Sanità abruzzese: una spesa da 2,5 miliardi di euro l’anno La politica del Partito delle cliniche

Redazione
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La magistratura che indaga, un imprenditore corruttore che parla, funzionari e politici di centrodestra e centrosinistra accusati di tangenti: a prima vista sembra la replica dell’inizio di Tangentopoli ma, comunque vada a finire, non è così.

Sono gli attori e la società civile a non essere più gli stessi: l’opinione pubblica è rassegnata, la stampa è sempre più imbavagliata, i magistrati più isolati e i partiti – intesi come forme di organizzazione democratica dei cittadini – sono spariti.

Indipendentemente dall’esito – cioè se i magistrati riusciranno o no a provare le accuse rivolte agli indagati – quello che emerge è il dramma della politica che abdica il suo ruolo fondamentale e cede il potere reale a comitati di affari che non devono più rispondere al cittadino-elettore.

Nascono così il Partito dell’Acqua, dell’Energia, dei Rifiuti, dei Supermercati o delle Cliniche. Tutti con un unico oggetto sociale: sottrarre risorse, meglio se pubbliche. Tutti con lo stesso metodo: utilizzare funzionari, politici di turno e chiunque è funzionale al loro scopo. Il vecchio metodo clientelare che funziona a parti invertite.

Le vittime, ancor più di prima, sono i cittadini e le forme della democrazia.

 

di Angelo Venti

 

A confermarlo è una frase profetica del Procuratore di Pescara, Nicola Trifuoggi.

Nell’aprile 2007 disse in un incontro pubblico “E’ indubbio che c’è stata una perdita di valori all’interno della politica. Ma la cosa peggiore e che questi valori non sono stati sostituiti da altri. Hanno lasciato semplicemente il vuoto”.

Come vedremo, è su questo vuoto che il malaffare è prosperato, senza controlli.

L’Abruzzo è storicamente terra di clientele e gli abruzzesi, forti e gentili, non hanno mai disdegnato di ricorrere al padrino di turno.

La sanità è stata da sempre, per il politico, un feudo da cui attingere voti in cambio di favori (fosse anche solo un certificato), tant’é che la presenza di tanti medici nelle liste elettorali è considerata cosa naturale anche dai cittadini.

Quello che emerge dalle diverse inchieste, però, è una situazione ben peggiore di quella a cui eravamo abituati. Non ci si riferisce alle accuse di associazione a delinquere, concussione, corruzione, riciclaggio, truffa, falso e abuso d’ufficio avanzate dalla Procura. La responsabilità penale è personale, ed è il magistrato a dover provare le accuse: per questo si augura agli indagati di risultare innocenti.

Dal verbale di interrogatorio del corruttore Vincenzo Angelini spuntano tante cose, e non solo i racconti di colore rilanciati da molti giornali: 4 mele pagate 200mila euro, la Porsche Cheyenne con 113mila euro dentro, gli incontri ai caselli autostradali, 12 milioni di tangenti, stipendi da 100mila euro al mese ecc. Quelle accuse, ripetiamo, sono tutte da dimostrare, e potrebbe anche trattarsi – come sostengono diversi indagati – di una vendetta del corruttore Angelini.

La verità è ancora tutta da scoprire ed è  presto per trarre bilanci. Quello che ora possiamo dire è che dalle inchieste emerge in maniera inconfutabile, è il disastro reale della sanità abruzzese. Un disastro che produce non solo i disservizi che tutti subiamo ma che – senza eufemismi – pone una pesante ipoteca  sul futuro della Regione. Vediamo come.

Un fiume di denaro – prima la giunta di centrodestra, poi seppur in maniera diversa anche quella di centrosinistra – è stato versato alle cliniche private, quelle di Angelini in primis.

Almeno 120 milioni di euro prelevati dalle casse pubbliche con una facilità estrema: è bastato presentare una autocertificazione e – senza controlli e verifiche – è uscito dalla Regione un fiume di soldi pubblici.

La storia parte dal 2004 – La giunta di centrodestra guidata da Giovanni Pace, per pagare una prima rata di 336 milioni di euro di debiti contratti con le cliniche private, avvia la Cartolarizzazione: in pratica la finanziaria regionale Fira acquista i debiti dai privati, li gira poi alla Cartesio srl che emette obbligazioni e con i soldi così rastrellati la Fira paga le cliniche private. Un sistema per pagare i debiti, solo che vengono inseriti anche i crediti presunti, di fatto non esigibili.

Vito Domenici, allora assessore di Forza Italia, invita le cliniche a presentare, addirittura con l’autocertificazione, le richieste per le prestazioni dei 6 anni precedenti: così alla Asl di Avezzano vengono chiesti 39 milioni, 38 a quella di Pescara e 39 a quella di Chieti. Solo che, stranamente, nessuno verifica se le richieste sono congrue o se le prestazioni sono state realmente effettuate. Non controlla la Asl e nemmeno l’Assessorato: un danno calcolato in 100 milioni di euro.

2005 – Con le elezioni va alla guida dellar Regione il centrosinistra ma, di fatto, la musica non cambia: con la seconda cartolarizzazione vengono emessi titoli per 327 milioni e le fatture delle cliniche private, di fatto, vengono liquidate con lo stesso sistema: senza controlli.

Tutte e due le cartolarizzazioni – sia quella del 2004 con il centrodestra che quella del 2005 con il centrosinistra – sono state gestite dalla Fira, la finanziaria regionale.

Cambiano le coalizioni, ma  a dirigere la Fira troviamo però sempre lo stesso timoniere, l’ingegner Giancarlo Masciarelli: così la direzione del fiume di denaro non muta, tantomeno le modalità di erogazione.

Ottobre 2006 – Masciarelli finisce in carcere, ma non parla. Tra tutti i commenti di questi giorni, citiamo solo quello di Carlo Taormina, che è stato l’avvocato di Masciarelli: “Se non fossi vincolato dal segreto professionale, sarebbero in tanti a tremare”. E c’è sicuramente da credergli, viste le innumerevoli dichiarazioni di solidarietà avanzate nei confronti degli arrestati proprio da esponenti di rilievo del centrodestra, Berlusconi compreso.

Ma chi è Masciarelli? E’ un ingegnere meccanico diventato mago della finanza: nominato  alla presidenza della Fira, è riuscito a controllare il potere vero, quello che decide come rastrellare soldi e come alimentare la costosissima sanità regionale.

Masciarelli è stato il conte di Cavour – ha dichiarato Angelini a verbale –  contava più di Vittorio Emanuele II”. Infatti per gli affari legati alla sanità le elezioni (stando almeno alle presunte tangenti che Angelini dice di aver erogato a destra e a manca) sono state solo un impiccio. Ma a garantire che i soldi percorressero sempre gli stessi canali ci pensava Masciarelli: tanto potente che nessuno poteva farne a meno. “Dopo le perquisizioni del febbraio 2006 mi dimisi  – ha dichiarato lui stesso nell’interrogatorio –  mi fu chiesto di continuare comunque e fui definito come consulente volontario”. Dopo l’arresto lo stesso Del Turco ammise: “Aveva in mano la memoria della Regione”.

Un tipo che ama il suo lavoro, Masciarelli, tanto che durante un interrogatorio sul complesso giro di società che aveva messo in piedi per la gestione della sanità, disse  a un perplesso Trifuoggi: “Dottore, se vuole, una volta uscito dal carcere potrei fare da consulente alla Procura”.

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