Regione Abruzzo, caso Scoccia – Polemiche per le parole di Marsilio

Redazione
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Sono io che chiedo scusa alle donne che hanno letto o leggeranno le tristi espressioni da bmovie del presidente della regione, certa che lui non sarà in grado neanche di formulare delle scuse adeguate senza provocare ulteriori danni alla sua immagine e dunque, purtroppo, a quella dell’intera regione“. E’ quanto ha dichiarato il Consigliere regionale Marianna Scoccia in risposta al presidente regionale Marco Marsilio che, in un’intervista rilasciata lo scorso sabato 23 Maggio alla redazione regionale della Rai, in riferimento al recente passaggio in opposizione della consigliera, aveva affermato: “Non si può essere un po’ incinta. Se uno sta in maggioranza sta in maggioranza, altrimenti sta all’opposizione“.
Queste parole del presidente offendono tutte quelle donne che hanno scelto di non essere madri e anche quelle che non hanno potuto diventarlo“, la precisazione della consigliera Scoccia.

Dura condanna alle parole di Marsilio da parte delle Donne Democratiche Abruzzesi, che in una recente conferenza stampa precisano:

Se la consigliera Scoccia fosse stata di sesso maschile, per commentare il suo posizionamento politico nell’attuale compagine consiliare in Regione Abruzzo il presidente Marsilio avrebbe usato la stessa metafora?
Perché dunque usare il corpo delle donne, la loro specificità dovuta all’appartenenza di genere, per dare un parere di natura politica? In una parola perché usare proprio quella locuzione per esprimere un concetto semplice come quello di ‘tenere il piede in due staffe’?
Non solo quella di Marsilio è stata una uscita sessista, e quindi discriminatoria, ma anche allusiva: tipico di una cultura becera che vede nelle donne esseri inferiori, funzionali a soddisfare i bisogni e le necessità degli uomini (della patria, della specie), non meritevoli comunque di rispetto riguardo la loro persona e i loro ruoli, professionali e politici. È evidente quindi come ancora una volta il governatore Marsilio si sia rivelato totalmente inadeguato al ruolo che ricopre, totalmente. Scoprendosi per quello che è: l’interprete di un potere machista e clientelare.
Così come inadeguata sembra la risata della consigliera Bocchino, incapace di ogni tipo di solidarietà femminile (visto che le discriminazioni sessuali molto spesso non hanno colore politico e lei per prima siamo certe avrà avuto modo di sperimentarlo da sé) tanto più dal momento che proprio lei è stata prima firmataria di una proposta di legge per il combattere il bullismo e il cyberbullismo, che altro non è che l’uso dei social e della tecnologia spesso proprio contro le donne e le ragazze, sempre più vittime di violenti attacchi di revenge porn e odio in rete. Per questo la solidarietà che intendiamo esprimere ha un carattere fortemente improntato al rispetto dell’autodeterminazione e dell’integrità personale di tutte quelle donne che decidono, con grande senso di responsabilità, di prendere parte alla vita politica del loro paese e dei propri territori. La discriminazione in base al sesso è un atteggiamento grave, lesivo della dignità, insultante e impensabile all’interno di un luogo istituzionale come quello dell’assise regionale. Indica un difetto che se non riguarda tutti gli uomini, di certo attiene ad alcuni di loro, ancora troppi – secondo noi.

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