SANTA CROCE QUERELA SINDACALISTA CGIL PAGLIAROLI – L’accusa è di falsa testimonianza su mobilitazione a Canistro nel novembre 2016 fatta nel corso di un processo su vertenza lavoro di ex dipendenti

Redazione
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COMUNICATO STAMPA

La Santa Croce, ex concessionaria della sorgente Sant’Antonio Sponga di Canistro, ha presentato una querela per falsa testimonianza nei confronti di Marcello Pagliaroli, segretario provinciale dell’Aquila della Flai Cgil. Il motivo dell’azione giudiziaria è legato a quanto dichiarato dal sindacalista il 27 febbraio 2018 nel corso dell’udienza, al Tribunale di Avezzano, sulla vertenza di lavoro attivata dagli ex dipendenti della Santa Croce nei confronti dell’azienda: in quella occasione, il noto sindacalista ha negato “le modalità delittuose ed illegittime”, verificatesi nel corso delle mobilitazioni sindacali attuate a Canistro dal 26 ottobre all’11 novembre 2016, contro la Santa Croce. La protesta si inseriva nel duro scontro, anche giudiziario, tra l’azienda e la Regione che in quel periodo ha negato la proroga delle attività e revocato la concessione della sorgente costringendo di fatto l’imprenditore Camillo Colella a licenziare i 75 dipendenti.

A renderlo noto è la società di Colella, ex concessionaria della sorgente sant’Antonio Sponga di Canistro (L’Aquila), che ha in corso un serrato e lungo contenzioso con la Regione avendo impugnato ogni atto dell’ente. Il duro braccio di ferro va ancora avanti mentre la concessione della Sorgente Sant’Antonio Sponga non è stata ancora assegnata con la preziosa acqua che finisce nel fiume Liri nonostante dal marzo dello scorso anno, ci sia stato un affidamento provvisorio al gruppo Norda in seguito al bando regionale del 15 dicembre 2016.

Parte dei 75 lavoratori che la Santa Croce è stata costretta a licenziare, nell’autunno 2016  hanno partecipato ad un pacchetto di scioperi indetto dai sindacati fuori lo stabilimento di Canistro della Santa Croce che, si premette nella querela, sono state contraddistinte da “costanti intimidazioni, insulti e minacce anche all’incolumità personale, rivolte ai pochi lavoratori che non intendevano aderire alla protesta”, da “cordoni umani davanti ai cancelli di ingresso dello stabilimento, che hanno impedito l’accesso in entrata e in uscita, ai dipendenti, all’amministratore ai soci della società, ai numerosi trasportatori, ed anche la fuoriuscita dallo stabilimento di
merce, materiali produttivi, materie prime”.  Si è verificato anche un episodio di diffamazione, mediante scritta verniciata sul manto stradale della via di accesso allo stabilimento “Giovanni infame” riferito al dipendente Giovanni Di Pietro che si era rifiutato di aderire alla protesta, e un’azione “di sabotaggio, mediante il blocco con massi e alberi divelti dell’unica via di accesso da e per lo stabilimento produttivo”.

Questi episodi però sono stati negati dal sindacalista Pagliaroli, chiamato dai legali della Santa Croce come testimone nell’udienza al Tribunale di Avezzano, relativa al processo intentato da una parte di dipendenti sul recupero di crediti reclamati da parte degli ex lavoratori, a titolo di Tfr, mensilità ed altre retribuzioni dirette ed indirette da parte della Santa Croce.

La società si è però opposta ritenendo “illegittime” le richieste, e contestandole sotto diversi profili, e chiedendo contestualmente il risarcimento dei danni conseguiti dalle condotte illecite ed
illegittime durante i giorni di sciopero.

Pagliaroli a tal proposito ha però affermato in Tribunale che “le manifestazioni si sono sempre svolte nel massimo rispetto delle regole”; che  “i lavoratori non hanno formato cordoni per impedire a persone o mezzi di entrare o uscire dallo stabilimento”, e ha affermato che “non posso riferire se durante lo sciopero lo stabilimento fosse operativo e che “nulla posso dire in merito a
scritte sull’asfalto, in quanto io mi trovavo sul ponte e non sul piazzale”.

Affermazioni che però sostengono nella querela i legali della Santa Croce, sono clamorosamente smentite da quanto “ampiamente riferito e documentato dalle principali testate giornalistiche, televisive e sui quotidiani on line in ambito regionale, mediante fotografie, riproduzioni audio-video, dichiarazioni e comunicati  delle parti intervenute”.

“Solo quando otterranno quanto spetta loro, gli operai permetteranno all’imprenditore di far uscire dallo stabilimento le materie prime”, ha dichiarato ad esempio Pagliaroli in un’intervista ad una testata locale, come riportato agli atti.

“Al fine di evidenziare l’inverosimiglianza delle dichiarazioni testimoniali di Pagliaroli – scrivono ancora i legali della Santa Croce – appare opportuno rimarcare che la protesta sindacale, operata anche con le modalità illecite e delittuose, è stata coordinata proprio dalle principali sigle sindacali, tra cui Cgil, di cui Pagliaroli è segretario, sigla sindacale che, nell’imminenza dei
fatti, ha esternato i motivi e le modalità della protesta, indicando in più riprese la ferma volontà di proseguire nel blocco delle merci”.

I legali della Santa Croce sono pronti anche ad avvalersi di testimonianze di persone informate sui fatti e che “potranno riferire in concreto sui fatti accaduti durante lo sciopero, in netta
contraddizione con quanto asserito dal Pagliaroli, tra cui dipendenti di ditte terze”.

 

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