COLLELONGO – Una discarica comunale in cerca di bonifica

Redazione
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di Claudio Abruzzo

Si tratta dell’ex discarica comunale sita in località “Le macere”. In attesa della bonifica, oggi l’area si presenta in uno stato di abbandono, con una ulteriore concentrazione di rifiuti speciali e accumuli recenti in prossimità di alcuni tratti dove la rete di recinzione è stata divelta, come riscontrato nel corso di un sopralluogo effettuato nelle scorse settimane dagli operatori del GEN di Avezzano.

IMG_2554Questa discarica, chiusa da anni, è tornata di recente all’attenzione della cronaca locale. L’occasione – indiretta – è il clamore suscitato dalla scoperta di un traffico di rifiuti che vede però al centro un impianto adiacente. Si tratta dell’ex cava trasformata in discarica di “Le grottelle” che, nel corso degli anni, ha inghiottito quasi 17mila tonnellate di rifiuti ammassati senza alcun trattamento. A marzo il Consiglio di Stato ha sentenziato la chiusura di questa cava/discarica, obbligando la Ditta Tamburro Remo che la gestisce, a rimuovere i rifiuti ancora presenti nell’impianto. Tra di essi anche fanghi provenienti da stabilimenti industriali della Toscana, un traffico oggetto di una inchiesta della DDA di Firenze su cui aleggia – come site.it ha già scritto – anche l’ombra della camorra. Ricordiamo che ad oggi, in questo impianto, i rifiuti sono ancora presenti nel sito e non abbiamo traccia del progetto di bonifica.

discarica 3 webLA STORIA – Quella della ex discarica comunale “Le macere” di Collelongo è una storia che parte da lontano ed è simile a quella delle discariche di tanti altri centri marsicani. L’attività di smaltimento nel sito inizia, in maniera completamente incontrollata, negli anni ’50. Esaurita la capacità del primo lotto, nel 1999 il Comune avvia nelle sue adiacenze la realizzazione del secondo, sulla scorta dell’autorizzazione regionale n° 28 del 28/11/1997. L’attività dell’impianto viene poi sospesa nel 2003, a seguito della rottura del serbatoio di accumulo del percolato e del sequestro giudiziario dell’area: all’epoca furono denunciati, per reati poi prescritti nel 2011, anche il sindaco e il responsabile dell’ufficio tecnico.

Sulla scorta dei finanziamenti a tasso zero previsti dal Piano regionale triennale per la tutela dell’ambiente per i comuni dell’aquilano per gli interventi di bonifica dei siti contaminati, il Comune inizia a progettare la bonifica della discarica e sviluppa anche un Piano di caratterizzazione. Nell’iter viene coinvolta anche l’Arta, che però blocca le operazioni di prelievo e di caratterizzazione quando riscontra la presenza di eternit nella parte perimetrale della discarica.

Nel giugno 2007 viene eseguita sul sito un’indagine preliminare da cui risulta una contaminazione potenziale del sito. In particolare vengono evidenziati una concentrazione di arsenico di poco sopra la soglia nel secondo lotto (autocertificazione del 1 ottobre 2007) e l’assenza di sistemi di captazione di biogas e di raccolta di percolato nel primo lotto, cosa ritenuta preoccupante a causa dell’elevata permeabilità del sottosuolo.

Nella Conferenza dei servizi del dicembre 2008 – contrariamente a quanto previsto nel Piano di caratterizzazione – non risulta effettuato alcun carotaggio o sondaggio elettroverticale per verificare la presenza di eventuali falde acquifere sotto la discarica. Infine, nel 2011, vengono effettuati carotaggi superficiali e profondi, che rilevano la presenza di idrocarburi pesanti e metalli (stagno).



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