Pescina elezioni – Posatasi la polvere…

Redazione
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Parere (non richiesto, né opportuno o particolarmente interessante e interessato) sulle elezioni comunali di PescinaPosatasi la polvere….

Le tare storico-sociologiche di una comunità sono difficili da eliminare.
Su facebook – dove per la prima volta, quale segno dei tempi, si è combattuta una vigorosa battaglia tra schieramenti e liste (cessata però ad una settimana dalle consultazioni, onde dar spazio al più affidabile e consono porta a porta) -, proprio in questi giorni, si è vivamente commentato un manifesto a stampa risalente a cento anni fa (e una cui copia è attualmente affissa in un esercizio commerciale dell’ubertoso centro), con il quale la Lega dei lavoratori di Pescina levava il proprio grido «contro quei Signori che, per le prossime elezioni, osano di recarsi personalmente nelle nostre case per invocare il nostro voto», invocando, «in punizione dell’indecoroso atto compiuto, il rifiuto della nostra fiducia e del nostro voto».

pescina-elezioni-016.jpgNell’immutabile sostanza di Fontamara, queste parole risuonano terribilmente attuali, al punto da essere state pronunziate, sino a pochi giorni or sono, praticamente da tutti, a stigmatizzare i comportamenti degli avversari. Parole che hanno adombrato un fenomeno che non sembra aver perso vigoria, e solo pare manifestarsi con modalità più tecnologiche (sembra molto in voga il telefono, per interessamenti dai centri viciniori).
Allo stesso modo, l’osservatore disincantato ha agevolmente potuto riscontrare, nella recente competizione, il permanere e lo stazionare, sul cielo del nostro povero paese, di una vera e propria nube morale che tutto oscura: il qualunquismo. Nella sua definizione più felice (quella di Umberto Segre) il qualunquismo rappresenta «un momento patologico del rapporto politico. E’ il mito per il quale si disprezza la politica come sordida, i partiti come associazioni a fini verbalistico e agitatorio, la lotta come inconcludente». Tradotto nei comportamenti concreti, questo atteggiamento implica che in pochi si interessino – combattendo per obiettivi di rilievo ed interesse pubblici – delle questioni della comunità con l’approfondimento necessario e che, al momento di compilare la scheda elettorale, essendo la politica, in questa visione, un mero strumento adoperato dai più furbi per farsi i fatti propri a scapito dei cafoni-buoi, ogni aggregazione risulti lecita. D’altronde, non stiamo giocando sporco? Ed allora a cosa occorrono le idealità e i proclami se non per imbastire qualche storiella agli ingenui?
pescina-elezioni-005.jpgSe questo è lo stato delle cose, pure le recenti elezioni, sebbene fortemente intossicate dalla nube di cui sopra, qualche elemento di novità lo hanno determinato. Accanto al solito comporsi e scomporsi delle alleanze in base al numero dei familiari, dei comparaggi, degli interessi economico-personali, di marciapiedi e punti di illuminazione agognati, delle fogne richieste, delle antipatie e persino degli… odii sentimentali – e mai come questa volta la macchina dei partiti è uscita travolta da queste dinamiche: con il (poderoso per aderenze e filiera istituzionale) PdL sconfitto; il PD per buona metà al voto, surrettiziamente [cioè: contro l’indicazione dei vertici paesani, che non a caso hanno appena rassegnato le dimissioni], per un paio di candidati del sindaco uscente; le altre forze (ammesso che esistano realmente) disintegrate da scelte poco felici o addirittura suicide (si veda il caso particolare dell’IdV, sul quale torneremo prossimamente) – in questa tornata l’ottimismo della volontà ha premiato, come argutamente rilevato dal noto Gianfranco Tedeschi (politico che ci piace sorbire quanto l’olio di ricino ma al quale non si può negare una certa qual visione delle cose), chi ha forsennatamente messo l’impegno e la faccia su alcune questioni di vitale importanza (ospedale, discarica) per la salvaguardia di una comunità che risulta ormai desertificata dei presìdi elementari per dirsi ancora appartenente ad uno Stato. Il fatto che, in brodo di giuggiole, il popolare Gianfrancone abbia pronunziato queste considerazioni, per di più dinanzi al diretto interessato, a Calcio fans (questo è il destino della politica marsicana: discutere tra una battutaccia e l’altra di Sorechetta alias Ottaviano Gentile), e la considerazione che da anni il neosindaco di Cerchio si industri per apparire alleato di tutti, soprattutto di chi vince (ma anche di chi perde, non si sa mai dovesse un giorno tornare a vincere), non le rende meno vere.
pescina-elezioni-007.jpgPer conto nostro, le elezioni ci sono tutti i giorni, e siamo interessati più ai quattro anni e mezzo che intercorrono, di norma, tra un’elezione e l’altra, piuttosto che alla contesa dell’ultimo mese (dove, in ragione del suddetto fenomeno del qualunquismo, chi poco o nulla ha seguìto delle vicende amministrative, prende il centro della scena, tifando sguaiatamente nonché, cosa ancor più grave, arrogandosi il diritto di andare al municipio a decidere per gli altri. Che è poi l’ultima tappa a cui tende per inerzia il cinismo di questo sistema che nel nome di un finto rinnovamento, che dovrebbe finalmente liberarci di callidi politicanti di paese induriti dalla lunga gestione del potere, ci gabella come “nuovo” dei poco provvidi giovani non usi a frequentare il consiglio comunale e persino il bar della piazza; giovani che immediatamente immancabilmente ci precipitano sotto un giogo peggiore di quello dal quale si pretenderebbe esserci liberati). Poiché, però, non siamo ancora maturi, come in certi cantoni svizzeri descrittici nei libri di storia, per riunirci in piazza e decidere tutti insieme su cosa sia meglio per la comunità (al contrario, a Fontamara questo esercizio sfocerebbe senz’altro in incidenti e scontri di varia sorta) e le elezioni sono il processo meno ingiusto [salvo il sorteggio] per designare chi ci amministrerà, e la figura di chi regge il municipio non è indifferente ai nostri destini, la nostra scelta è modestamente caduta su chi ci aveva convinto nei quattro anni e mezzo precedenti. L’evolversi della campagna elettorale ci ha rafforzati nella giustezza di tale posizione.
pescina-elezioni-009.jpgIl risultato pescinese segna un ritorno alla vecchia politica? Già Aldo Moro se la rideva beatamente della politica delle fresh faces (facce nuove) consigliatagli dagli americani, bollandola come approccio di «estremo semplicismo e una certa dose di rozzezza»; più modestamente potremo riderne noi – se il nuovo è costituito da imprenditori celanesi (?) e professionisti di riuscita varia -: nel vecchio occorre distinguere la cristalliera di pregio dal comodino di scarso valore, ma non ci si venga a dire che è meglio bruciare tutto a prescindere e andare ad acquistare i mobili di compensato pressato della nuova fabbrica della politica plastificata.
Il risultato pescinese ha premiato – come da molti lati ci viene suggerito e persino rimproverato – un opportunista voltagabbana? Nessuno può negare che l’agire politico sia un contemperamento tra valori e convenienze, e che con solo i valori si fa della testimonianza, non dell’attività politica; se l’avvocato Di Nicola ha saputo leggere la situazione in modo da produrre una sua vittoria in questo modo, occorrerà riconoscergli, anche da parte dei detrattori, nel peggiore dei casi, un’indubbia capacità di sintesi e di azione, forse prodotto di quella “vecchia” politica tanto bistrattata…; noi, quando si trattava di tentare qualcosa su ospedale e discarica, non abbiamo incontrato altri kamikaze se non lui e pochi altri (dissidenti dai partiti ufficiali)… per noi sta bene così…
pescina-elezioni-015.jpgAbbiamo ascoltato due comizi del sindaco avvocato Radichetti, e siamo rimasti basìti per quel che abbiamo udito, in particolare per l’improntitudine con la quale si è tentato di attenuare le responsabilità della compagine uscente sulla discarica di Valle dei fiori. Argomento da noi ben conosciuto in ragione di un ricorso che ci è costato lacrime e sangue, e che padroneggiamo a sufficienza per comprendere l’assoluta inconsistenza delle argomentazioni addotte dal sindaco Radichetti per chiamarsi fuori da quella scelta (s-c-e-l-t-a) scellerata. Per dirla sotto metafora: caro avvocato Radichetti, se la casa accanto alla nostra brucia, serve a poco ripetersi che non sta bruciando casa nostra; per assicurarsi che ciò non accada – se non si sente il dovere di soccorrere il vicino per sensibilità – sarà bene cominciare comunque a chiamare i soccorsi, a bagnare le tegole del nostro tetto, a tagliare la linea del fuoco, per evitare che tutto il paese bruci. Sessanta pagine di ricorso testimoniano che quest’attività non è stata fatta. pescina-elezioni-020.jpgNessuno ci convincerà mai del contrario. Un metro cubo di carte dice altro, attesta un pieno e quasi incondizionato assenso. Ed il deviare il discorso su una discarica (località Cancello) mai realizzata quindici anni fa (vicenda sulla quale siamo ben disposti a tornare) la dice lunga sulla riserva mentale di alcuni… Ma i temi di dissenso sono e sarebbero assai, e non è possibile affrontarli qui (alla presentazione della lista “Municipalità solidale” al teatro è risuonato un terrible applauso alla declamazione dell’oratore sulla chiusura generalizzata degli ospedali con meno di cento posti letto [ancora una volta: non è colpa mia… succede ovunque…]; la storia della VdG riscritta ad usum delphini, ecc.).
Una certa idiosincrasia a discutere sui punti dolenti, il vittimismo, l’alterigia nell’opporre dei non-argomenti a delle contestazioni puntuali (che, in quanto tali, ogni amministrazione uscente è doveroso affronti e sciolga, in quanto fisiologiche dell’attività politica, giuste o ingiuste che risultino, fondate o meno che siano) hanno fatto il resto. Ma forse tutto ciò è illudersi che gli argomenti decidano più degli incroci e delle decisioni (e dei rancori) di qualche grande elettore…
pescina-elezioni-6227.jpgSia come sia, ora la compagine di Maurizio Di Nicola – alla quale non faremo passare nulla di men che ragionevole (fermo rimanendo che l’opposizione spetta, per definizione, alle forze di opposizione, che solo esercitando questo importante ruolo possono agognare a tornare maggioranza) – ha dinanzi a sé un compito assai delicato, un cammino irto di difficoltà. Il primo passaggio speriamo consista nel ripristino della sacralità del consiglio comunale e, di conseguenza, della razionalità in esso espresso, nella prospettiva dell’assunzione delle migliori decisioni per il bene del paese: dalla fine del 2007 abbiamo rinunziato persino ad assistere, ad uno spettacolo poco consono al luogo istituzionale, quali quelle assemblee civiche immancabilmente condite da urla, applausi, accuse non suffragate da prove né da comportamenti minimamente coerenti e concludenti. Questo eterno rinfacciarsi di colpe – proseguito sino alla recentissima campagna elettorale – tra centrosinistra e centrodestra, che solamente attesta che noi si sia presi, provenienti da fuori e con la complicità di qualche locale, terribili schiaffi dagli uni e dagli altri, senza avere la forza di opporre il nostro interesse collettivo, deve cessare al più presto. Al primo strepito indebito in consiglio comunale (indifferentemente: contro la maggioranza, l’opposizione, gli spettatori o gli assenti) passeremo a patrocinare l’ultima campagna che ci manca: il passaggio sotto San Benedetto dei Marsi.
Per iniziare con il piede giusto, dunque, nessuna ordinanza sui parcheggi per gli amministratori, i bivacchi in piazza o la lotta alle defecazioni canine nelle aiuole: che si abroghi, innanzitutto, la claque. Non stiamo al circo, c’è solo gente che sta amministrando (e opponendosi), applausi e fischi non hanno evidentemente ragion d’essere.
fmb

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