Protezione civile – Abuso potere di ordinanza: i ministri rispondono all’interpellanza, anzi no

Redazione
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L’undici dicembre scorso l’onorevole Laura Garavini, membro della Commissione parlamentare antimafia e altri 38 deputati, in merito agli abusi commessi dal Dipartimento di protezione civile nella gestione di subappalti per centinaia di milioni di euro relativi al PROGETTO CASE, hanno presentato una interpellanza urgente in cui si chiedeva al Presidente del consiglio dei ministri, al Ministro dell’interno e al Ministro della giustizia:

se l’articolo 2 comma 1 dell’ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 novembre 2009 n. 3820 non costituisca un abuso del potere di ordinanza da parte del Dipartimento di protezione civile, vanificando gli accertamenti e le verifiche su almeno 132 subappalti sospetti e rendendo inutilizzabili le prove già raccolte da parte delle forze dell’ordine.

Questo il testo stenografico della discussione tenutasi alla Camera dei deputati giovedì 28 gennaio 2009:

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– Ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri in materia di subappalto di lavori nelle zone terremotate dell’Abruzzo – n. 2-00565

PRESIDENTE. L’onorevole Garavini ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00565, concernente ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri in materia di subappalto di lavori nelle zone terremotate dell’Abruzzo (Vedi l’allegato A – Interpellanze urgenti).

LAURA GARAVINI. Signor Presidente, con il decreto-legge 12 aprile 2006, n. 163, concernente il Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, si è stabilita una serie di obblighi, relativi alla stazione appaltante, per esempio il fatto che i concorrenti, all’atto dell’offerta, debbano indicare i lavori che intendano subappaltare, oppure il fatto che l’affidatario provveda al deposito del contratto di subappalto presso la stazione appaltante almeno venti giorni prima della data di effettivo inizio dell’esecuzione dei lavori, oppure il fatto che si debba, al momento del deposito del contratto di subappalto, trasmettere la certificazione attestante i requisiti richiesti, così come pure l’obbligo di esporre all’interno del cantiere tutta una serie di cartelli che indichino i nominativi di tutte le imprese subappaltatrici.
Sono, però, state riscontrate irregolarità nei subappalti attribuiti a L’Aquila, che vanno contro le indicazioni dei vari obblighi a cui attenersi. Si è verificata la presenza di ditte sospette e la non corretta esposizione di cartelli, in particolare per le ditte subappaltatrici.
Nel corso di una serie di ispezioni, che sono state fatte nei cantieri del Progetto «Case», sono state rilevate ben 132 posizioni non corrispondenti agli obblighi previsti dal decreto prima enunciato, tant’è che le forze di polizia hanno riscontrato la necessità di procedere ad approfondimenti per verificare eventuali violazioni delle disposizioni preannunziate; sei ditte erano state direttamente deferite all’autorità giudiziaria e per un’ulteriore ditta è stata revocata l’autorizzazione al subappalto attraverso il ritiro della certificazione antimafia.
Signor sottosegretario, vogliamo sapere se l’ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 novembre 2009, n. 3820, recante ulteriori interventi diretti a fronteggiare gli eventi sismici verificatisi nella regione Abruzzo, nel momento in cui dispone che le autorizzazioni rilasciate dal dipartimento della Protezione civile per il subappalto dei lavori hanno efficacia dalla data di presentazione delle relative domande, non costituisca un abuso di potere, vanificando gli accertamenti e le verifiche che le stesse forze dell’ordine avevano ritenuto, invece, di portare avanti.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l’istruzione, l’università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l’istruzione, l’università e la ricerca. Onorevole Garavini, con riferimento all’interpellanza urgente presentata dalla signoria vostra, si fa presente quanto segue. Le società aggiudicatarie degli appalti e le imprese subappaltatrici coinvolte negli interventi per la ricostruzione in Abruzzo, a seguito del sisma del 6 aprile 2009, sono state oggetto di numerose verifiche, in ottemperanza a quanto stabilito dalla vigente normativa.
Le suddette verifiche hanno riguardato la richiesta del certificato del casellario giudiziario generale, civile e penale, del certificato dei carichi pendenti dei soggetti che ricoprono cariche sociali all’interno della società aggiudicataria o subappaltatrice ex articolo 39 del decreto del Presidente della Repubblica n. 313 del 2002, nonché la richiesta dell’informativa antimafia ex articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica n. 252 del 1998 alla prefettura de L’Aquila, come disposto dalle linee guida del Ministero dell’interno.
Altre verifiche sono state effettuate relativamente al regolare pagamento di imposte e di tasse e all’adempimento dell’obbligo di assunzione dei lavoratori diversamente abili. Inoltre, ai sensi dell’articolo 27, comma 5, del decreto del Presidente della Repubblica n. 34 del 2000, recante «regolamento istituzionale del sistema di qualificazione per gli esecutori dei lavori pubblici, ai sensi dell’articolo 8 della legge n. 109 del 1994 e successive modificazioni», sono stati compiuti, presso il casellario informatico dell’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, i controlli da parte della stazione appaltante per individuare le imprese nei cui confronti sussistessero cause di esclusione dalle procedure di affidamento dei lavori pubblici.
Si precisa, altresì, che, al fine di garantire la trasparenza di tutti i procedimenti necessari alla realizzazione degli interventi, è stato inserito nel decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, un apposito articolo – l’articolo 16 – relativo alla prevenzione delle infiltrazioni della criminalità organizzata negli interventi per l’emergenza e, in particolare, nella ricostruzione della regione Abruzzo.
Tale articolo ha demandato al prefetto de L’Aquila il coordinamento e l’unità di indirizzo di tutte le attività volte alla prevenzione delle infiltrazioni della criminalità organizzata nell’affidamento e nell’esecuzione di contratti pubblici, nonché nelle erogazioni e concessioni di provvidenze pubbliche, connessi agli interventi per l’emergenza e la ricostruzione. Inoltre, ha posto, a supporto dello stesso prefetto, il Comitato di coordinamento per l’Alta sorveglianza delle grandi opere, costituito ai sensi dell’articolo 180, comma 2, del Codice dei contratti pubblici (decreto legislativo n. 163 del 2006). In base al comma 4 dello stesso articolo 16, al predetto Comitato è stato affidato il compito di definire le linee guida per i controlli antimafia sui contratti pubblici aventi ad oggetto lavori, servizi e forniture, anche in deroga a quanto previsto dal regolamento sulle certificazioni antimafia di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 252 del 1998.
A seguito di una modifica, inserita in sede di esame del suddetto decreto-legge n. 39 del 2009 dal Senato, anche gli eventuali subappalti e subcontratti, derivanti dal contratto pubblico, sono oggetto di controllo. In proposito, è opportuno considerare che gli interventi preliminari alla realizzazione dei nuclei abitativi, detti «Case», contemplano una serie sequenziale di lavorazioni, opere, allestimenti provvisionali e forniture (scavi, fornitura di calcestruzzo reso in opera e di inerti, di materiale di carpenteria, opere di movimento terra, eccetera) per i quali può considerarsi notoria una particolare accentuazione del rischio mafioso.
Nella medesima disposizione, al comma 5 dell’articolo 16, è stata prevista la tracciabilità dei flussi finanziari, al fine di una maggiore efficacia dei controlli antimafia nei contratti pubblici, nei successivi subappalti e subcontratti, aventi ad oggetto lavori, servizi e forniture e nelle erogazioni e concessioni di provvidenze pubbliche.
Tutto ciò si realizza attraverso la costituzione, presso il prefetto competente per territorio, di elenchi di fornitori e prestatori di servizi non a rischio di inquinamento mafioso, cui possono rivolgersi gli esecutori dei lavori oggetto del decreto-legge in esame, e la previsione dell’obbligo di relazione semestrale al Parlamento in merito ai risultati conseguiti.
Relativamente all’obbligo di tracciabilità, su impulso del Dipartimento della Protezione civile, le imprese hanno provveduto all’apertura di appositi conti correnti dedicati all’appalto ed al subappalto, pena la sospensione dei pagamenti in corso, riportando il Codice unico di progetto su tutte le fatture e su tutti i documenti amministrativi e contabili, connessi ai lavori per gli interventi di ricostruzione post-sisma. Nell’evidenziare che al 16 dicembre 2009 erano coinvolte, negli appalti del Dipartimento della Protezione civile, ben 189 ditte appaltatrici e 1.513 ditte subappaltatrici e fornitrici, si fa presente che l’adozione della disposizione citata dall’onorevole interpellante si è resa necessaria al fine di consentire una rapida realizzazione delle opere, considerata la straordinaria necessità ed urgenza di fornire un ricovero alla popolazione colpita dal sisma e di evitare possibili pregiudizi negativi, dovuti all’inevitabile dilatazione dei tempi tecnici necessari per il rilascio delle autorizzazioni previste dall’articolo 118 del decreto legislativo n. 163 del 2006, a causa dell’enorme mole di richieste pervenute dalle imprese. In merito agli effetti prodotti dalla stessa disposizione, si sottolinea che essa si limita ad anticipare l’efficacia degli atti autorizzativi comunque emanati, senza pregiudicare in alcun modo le ordinarie attività di accertamento delle forze dell’ordine, e quindi nel rispetto del citato articolo 118. Infine, secondo quanto riferito dalla procura della Repubblica presso il tribunale de L’Aquila – Direzione Distrettuale Antimafia, la vicenda collegata ai subappalti non autorizzati, rilevati durante gli accessi sui cantieri disposti dal prefetto, ha dato origine a 13 procedimenti penali, attualmente pendenti nella fase delle indagini preliminari. Si segnala altresì, come precisato dal procuratore distrettuale Antimafia de L’Aquila, che alcune delle ditte subappaltanti hanno presentato richiesta di autorizzazione il giorno stesso del suddetto accesso.

PRESIDENTE. L’onorevole Garavini ha facoltà di replicare.

LAURA GARAVINI. Signor Presidente, signor sottosegretario, purtroppo non siamo contenti neppure di questa seconda risposta. L’ordinanza del Presidente del Consiglio del 12 novembre scorso ha delle conseguenze gravi: nella ricostruzione in Abruzzo si sono inserite anche delle aziende in forte odore di mafia e questa – lo deduciamo anche dalla sua risposta, signor sottosegretario – è una realtà che il Governo non vuole affrontare. Il Governo cerca ancora una volta di continuare a raccontare la favola della ricostruzione in Abruzzo in cui tutto procede per il meglio: questo è l’unico motivo dell’ordinanza in oggetto con la quale si attua un colpo di spugna nei confronti di almeno 132 subappalti sospetti che corrispondono a commesse per circa un miliardo di euro. L’ordinanza, infatti, con l’articolo 2, comma 1, elimina retroattivamente il reato di subappalto non autorizzato, rendendo inutilizzabili le prove già raccolte dalle forze dell’ordine su almeno 132 ditte non in regola. Questo, signor sottosegretario, è un regalo alle aziende sospette, mafiose ed è uno schiaffo vero e proprio alle tante aziende oneste e ai tanti operai onesti che con il loro lavoro stanno ricostruendo l’Abruzzo. Nell’ordinanza si dice che le autorizzazioni rilasciate dal Dipartimento della Protezione civile per il subappalto dei lavori relativi alle strutture abitative e scolastiche hanno efficacia dalla data di presentazione delle relative domande, il che vuol dire che si cancella uno dei capisaldi della normativa sui subappalti. In base al cosiddetto «decreto Abruzzo» del 28 aprile, le ditte aggiudicatarie devono comunicare alla stazione appaltante, quindi alla Protezione civile, i nomi e la documentazione delle ditte cui intendano assegnare i lavori. La Protezione civile ha l’obbligo di controllare la catena dei subappalti e ha 30 giorni di tempo per autorizzare l’inizio dei lavori. Quest’ultimo passaggio però non è avvenuto o almeno non sempre: lo dimostra il fatto che, a seguito di controlli eseguiti sui cantieri del «Progetto case», sono state individuate queste ditte non in regola sulle quali le forze dell’ordine hanno disposto accertamenti per il reato di subappalto non autorizzato. Come dicevo prima, sei aziende sono state deferite direttamente all’autorità giudiziaria, ad una di esse è stato ritirato il certificato antimafia e un’ulteriore azienda è risultata essere socio di elementi riconducibili alla criminalità organizzata siciliana.
Signor sottosegretario, in Abruzzo ci troviamo di fronte ad una situazione gravemente compromessa dal fortissimo rischio di infiltrazioni mafiose nei subappalti. Glielo posso assicurare dal momento che anche come Commissione antimafia siamo andati in missione ad hoc a L’Aquila proprio a seguito del sisma e la magistratura ci ha illustrato una realtà, non solo per il presente ma anche per l’immediato futuro, estremamente preoccupante: le mafie cercano di mimetizzarsi, inserendosi in associazioni temporanee di imprese a fianco di aziende pulite, usano prestanomi puliti, approfittano di certificati antimafia regolari. È certo difficile scovarle, ma è basilare cercare di farlo per evitare che si approprino in toto di tutti i finanziamenti pubblici stanziati per il dopo terremoto. Sarebbe grave se la Protezione civile, anziché adempiere al suo dovere di controllo e di vigilanza, cercasse di nascondere palesi inadempienze, attraverso un’ordinanza retroattiva che la esonera da ogni colpa, denuncia e critica. L’emergenza e quella stessa necessaria rapida esecuzione delle abitazioni che lei, signor sottosegretario, citava non possono e non devono servire da alibi per giustificare una gestione autoritaria e semmai scorretta della cosa pubblica. Se è vero che il super commissario può agire in deroga a tutte le leggi in materia ambientale e paesaggistica, della difesa del suolo, igienico-sanitarie e così via, è anche vero che ci troviamo in uno Stato democratico in cui chi esercita funzioni istituzionali è chiamato a non abusare del proprio potere e a garantire il massimo della legalità, della trasparenza e della correttezza.
Nella ricostruzione non deve contare la voglia del Governo di dare un’immagine glorificante del proprio operato ma solo gli interessi degli abruzzesi e gli abruzzesi chiedono giustamente che aziende pulite facciano un lavoro pulito così da garantire loro una vita sicura in abitazioni sicure. L’effetto di questa ordinanza, signor sottosegretario, è il contrario: essa va contro gli interessi delle tante aziende oneste e dei cittadini abruzzesi.

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