Piazza Torlonia – Un soldo di lavoro e due di danni

Lapo Kalisse
Lapo Kalisse
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L’opera di devastazione del giardino pubblico di Avezzano prosegue diligentemente, in modo quasi scientifico. Questa volta sotto i riflettori c’è il metodo di smaltimento delle foglie cadute che, invece di essere gestito come manutenzione del verde, viene trattato come pulizia stradale.

In seguito alle segnalazioni di alcuni residenti e titolari di attività commerciali intorno a piazza Torlonia, i quali lamentano il continuo disturbo prodotto dalle soffiatrici e dalle spazzolatrici che ogni giorno transitano per ore sui viali del giardino pubblico, siamo andati a verificare il risultato dell’azione di pulizia delle foglie cadute messa in opera dall’amministrazione comunale. Il risultato è davvero sorprendente (e sotto gli occhi di tutti, come testimonia la galleria fotografica).

Alla fine di una giornata di raccolta del fogliame –estenuante per chi vive e lavora nei paraggi della piazza– l’esito della pulizia è controverso: se da un lato i vialetti e le aiuole esterne sono temporaneamente sgombri dalle foglie, lo stesso non si può dire dei prati interni (come mostrano le foto). Il (poco) verde che non è stato distrutto dal calpestio dei ragazzi che giocano a pallone e dai “canari” che lo usano per le “passeggiate igieniche” dei propri animali è interamente coperto di foglie che stanno marcendo per via della pioggia di questi giorni.

Al di la del risultato finale, il vero problema è il metodo con cui l’operazione viene compiuta: le spazzolatrici stradali che pesano molte tonnellate percorrono su e giù decine di volte i vialetti di porfido che non sono adatti a sostenere un carico diverso da quello pedonale.

Il segno del loro passaggio è evidente come i danni che producono, non solo per i cordoli ed i marmi irrimediabilmente sbriciolati ed i tombini sfondati

ma anche per le macchie dell’olio che fuoriesce dai mezzi malandati ed il verde scavato durante le manovre (gli spazi sono troppo angusti per mezzi così ingombranti).

I danni prodotti non sono frutto di un incidente (che può anche capitare), ma di un metodo sbagliato o, addirittura, devastante con cui viene appaltata la gestione del verde da parte dell’amministrazione.

C’è anche da chiedersi, in tutto ciò, quale sia il ruolo di tutela che la Soprintendenza per i Beni Culturali dovrebbe rivestire, visto il vincolo ministeriale a cui la piazza è sottoposta. A proposito di archeologia, concludo con una frase di un personaggio del film I predatori dell’arca perduta (1981): “Voi usereste un bulldozer per scavare una tazzina di porcellana”.

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Lapo Kalisse è uno sciamano informatico e guaritore di gadget tecnologici. Dopo una lunga esperienza maturata come consulente ha acquisito la consapevolezza che l’informatica è lungi dall'essere una scienza esatta e, quindi, ha cominciato ad applicare metodologie animistiche all’IT.