Retorica e geografia

Giuseppe Pantaleo
Giuseppe Pantaleo
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Nei mesi estivi è costumanza sparlare delle manifestazioni culturali ma io preferisco continuare con la vicenda delle nostre Amministrative e poi si capirà il perché. È cambiato qualcosa alla luce dei risultati e degli avvenimenti seguenti? Penso di no.

Abbiamo finora assistito al fenomeno delle liste d’appoggio che racimolavano il 3 o 4% a favore dei partiti nazionali (vecchi, nuovi); nella recente tornata elettorale è successo invece che tali liste e i raggruppamenti politici si siano attestati sulle stesse percentuali. È facile chiedersi a questo punto: chi appoggia chi? Il successo è stato ascritto al «civico», diplomaticamente da parte dei partiti strutturati. (Era una delle possibilità legate al modo di votare a queste latitudini, manifestatasi in quest’occasione).

Io mi sono esposto fino a scrivere che era meglio rimanere con la passata Amministrazione per non dover rinunciare per un periodo a una serie di rapporti facilitati sia con la Regione sia con lo stato centrale – dello stesso colore politico. Mi chiedo, dopo alcune riunioni di sindaci (freschi, freschissimi) della provincia aquilana e l’imminenza delle elezioni provinciali: è ancora valido ciò che ho scritto all’inizio del mese? Sì e lo spiego. (La vicenda delle Provinciali certifica il passaggio delle pratiche locali a un livello superiore; il sindaco ha sostituito il classico capobastone, sono anche eliminate le residue incrostazioni ideologiche).

Qualcuno mi ha ricordato di recente che chi parla di «riequilibrio» delle aree interne rispetto alla costa come oggi fa l’«alleanza» elettorale che ha vinto le Amministrative e non solo ad Avezzano, ripete ciò che io scrivo da anni. Io invece ripeto da alcuni lustri che l’Abruzzo interno deve pesare di più a livello regionale – senza specificare in quale campo. Non parlavo di comuni particolari, né di quelli più popolosi come espresso da detta «alleanza» elettorale; bisognava farsi sentire tutti quanti e, una volta ottenuto qualcosa, spartirsi il bottino secondo l’ampiezza dei singoli comuni.

E poi: in qual maniera riequilibrare? Si può soprattutto riequilibrare un territorio?

Io sono rimasto generalmente della stessa idea, anche se, dopo il post-terremoto nell’Aquilano (2009) e i suoi riflessi nella Marsica, ho più di un dubbio sul capoluogo della nostra Provincia e di Regione. Avrei almeno qualche remora a impostare un’azione comune con gli aquilani, soprattutto da quando a più di qualcuno è balzata in mente la bella idea della linea ferroviaria Roma-Pescara passante per L’Aquila. (Le liste «civiche», dovrebbero conoscere bene il luogo in cui esse operano, anche se capita di rado una simile situazione mentre gli si perdona di tutto una volta fuori dall’ombra del campanile).

In un simile gioco ci guadagna il politico di mestiere in occasione delle elezioni più che il territorio, la collettività nella sua quotidianità.

Negli ultimi vent’anni ho scritto più volte che la Marsica deve farsi intrigare dalla geografia, per qualsiasi tipo di progettazione. Amenità per amenità, sarebbe stato più utile raccontare in giro negli ultimi anni che eravamo i discendenti dei «valorosi Equi» più che dei Marsi.

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Lavoro come illustratore e grafico; ho scritto finora una quindicina di libri bizzarri riguardanti Avezzano (AQ). Il web è dal 2006, per me, una sorta di magazzino e di laboratorio per le mie pubblicazioni.