Primarie a Fucino: immaginazione al potere? Troppa grazia, San Quirino!

Redazione
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«Tremilaseicento votanti, sono tantissimi…» chiosò l’avvocato Cantelmi (detto “il giovane“), nell’estate 2009, quando le primarie del centrosinistra, lo incoronarono sfidante ufficiale del già sindaco di centrodestra – primo cittadino dimessosi per (vanamente) candidarsi alla Regione e prossimo a tornare sul luogo del delitto -, il senatore Filippo Piccone, con oltre milleseicento voti dati alla sua propria persona, per le amministrative del Comune di Celano in programma per il marzo successivo (2010).Negli occhi di Carlo Cantelmi, dai filmati dell’epoca, si indovina un lampo di dubbio, nel commentare un’affluenza altissima, registratasi nel centro castellano per delle primarie aperte di coalizione: circa 3600 votanti su circa 9500 aventi diritto complessivi al voto amministrativo. Dubbio che però venne subito tacitato sotto una spessa coltre di parole (tra le quali spiccarono, ci pare di ricordare, quelle particolarmente inavvedute di chi, da fuori, avrebbe dovuto mangiare la foglia o, perlomeno, predicare moderazione): calcolatrice alla mano, in quell’occasione, dinanzi agli entusiasti (sino allo stravolgimento: si veda

http://www.youtube.com/watch?v=K7RhNswKyxk)

esponenti del centrosinistra si presentò, nei seggi organizzati per le primarie, quasi il 40% del complessivo corpo elettorale celanese e quasi il 50% dello stesso corpo che, pochi mesi dopo, si sarebbe recato alle urne per il voto “vero”, che è quello che realmente conta.

In tale frangente, sarebbe dunque bastato mantenere, in pratica, i consensi – certo, espressi per vari candidati, ma all’interno di quella che si presentava [e si presenterà effettivamente] come un’unica lista – degli elettori accorsi alle primarie, per vincere automaticamente anche le elezioni di marzo 2010. Troppa grazia, si sarebbe dovuto dire.

Infatti, come sappiamo, la cosa andò diversamente, con la coalizione di centrosinistra guidata da Carlo Cantelmi che di fronte a Piccone (gratificato da oltre 4000 consensi) superò di poco i 3100 voti. Tra le quattrocento e le cinquecento e persone si attesta quindi la soglia dei ripensamenti avvenuti tra le primarie del 2009 e le amministrative di inizio 2010: margine assai notevole, sin troppo, forse, soprattutto per delle persone che si sono trascinate in cabina addirittura a fine giugno (periodo nel quale non si vota).

Gli esperti politologi, in questi casi, tirano fuori dal cilindro il “paradosso del Marchese di Condorcet” (nel caso specifico, ipoteticamente applicabile alla candidatura del noto commercialista Vicaretti, che forse sarebbe stata più forte) o il «teorema di impossibilità» di Kenneth Arrow. In quell’occasione, più prosaicamente, siamo sempre nella Marsica, si parlò di sms galeotti che, ispirati da esponenti di centrodestra, avrebbero “ordinato” a diversi elettori di quella parte politica di fare una visita alle sedi dei rivali di centrosinistra, per determinare, alle primarie, il rivale che il senatore sarebbe andato successivamente ad affrontare. Dicerie non confermate, se non da una pioggia di messaggini spuri che nei giorni successivi impazzarono quale sottofondo alla retorica di (futura) vittoria ostentata dal Pd, e dei quali non si diedero pena solo gli esponenti del Pd.

Delle primarie in generale non abbiamo un’alta opinione (temiamo abbiano surrogato l’inesistente vita delle associazioni che vanno sotto il nome di “partiti”), la qual cosa non implica che si tenga in grande considerazione quei casting dal tenore massonico e di cricca che hanno condotto – che so – Gianni Chiodi alla Regione Abruzzo proprio in luogo del Piccone. Ma non di questo si discute (e nemmeno dell’eccezione che di solito si ode, in un senso o nell’altro, a legittimazione: il popolo è sovrano).

Ci è tornato alla mente l’episodio celanese nel visionare i risultati delle primarie tra coalizioni tenutesi domenica 7 aprile 2013 a San Benedetto dei Marsi per decidere il candidato sindaco dell’amplissimo schieramento che andrà a contrastare la lista del sindaco uscente, Paolo Di Cesare.

A guidare «Insieme si può» sarà l’avvocato Quirino D’Orazio, che ha sconfitto Maria di Genova al termine di una elezione che ha registrato quasi 1500 votanti-partecipanti (non abbiamo il dato esatto ma non rileva). Se si riflette che gli aventi diritto al voto, alle prossime amministrative, saranno circa 3000, tenendo conto dell’astensione, si potrebbe sostenere che D’Orazio abbia già vinto e farà dunque una passeggiata, solo conservando il consenso di chi domenica scorsa si è recato a “Il Ragno” per votare lui o la sua avversaria-compagna di lista.

Può darsi che sarà così – il paese è stanco degli attuali amministratori al punto da plebiscitare l’avversario, gli avversari. Pure, senza attribuire al Di Cesare mene che non gli appartengono (ad onta del soprannome, «Zelletta» che invece le richiamerebbe) e non volendolo paragonare all’onorevole Filippo Piccone, fatta poi salva la tara alla leggendaria accidia del primo cittadino che mai perderebbe tempo con degli sms (ammesso che ci fosse qualcuno disposto ad assecondarlo, e che egli sappia inviarli, ed inviarli in copia), il dato potrebbe anche nascondere dell’altro.

Un profluvio di studi ci dice che la partecipazione alle primarie, per essere ritenuta congrua, deve oscillare tra un 3-4% (è il caso di Roma dello stesso giorno 7 aprile 2013) sino al 20-25% del corpo elettorale nelle realtà minori. Dopo, anche a voler dare per scontato il grande consenso di uno schieramento, per di più trasversale, entrano in gioco dei fattori paesani che esulano dalla politica e dall’analisi scientifica ed oggettiva dei dati. A San Benedetto, il raffronto con le recenti parlamentarie del Pd – d’accordo, i fenomeni non sono immediatamente raffrontabili – ci dice il rapporto con le primarie delle amministrative è di 1:10. Troppo.

Non tutti quelli che intendono votare per uno schieramento sanno… già di votarci, non tutti sono informati del fatto che si terranno delle primarie, non tutti hanno piacere a parteciparvi (ovvero, farsi vedere schierati con una parte politica), non tutti quel giorno hanno tempo, ecc.. Se il dato sambenedettese è genuino, si rischia di finire 80 a 20.

Tra poco più di un mese sapremo la verità.

Cobianchi / Il Martello del Fucino

 

“l’unione sacra dell’anno 2003”. 

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