Quel che (non) vogliamo sapere del Cam S.p.A. – Forma e sostanza

Redazione
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a cura di:

Sperone Logaritmics

(9/100 – continua)

Quel che (non) vogliamo sapere del Cam S.p.A. Forma e sostanza

Il garantismo è uno dei pilastri della moderna civiltà occidentale, e mai ci verrebbe in mente di tracciare una scorciatoia, e denunciarlo o porlo in non cale, per preferirgli una qualsivoglia verità effettuale emergente, di questo o quel colore, fosse pure di impatto e iridescente. Tuttavia, dove le umane attività di politica e di giustizia – quelle cioè finalizzate a garantire l’osservanza delle regole comuni, il reintegro dei diritti violati e la sanzione dei comportamenti devianti – non riescano a dispiegarsi per come dovrebbero, dalla mancata precisa individuazione delle singole specifiche responsabilità di indirizzo e di gestione e di amministrazione che hanno causato e direttamente prodotto una situazione contingente, non possiamo di certo indurre che quelle determinate cose non siano mai avvenute, o non esistano, o non abbiano provocato delle conseguenze. Detto in termini piani, con un esempio: non essere riusciti, da parte dei preposti organismi (ivi comprese delle giurisdizioni di natura eccezionale) del Regno d’Italia a ciò deputati, a individuare, per mezzo di un processo, gli autori della strage alla fiera campionaria di Milano del 12 aprile 1928, non implica che quel giorno non sia dunque morto nessuno, o che nessuno abbia posizionato una carica esplosiva in quel sito; o, al contrario, ritenere che tra gli arrestati e gli indagati per quell’attentato (strategia della tensione ante litteram) certamente vi fossero gli ideatori del criminale gesto (tra questi Romolo Tranquilli, il fratello di Silone; e, invero, Silone stesso). Ci agitassimo nel corno di questi due opposti moduli, potremmo solo prendere atto di sentenze emesse dai tribunali, e passate in giudicato (e quante ve ne sono state di totalmente errate e ingiuste?) oppure fare giustizia in salotto, di nostra sponte. Perdendo di vista il contesto, i fatti, ed il loro significato a prescindere dall’aspetto criminale personale ecc.. Perdendo di vista gli accadimenti per come esistenti nella politica (nelle cose della città, dello stato), che è il solo aspetto che dovrebbe realmente premerci.
Tutto ciò, per tornare alle parole che più modestamente l’attuale sindaco di Avezzano ha pronunziato all’atto della diffusione della notizia della denuncia presentata dagli scorsi vertici del Cam S.p.A. nei riguardi del nuovo corso (comprensivo del sindaco medesimo); parole pronunziate a scarico di ogni responsabilità dopo che egli stesso aveva sostanzialmente e improvvidamente fatto di ogni erba un fascio nella famosa conferenza stampa di annunzio di quell’operazione-verità non a caso mai decollata. Giova riportare nuovamente queste parole:
«[…] Su chi abbia dissestato il Cam e abbia nascosto colposamente o dolosamente la reale situazione dei conti dovranno rispondere la Procura della Repubblica e la Corte dei Conti, gli unici organi competenti ad accertare le reali responsabilità […]».
Qui, secondo noi, ci troviamo al cospetto di un vero e proprio bivio, dove forma e sostanza producono un vero cortocircuito; bivio dinanzi al quale occorre decidersi se rimanere fermi ad attendere che le Autorità preposte ci spieghino il come e il quando, l’alfa e l’omega del disastro (che in quanto tale è oggettivo) oppure se ci si incarica di analizzare i meccanismi del passato sistema, gli ingranaggi di quello che tuttora macina acqua, e in attesa di capire che fine (si) farà, mettere mano a profilare una macchina nuova.
Alla luce della pessima prova – ecco: rientriamo nella sfera delle opinioni! – fornita nell’ultimo ventennio dalla magistratura e dalla polizia giudiziaria di Avezzano riteniamo che le nuove e reiterate e resuscitate indagini sul Cam S.p.A. non approderanno a nulla di stringente. Occorre decidersi se il difetto sia (sarà) nel manico delle Autorità o se il nulla di fatto sarà la conseguenza necessaria della circostanza che nulla di riprovevole o illegittimo o illecito sia stato consumato e si sia registrato nell’acquisto della sede, nella redazione dei bilanci, ecc..
dettaglio Gagliardi
Che cittadini politicamente responsabili si ammantino del vello del garantismo, e che con tutta probabilità non avranno alcuna grana legale seria, non dovrebbero automaticamente indurci a ritenere che nulla sia successo. Passaggio successivo è quello di liberarci dalla zavorra delle questioni personali e analizzare le falle del sistema. E di queste, volendo applicarsi, se ne trovano a iosa.
Tra queste, imprescindibile è quella rappresentata dai comportamenti dei comuni soci del Consorzio, una congerie di enti piccoli e piccolissimi che nei lustri (l’utilizzo della periodizzazione fontamarese per la concessione del fiume non è casuale) la cui volontà ha rappresentato l’architrave della macchina infernale che da loro traeva legittimazione. Prove ce sono infinite, e vedremo, a tempo debito, le assemblee, i comizi delle pulci, le pretensioni dei nani. Ma un episodio ci preme ricordarlo subito, perché rivelatore dei processi (mentali e non solo). Risale a dieci anni fa. L’allora sindaco di San Benedetto dei Marsi chiese un parere (Relazione Gagliardi su bilancio Cam, 17 lug. 2008) sui bilanci del Cam S.p.A. riferito agli anni 2006 e 2007, e quel che il dottor Giuseppe Gagliardi sciorinò allora è quel che oggi è vulgata corrente. Quel parere venne preso e comunicato, da quel cattivone del committente, Paolo Di Cesare, a tutti gli altri soci (noi ci peritammo persino di pubblicarlo su dei ciclostilati, e diffonderlo con ogni mezzo). Ecco, se in una società fatta di cugini, arriva una persona fededegna che accusa qualcuno del sodalizio familiare di cose poco corrette, chi riceve l’informazione ha due modi di reagire:
a) cercare di accertare il reale stato dei fatti oppure: b) – questo anche dopo aver eventualmente esperito la lettera a) – riconfermare la propria fiducia nell’operato dei soggetti bestemmiati.
Nulla di tutto ciò successe: silenzio totale, in un senso e nell’altro. Si sarebbe potuto affrontare degli snodi molto prima, se lo si fosse voluto, e non lo si è fatto. Perché? Quelle cose denunziate da Gagliardi erano vere? O no?
(9/100 – continua)
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