi tecnici aggiudicati per la progettazione già consegnatagli per le nuove scuole medie (con la suicida motivazione di fondo che «che l’ex Sindaco, nella sua qualità di responsabile dell’ufficio tecnico, ha firmato e pubblicato una determina che affida l’incarico di progettazione del nuovo plesso scolastico poco opportunamente a pochi giorni dalla elezione, e che ciò ha dato molto fastidio» / passaggio che da solo, ove quei professionisti che hanno lavorato su quel progetto promuovessero un’azione in tribunale, condannerà l’Amministrazione a soccombere, e a pagare dunque gli onorari), decide «di verificare, mediante opportuno progetto d’intervento o perizia estimatoria, la convenienza economica rispetto ai costi di riparazione e miglioramento sismico degli edifici scolastici esistenti danneggiati dal sisma». In pratica, si paventa l’idea di riattare la vecchia struttura di San Cipriano, anziché procedere immediatamente a realizzare quella parte della nuova scuola già, in pratica, cantierabile (a quest’ora poteva già essere stata inaugurata / e l’avrebbero inaugurata loro! Nemmeno questo hanno capito!). Si prende il “piccio” del nesso di causalità che deve essere attestato tra i danni rilevati a San Cipriano e l’evento sismico del 6 aprile 2009.
Per fare questa cosa gli zelanti amministratori impiegano oltre TRE anni (i risultati sono avvolti nella massima inconoscibilità, da poco tempo consegnati al Comune, ma pare confermino quello che anche l’ultimo dei fessi sapeva: per “aggiustare” la scuola di San Cipriano ovvero adeguarla sismicamente e migliorarla occorre una quantità di danaro con il quale di scuole nuove se ne costruiscono agevolmente due, e con maggior risultato di sicurezza). Questo fermo di tre anni implica che il finanziamento si deprezzi. Se approvato entro pochi mesi dal loro ingresso in municipio si sarebbe cristallizzato il prezziario regionale per i materiali e le opere, così patirà una svalutazione che ad occhio sarà del 20% (avesse fatto una cosa del genere il precedente sindaco o lo scrivente, sarebbe già intervenuta la Procura della Corte dei Conti a pignorarci casa).
Mentre si procede a questa valutazione gli studenti dove rimangono? A via Fucino.
Viene utilizzata, per una parte di costoro, onde decongestionare almeno le elementari, via Almirante? No.
Esce la possibilità di affilarsi con Pescina e tutta la Valle del Giovenco per un campus innovativo che potrebbe consentire la chiusura di gran parte delle “bare volanti” del territorio, e per quanto è palese che tale progetto alla fine dovrebbe insediarsi in territorio comunale di San Benedetto, forse proprio in un’area attigua alle scuole agrarie, l’amministrazione comunale fa il diavolo a quattro per svillaneggiare il campus, chiamando i genitori alla sacra difesa della Patria e delle scuole a San Benedetto, attraverso una raccolta di firme che definimmo folle allora e che oggi possiamo tranquillamente rubricare anche come cretina.
Ma si è proceduto ad accertare, mentre si cincischia con il birignao burocratico della verifica della sostenibilità e tutte le altre menate (che sono semplici scuse: si poteva benissimo andare avanti sulle nuove medie e se un domani qualche ufficio a L’Aquila o a Roma avesse mosso l’eccezione [ma ad onor del vero, Regione e Stato hanno fatto di tutto per far fare nuove scuole ed adeguamenti sismici nella nostra provincia, senza guardare troppo per il sottile; e lo dico da anarchico… questa cosa va riconosciuta….] ben si poteva sostenere di aver trovato il pacco già fatto), che i ragazzi ed il corpo insegnante almeno siano al sicuro, a via Fucino? La vulnerabilità sismica è stata fatta? I professionisti incaricati della vulnerabilità sono gli stessi ai quali è stato “sospeso” il progetto principale delle scuole. In una lettera del gennaio 2016 costoro scrivono al Comune di San Benedetto dei Marsi che:
Gennaio 2016 - Stralcio del documento dei tecnici
Gennaio 2016 – Stralcio del documento dei tecnici

«[…] dalla data di affidamento del servizio ai sottoscritti, non è stato consegnato materiale attinente elaborati grafici, evidentemente non in dotazione c/o il Comune, ovvero nessuna comunicazione in merito all’esecuzione delle prestazioni richieste al fine dell’individuazione delle scelte progettuali e degli interventi da preventivarsi secondo la normativa vigente con riferimento ad un approfondimento delle indagini da eseguirsi come ad esempio: indagini tipologiche, spessori solaio e direzioni di tessitura; indagini qualità calcestruzzo e quantità armatura (pilastro e trave); indagini tipologia e dimensioni elementi di fondazione e verifica presenza di giunti tecnici nella struttura; caratterizzazione del terreno di fondazione. Tutto quanto premesso, considerato che ad oggi non sono state ricevute comunicazioni in merito […] i sottoscritti si vedono costretti a dover rinunciare all’incarico di che trattasi […]».

Queste parole smentiscono clamorosamente le elucubrazioni di qualcuno che adesso vorrebbe scaricare la responsabilità di un ritardo CRIMINOGENO sui professionisti, anziché assumerselo. I professionisti incaricati della vulnerabilità di via Fucino si dolgono di non essere stati messi in condizione di operare. Qualora, per assurdo, fosse stato però il contrario, l’Amministrazione, in presenza di un’inerzia altrui avrebbe ben potuto revocare l’incarico per tempo. Non attendere tre anni. Cosicché, a farla breve, l’incarico per via Fucino viene affidato solo nel marzo 2016 (a due architetti, altra stranezza). Ma quando hanno ricevuto, gli amministratori di San Benedetto dei Marsi, i (disastrosi) risultati di queste verifiche? Sarebbe interessante saperlo. Certo, desta stupore che due giorni dopo Amatrice il sindaco di San Benedetto mi risponda su internet nel seguente modo:
— «[…] Oggi dopo aver ricevuto un cospicuo finanziamento dal Ministero dell’istruzione, sono state eseguite scrupolose indagini, i cui risultati hanno attestato che le strutture ed i solai rispondono ai requisiti di sicurezza stabiliti dall’attuale normativa. Detto ciò, nella mia umiltà, e senza avere l’arroganza di fare il “capiscione”, riconoscendo la competenza e la professionalità di qualificati ingegneri che hanno svolto il loro lavoro con serietà e coscienza, prendo atto dei risultati… che attestano la sicurezza delle nostre strutture scolastiche. Ma già so che per qualcuno, quello che hanno attestato i tecnici, non ha alcun valore, perchè forse, quello che interessa è procurare inutili allarmismi […]» (Quirino D’Orazio su Facebook, 25 agosto 2016, ore 23.21) —
Poi, silenzio imbarazzato.
Silenzio sulla (in)sostenibilità di riattare quel cesso (senza offesa per i cessi, che non pretendono di essere scuole) di via San Cipriano.
Silenzio colpevole sulla vulnerabilità sismica di via Fucino.
Sempre su internet e facebook a scrivere amenità. Non una parola su queste cose.
Silenzio intervallato però dalla ripresa sorda della calunnia, del chiacchiericcio di piazza, attraverso cui deviare per l’ennesima volta l’attenzione, tentare di dirottare delle gravissime responsabilità su altri o sulla fatalità. Il ritorno di una frustrazione che ha un nome: Paolo di Cesare. In odio al quale si sono probabilmente adottati tutti i comportamenti beceri e stupidi sopra descritti, per quanto lo stesso, dopo aver supplicato, al primo consiglio comunale del 2013, di pensare alla nuova scuola («Il consigliere Sig. Di Cesare ribadisce che le scelte effettuate dalla passata Amministrazione hanno avuto come obiettivo primario la sicurezza. Afferma che prima di intraprendere la scelta di realizzare un nuovo plesso scolastico sono state eseguite ulteriori verifiche, che hanno dimostrato le carenze strutturali dei vecchi edifici scolastici. Riferisce poi che vi è stata l’assegnazione del contributo di € 2.100.000,00 con ben tre diversi decreti. Esorta quindi la nuova Amministrazione a valutare attentamente se il cambio di intervento non possa inficiare la concessione del contributo») si sia poi fatto da parte, forse spaventato dalla demagogia imperante e dall’insulso tifo del quale gli amministratori si sono contornati e beati. Perché a tanto arrivano.
La verità è che per oltre tre anni gli attuali amministratori comunali di San Benedetto dei Marsi hanno “scelto” di continuare a sovraffollare una struttura – via Fucino – non idonea e pericolosa, pura avendo i danari per fare una scuola nuova per parte degli studenti delle medie ed un’altra soluzione tampone sicura (via Almirante) per un’altra parte. Peccato che nessuna pratica burocratica (condotta lentissimamente) autorizzava ed autorizza a scommettere sulla testa delle persone. Non è una prerogativa di chi assurge ad una carica essere meno diligente del buon padre di famiglia.
Questa noncuranza, ancor oggi platealmente esibita non dichiarando nulla sulla circostanza se alla ripresa dell’anno scolastico gli studenti troveranno o meno aperta via Fucino (a poche ore dall’inizio formale delle lezioni!) dimostra lo scarso livello culturale di cotanti amministratori. A loro io unisco il dirigente scolastico dell’istituto comprensivo ‘Fontamara’. Mesi di polemiche sull’aspetto della sicurezza [anche su Pescina] non solo non hanno fatto alcuna breccia nelle loro menti ma li hanno indotti a confondere i contorni di un problema che ora emerge con inaudita gravità (e ringraziamo il Cielo che….) per una sterile polemica politica in favore o contro qualcuno. Proprio questa noncuranza, prova provata della scarsa intelligenza (non posso e non voglio pensare al dolo), a mio modesto parere implica che simili persone non possano amministrare e dirigere nulla di pubblico.
Di queste persone, da cittadino, ho paura.
Condividi questo articolo