(Ri)Assetto 5.2 – L’immondizia di Roma e il vecchio travestito da nuovo

Franco Massimo Botticchio
Franco Massimo Botticchio
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Il Messagero, 12 aprile 2013


Nell’ultimo post (del quale il presente è un aggiornamento) ci siamo brevemente occupati del tema dei rifiuti romani – una porzione risibile – che per un accordo tra le Regioni Lazio e Abruzzo affluisce, per il solo trattamento meccanico biologico, all’impianto Aciam S.p.A. di Aielli. Tema sul quale da lunghi anni ci applichiamo, per quanto tale sforzo, oltre che poco visibile e di scarso pregio, sia del tutto inutile.

In detto post ci eravamo premurati di sottolineare come, dall’epoca del primitivo patto tra Zingaretti e Chiodi del 2013, questa intesa, pericolosa soprattutto per i varchi che era suscettibile di aprire (in specie se letto e incrociato con i vari progetti di inceneritori che hanno contraddistinto il dibattito pubblico negli ultimi anni), sia sostanzialmente rimasta confinata nella totale irrilevanza, da allora [vedi: Il Martello del Fucino 2013-7] sino ad oggi: tanto da spingerci, nei giorni scorsi, a modestamente scrivere, a corredo del nostro post, questa ulteriore considerazione:

Non sono quei tre-quattro camion al giorno – che portano l’indifferenziato, lo trattano e lo portano altrove – a rappresentare un problema…. Come spiegava ieri la cronaca romana di “Repubblica” (Daniele Autieri): “[…] Ogni giorno oltre 180 tir superano il grande raccordo anulare per raggiungere 62 impianti in dieci regioni italiane e tre paesi stranieri (Bulgaria, Romania, Portogallo)… […]”. Peraltro l’attuale accordo è evidentemente sottoutilizzato, perché se realmente affluisse la quantità indicata ad Aielli, in pratica la capacità di trattamento di quell’impianto sarebbe sufficiente solo per i rifiuti di Roma, e così non è…. Cosa diversa ove ci fosse un piano per un nuovo impianto dedicato, o un inceneritore…

che ci pare di buonsenso, ed improntata al ragionamento che sempre ci sforziamo, pur nella modestia dell’IQ fornitoci dall’Ente Supremo, di dispiegare, anche quando si tratta dell’operato di quella stessa Aciam S.p.A. protagonista di quella infernale vicenda del progetto di discarica di Valle dei fiori che abbiamo avversato sin quasi ad ammalarci, in una certa solitudine. E vincendo.

Finita qui? Dopo qualche giorno, i giovani virgulti della politica (che tanto giovani poi non sono, e che in passato su certi fronti, come detto, non abbiamo mai incrociato / legittimo fossero altrove, fosse pure lo Juventus Stadium: meno legittimo che oggi ci vengano ad insegnare “il mestiere”) si scuotono, e con una dichiarazione loffia [Vedi: Rifiuti da Roma nella Marsica, Ranieri (M5S): dietro c’è la mano del Partito democratico ] si precipitano a difendere il sindaco pro tempore di Roma Capitale, quasi che la questione fosse riconducibile a ciò, e incolpando gli altri (Pd) di aver voluto quell’accordo, e la solita tiritera. Da un simile intervento, di un consigliere regionale M5S, noi traiamo i seguenti insegnamenti:

a) ci sono degli attori politici che non stanno sul pezzo, e si svegliano unicamente per difendere la propria botteguccia di movimento non partito [ma ormai partito più degli altri partiti];

b) che simili attori politici paiono inani alla bisogna, nel senso che non vi è alcun discorso di prospettiva, un’analisi articolata su quel che potrebbe e dovrebbe accadere in futuro (che l’impianto di Aielli dovrebbe trattare più organico e meno indifferenziato è ben chiaro allo stesso soggetto proprietario, che da tempo ha in corso la pratica in Regione);

c) cotanti attori politici non si rendono conto – o non hanno il sospetto – che tale polemica su una circostanza neutra, ed acclarata da anni, e da quasi tutti i sindaci avallata in ragione proprio della tenuità dell’impegno ingenerato dalla poca immondizia romana, nasconda forse altro (magari la riattivazione di un impianto di trattamento meccanico biologico incendiato nel 2011) e potrebbe essere animata proprio da alcune entità dello stesso partito che si intende osteggiare…

Perché non ci si occupa, con molto maggior profitto, di quella riforma della gestione dei rifiuti voluta da Chiodi con la creazione del fantomatico AGIR e di quale sia, ad oggi, lo stato dell’arte della sinergia richiesta da tale riforma tra gli operatori sul Territorio? Perché non ci si domanda se questa sterile polemica sui quattro camion da Roma non rientri forse tra le schermaglie di questa fusione a freddo dei vari operatori?

ilmartellodelfucino@gmail.com

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