Questione di misure

Giuseppe Pantaleo
Giuseppe Pantaleo
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Come sta terminando questo 2016? Sono volati gli stracci da noi.

Ho ricevuto in modo casuale, fresca di stampa la rivista del Comune intitolata Il Filo Comune di Avezzano; non l’ho letta perché gli articoli erano senza firma. A cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta si usava proprio così in determinati ambienti: si scrivevano dei pezzi (anche in due o tre persone) per un ciclostilato e non si firmavano; si trovavano riuniti in ordine alfabetico e perciò mescolati tra loro, gli autori dei diversi «articoli». Che cosa mi ha impedito per giorni di sfogliarla? È che la storia si è ripetuta in maniera farsesca di là dei personaggi.

Mi era venuta però una mezz’idea di scrivere qualcosina su tale nuova rivista. Si trattava di una pubblicazione tirata in 5mila copie e costata 20mila euro, almeno stando a quanto io sentivo in giro da giorni; è un unico foglio 42 x 59 cm (probabile formato B9: 44 x 62 cm), stampato in bianca e in volta, a colori. «Potevano fare un’edizione firmata dal sindaco e numerata a quel prezzo… per venderla però, altro che gratis…», aggiungevo io.

Si erano intanto registrati accesi battibecchi tra pubblicisti: ho preso a interessarmi all’argomento.

Era tutto nato da un post: Le “buone notizie” ad Avezzano costano 20mila euro in «AccendiLaLuce» 21 dicembre 2016. «Il Comune di Avezzano un paio di giorni fa ha divulgato un comunicato stampa in cui annunciava l’uscita del giornale. Quindi siamo al numero uno dell’anno 2016, il 21 dicembre», a cui legare il precedente: «Spesa: 20mila euro».

Il giorno seguente appare un commento di Mariano Santomaggio (Pdl) – che si era già interessato all’argomento – in: Ventimila euro per il giornale del Comune. Santomaggio: “Ecco un’altra marchetta elettorale”, in «TerreMarsicane» 22 dicembre 2016. Il pezzo non è firmato ma è interessante l’inizio: «Il caso è stato sollevato sul blog di una giornalista della nostra testata, Magda Tirabassi». (Rammarico per pubblicare una notizia-bomba?). Prosegue con: «il giornale dell’Amministrazione comunale del sindaco Gianni Di Pangrazio, che è costato ai cittadini 20mila euro». E due. Tutto ciò che si diceva in giro era perciò tutto vero, anche se il primo pezzo pubblicato sulla vicenda era diverso e più vicino alle cifre correnti, almeno per qualcuno come il sottoscritto che bazzica le tipografie da decenni: «Il primo numero verrà distribuito in 5mila copie e ogni numero costa al Comune 2.300 euro», in: Arriva il periodico “Filo comune” Tiratura: 5mila copie, in «IlCentro» 20 dicembre 2016. (20mila, 2.300 euro, altro?).

C’è qualcuno che avrebbe gradito vedere dirottate altrove le risorse per il «giornaletto»: «E dire che ci sarebbero testate cartacee, online, e radiotelevisive cittadine che si potrebbero sostenere quantomeno per cercare di rilanciare l’occupazione di qualità», Avezzano, nasce il notiziario del Comune, in «CliccaEPensa» 23 dicembre 2016; lo stesso pezzo è apparso il 25 dicembre anche nell’aquilano IlCapoluogo. (Sì, ma in una simile situazione un pubblicista, un operatore dell’informazione attaccherebbe un amministratore?). Scrive proprio «giornaletto», mentre per altri – fuori della Piana –, si tratta di: «Un foglio di informazioni sull’attività dell’amministrazione in scadenza», in «InAbruzzo» 25 dicembre 2016.

C’è chi risponde agli attacchi rivolti non solo all’Amministrazione «ma anche nei confronti di quanti a questo progetto hanno collaborato», in: M. Santellocco, Buone notizie e cattive informazioni in «Marsicanews» 24 dicembre 2016; è mancata negli articoli a suo dire, la «verifica delle informazioni». È in ogni modo un’assurdità da parte di coloro che, pur lavorando in testate giornalistiche «screditano strumenti dell’informazione». Lei ha partecipato («Comitato di redazione») al numero zero del vituperato «foglio» di carta e definisce «blogghettino» il blog precedente.

Mi ha colpito della vicenda in modo particolare, proprio i litigi tra colleghi dell’informazione on-line. (In ogni modo: ‘Something is rotten’, per dirla con il Bardo dell’Avon). A me è però rimasta la voglia di conoscere il nome della stamperia per via del formato (insolito) utilizzato non essendo esso riportato sulla pubblicazione (Cfr.: L. 47/1948, art. 2); m’interessa giusto quello e non chi il comune di Avezzano dovrà liquidare.

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Lavoro come illustratore e grafico; ho scritto finora una quindicina di libri bizzarri riguardanti Avezzano (AQ). Il web è dal 2006, per me, una sorta di magazzino e di laboratorio per le mie pubblicazioni.