Primo anno di post terremoto: L’Aquila non dimentica

Redazione
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TERREMOTO. Alla commemorazione, durata l’intera notte, hanno partecipato quasi 25mila persone. Don Nunzio Spinelli, Basilica di Collemaggio, ai giornalisti: «Berlusconi non è venuto perché l’avrebbero fischiato».

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(L’Aquila, Piazza Duomo, 6 aprile 2009)

Angelo Venti da L’Aquila

Alle 3:32 del 6 aprile, dal campanile della chiesa delle Anime Sante 308 rintocchi, uno per ognuna delle vittime, ha ricordato agli aquilani quei terribili 22 secondi di un anno fa. In un silenzio impressionante, prima dei rintocchi, in una piazza stracolma di cittadini sono stati letti uno a uno i nomi di quanti hanno perso la vita sotto le macerie.

La cerimonia si è tenuta in Piazza Duomo, la stessa piazza dove un anno fa si riversarono impauriti gli abitanti del centro storico in cerca di scampo dalle scosse e dai crolli. Un luogo simbolo, per gli aquilani: in questa piazza, dopo il terremoto del 1703, partì la ricostruzione della città. Qui si tennero le prime assemblee cittadine e qui furono innalzate le prime baracche che ricoverarono gli aquilani che ricostruirono la città dopo quel terribile sisma. Sempre su questa piazza si affaccia la chiesa delle Anime Sante, edificata proprio in memoria delle vittime del terremoto di tre secoli fa. Questa chiesa, dal forte valore simbolico per gli aquilani, ben rappresenta la finta ricostruzione, fatta a uso e consumo dei media, messa in atto dal governo Berlusconi.
Riaperta ai fedeli qualche settimana fa, a chi entra la chiesa appare integra, ma poi ci si rende conto che la navata è tronca, chiusa da un finto muro che come un sipario calato impedisce la vista della cupola e dei crolli retrostanti. E lo stesso discorso vale per l’intero centro storico del capoluogo. Percorrendoli e sbirciando nei vicoli chiusi da cancellate, sembra che sia tutto pulito, ma basta provare a infilarsi nei vicoli delle zone rosse per capire che le macerie sono ancora tutte lì, ulteriormente aumentate a causa delle scosse che continuano, delle piogge, della neve e del gelo.
Alla commemorazione, durata l’intera notte, hanno partecipato quasi 25mila persone. Giovani, anziani, coppie con i bambini nelle carrozzine, hanno dato vita a quattro cortei che si sono riuniti alla Fontana Luminosa e – con alla testa gli striscioni dei parenti delle vittime e dei vari comitati cittadini – hanno illuminato con le fiaccole le vie buie del centro storico e sono poi arrivati, alle 3.32, in una piazza Duomo già stracolma.

È stata una marcia silenziosa, illuminata da migliaia di fiaccole, lumini, candele. La prima elaborazione collettiva del lutto, impedita in questo anno proprio dal modello di intervento messo in atto dalla protezione civile di Bertolaso. Elaborazione impedita grazie alla messa in campo, già dalle prime ore e per lunghi mesi, di centinaia di clown piombati su una popolazione scossa e chiusa per otto lunghi mesi nelle tendopoli o alloggiata negli alberghi sulla costa.

Ora, a un anno di distanza, la popolazione comincia a realizzare cosa gli è capitato con il terremoto ma soprattutto con il dopo terremoto e iniziano i primi timidi segnali di reazione. «Berlusconi non è venuto perché l’avrebbero fischiato. Questo é il vero motivo della sua assenza», ha detto ai giornalisti don Nunzio Spinelli, rettore della basilica di Collemaggio, a margine dell’omelia tenuta dall’arcivescovo Molinari, che invece ha invitato i terremotati ad avere fede e speranza.

Lungo il percorso della fiaccolata conclusiva – aperta da uno striscione con scritto solo “verità e giustizia” – non c’è stata alcuna contestazione, anche perché si è rispettata la volontà dei parenti delle vittime che chiedevano una manifestazione silenziosa, laica e senza la partecipazione di forze politiche. Atmosfera tesa, invece, alla seduta straordinaria del Consiglio comunale tenutosi alle 22 in un tendone in Piazza Duomo.

La lettura del messaggio di Silvio Berlusconi è stato più volte interrotti dai fischi, applausi invece al messaggio del presidente della Repubblica, e qualche fischio a quello di Schifani. In precedenza, invano, il presidente del Consiglio comunale, aveva chiesto ai cittadini intervenuti, di lasciare le sedie per far posto alle autorità intervenute: il sindaco Alemanno, la presidente Polverini, la vicepresidente della camera Bindi, il senatore Pdl Piccone e il neopresidente della Provincia pdl, Del Corvo.

Angelo Venti

[ su Terra, 7 aprile 2010 ]

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