Rigopiano – Legale familiari vittime scrive al presidente del tribunale di Pescara e al ministro Bonafede

Redazione
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Non bastavano i rinvii continui, le lungaggini della giustizia, le lacrime dei parenti a implorare giustizia. A mettere in forse il proseguimento, in tempi decorosi, del processo per la strage di Rigopiano, ora potrebbero essere anche gli strascichi dell’emergenza coronavirus.

Presa per buona la data del 10 luglio prossimo come nuova udienza (le difese non hanno infatti ricevuto alcuna notifica ad oggi), è difficile ipotizzare la celebrazione in una aula del Tribunale di Pescara certo non adeguata a mantenere le distanze sociali difficilmente archiviate da qui ai prossimi due mesi. Da qui la lettera che l’avvocato Romolo Reboa, che assiste i familiari di alcune vittime, ha inviato tra gli altri al Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, al presidente del Tribunale di Pescara Gianluca Sarandrea e al sindaco di Pescara Carlo Masci.

Il processo sulla strage dell’Hotel Rigopiano del 18 Gennaio 2017 è ancora alle battute d’inizio, trovandosi nella fase dell’udienza preliminare di perfezionamento delle chiamate in causa e di costituzione dei responsabili civili – scrive l’avvocato – Un processo giusto e rapido non è l’aspettativa solo delle famiglie delle vittime che chiedono alla Magistratura di punire i colpevoli delle morti dei loro cari, ma è un diritto primario dell’imputato, specie di quello che si ritiene innocente. Il 16 Luglio 2019 è stata la data della prima sessione di udienza preliminare, celebrata, come le successive, nell’aula più grande che il Tribunale di Pescara potesse mettere a disposizione e di cui già è stata lamentata da me e da altri colleghi l’incapienza. E’ stato impossibile non solo stare seduti a fianco dei propri assistiti, così come previsto dalle norme procedurali, ma persino trovare un posto a sedere e, quindi, consultare i documenti necessari per seguire l’attività processuale“.

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