Perché gli Abruzzi (non) si salveranno – Turismo goticheggiante / 1.0.1

Franco Massimo Botticchio
Franco Massimo Botticchio
10 Minuti di lettura
Gessopalena - Insediamento rupestre medievale (2015)

La prosopopea delle strutture burocratiche regionali va giustificata – è la buona vecchia legge ferrea delle oligarchie; non a caso in Italia teorizzata, e per tempo, oltre cento anni or sono / e vale anche per le burocrazie con le pezze al culo –: per perpetuarsi occorre in qualche modo mostrare di essere indispensabili, o almeno di operare, quantomeno di esistere: pure, i toni con i quali si è annunziato svolgimento ed esito di Open Day Winter li avremmo forse giustificati (o compresi) per qualche riuscita campagna napoleonica: ma suonano decisamente alti – stridenti – per quanto visto negli sciagurati Abruzzi in cotanto frangente, per come descritto dall’agenzia stampa regionale (e solo quella, non a caso) prima di iniziare:

Abruzzo, tutto pronto per Open Day Winter, al via dopo domani

Già sold-out per decine di eventi Pescara, 24 ott. (askanews) – Tutto pronto per l’Open Day Abruzzo Winter che prende il via dopodomani fino al 2 novembre. Tanti eventi sold-out, 200 appuntamenti in calendario, migliaia di accessi al sito di booking dedicato (a cui hanno aderito 200 operatori turistici, per complessivi 8mila posti letto), una campagna massiva di promozione che, oltre ai canali tradizionali,ha scelto di puntare molto su web e social, con un investimentodi circa 700mila euro. Questa mattina a Pescara è stato tracciatoun bilancio dell’organizzazione dell’iniziativa, che il direttoregenerale della Regione, Cristina Gerardis, ha definito “unascossa elettrica per la promozione del turismo abruzzese”. Questi i primi numeri: 29mila accessi al portale Open Day Abruzzo e 800mila alla pagina Visit Abruzzo, con una percentuale di nuovi visitatori che supera l’80 per cento del totale.

e al termine di cotanta Kermesse:

Abruzzo, in 60 mila agli eventi dell’Open Day Winter

Centrati gli obiettivi nonostante la concomitanza con il terremoto

Pescara, 4 nov. (askanews) – Ha funzionato l’Open Day Winter Abruzzo, con circa 8mila pernottamenti in più rispetto alle medie del periodo, con 24mila presenze nelle strutture ricettive e60mila agli eventi organizzati su tutto il territorio regionale, nonostante la concomitanza con il terremoto. Il bilancio di Abruzzo Open Day Winter, l’iniziativa promossa dalla Regione Abruzzo per inaugurare un nuovo percorso nelle strategie disviluppo turistico, è positivo. I dati sono stati illustrati questa mattina a Pescara dal presidente della giunta regionale dell’Abruzzo Luciano D’Alfonso, dal direttore generale della Regione Cristina Gerardis, dal dirigente del servizio politiche turistiche Francesco Di Filippo e da Claudio Ucci, in rappresentanza delle Dmc abruzzesi. “I tesori dell’Abruzzo – ha puntualizzato D’Alfonso – vanno svelati, accesi, illuminati e legati, in una sorta di processo a quelle qualità che la nostra regione racchiude in sé. La grande forza di iniziative come l’Open Day sta nella mobilitazione che ha coinvolto la comunità, in un patto tra istituzioni pubbliche e imprese private”. Cristina Gerardis ha sottolineato come “l’evento abbia risentito naturalmente degli effetti del terremoto, riuscendo comunque a centrare gli obiettivi che erano stati posti alla vigilia. Questa esperienza è servita anche a verificare ciò che va migliorato o implementato, come il portale del booking che deve essere ulteriormente promosso, visto che rappresenta uno degli assi centrali su cui calibrare i prossimi interventi, in una proposta attiva e dinamica”.

Lungi da noi ogni riflesso-approccio di gretto stampo pauperistico-mercantilistico, non staremo a considerare come la spesa complessiva per l’evento divisa per il numero dei nuovi arrivi (stimati in maniera piuttosto bizzarra, ad onor del vero, ovvero come se quegli operatori interessati partissero da zero) dà una spesa pro-capite per ottenere il singolo turista di euro 87,50, che sarebbe come averlo pagato direttamente noi quest’arrivo: evidente che un’Amministrazione seria e i gangli di questa debbano investire – e ben altre somme, ci sentiamo di dire – affinché si inneschi un processo capace di dare risultati nel futuro, e non fermarsi all’incasso della giornata. Seminare. E qui casca l’asino (ad avercelo).

Tra questi settecentomila euro indicati dalla dottoressa Gerardis era certo ricompreso il passaggio ossessivo sulla televisione della metropolitana di Roma gestita da Telesia (canale che, per inciso, costituisce uno dei preclari esempi di come utilizzare al tre per cento della potenzialità un fenomenale strumento di informazione e di advertising: e stante la delicatezza del mezzo, forse è meglio lasciarlo così [con l’oroscopo e il meteo], piuttosto che correre il rischio di innescare chissà cosa, sotto terra). Al contrario di molte altre cose partorite in questi anni in tema di turismo, il filmato realizzato per l’occasione non può dirsi sgradevole o mal riuscito: ma aveva – ed ha – un difetto che tra autunno e inverno, tra Anagnina e Battistini, tra il lusco e il brusco, con le luci artificiali e di fuori un tempo uggioso, rischia(va) di scoraggiare l’uditore anziché fargli concepire di poter prendere la macchina ed accorrere negli Abruzzi (meglio: prima, di spingerlo a passare per il portale, e le pagine facebook sul turismo abruzzese, per conoscere quali siano le iniziative in programma: un percorso molto accidentato, e parecchio triste, come forse vedremo): era scuro. La sensazione di rischiare di andare a visitare un luogo diaccio avvolto in un’atmosfera da libro gotico (ma con poco gotico), di finire in una sorta di cantinone oscuro, era vieppiù acuita dai due messaggi promozionali che quello abruzzese chiudevano come in una forra: quello degli uffici del turismo messicano e di Cuba, per seguire i quali, mirabolanti, necessitava invece un paio di occhiali da sole.

Certo, le tre opzioni sono di diversa consistenza; e proprio per questo sorge il dubbio di quale efficacia possa avere un simile messaggio, lanciato, da Pescara, in una metropoli che è vicinissima ai luoghi propagandati e che è popolata da centinaia di migliaia di cittadini che di prima seconda e terza generazione sono abruzzesi (e che da soli, se opportunamente curati con politiche avvedute, anche in tema di tasse e tributi sulle avite case abbandonate tra i monti, potrebbero risollevare il prodotto interno lordo abruzzese, e non solo le casse del concessionario dell’autostrada intorno alla festa dei morti e a Ferragosto): un ufficio – serio – alla Regione, un assessorato dedicato agli Abruzzesici a Roma crediamo sarebbe molto più lungimirante.

Alla prosopopea seguono i flussi di dati, non i micronumeri dell’Open Day ma quelli di sistema, che puntualmente ci relegano in fondo a tutte le classifiche sul turismo, da quella della quantità a quella (dolente) della qualità dell’offerta:

http://www.abr24.it/crolla-il-turismo-in-abruzzo-nel-2015-maglia-nera-ditalia-per-presenze/

Dai dati Istat, ci si accorge che nel Movimento dei clienti negli esercizi ricettivi in Italia gli Abruzzi rappresentano una porzione infinitesima (1,5%) dalla quale crediamo andrebbe depurato il dato intraregionale, ossia quel fenomeno di intere cittadine montane che d’estate si trasferiscono in blocco in un luogo di mare (fenomeno osservabile facilmente: del tipo Avezzano-Pineto) dove continuare a frequentare le stesse persone tutto l’anno.

Continuiamo a pensare che il primo difetto di tutto il sistema risieda in un difetto di immagine, di autorappresentazione: che altro non è se non lo specchio di quel che descrivevamo nel precedente post: una mancata elaborazione del lutto della perdita dei vecchi Abruzzi, e il ridisegno di una sembianza dei nuovi, da adottare come “brand”. Eppure di sentieri da intraprendere e battere – e segnare, al contrario dei tantissimi luoghi abbandonati sui nostri monti senza alcuna indicazione, se non errata – ce ne sarebbero molti, in primis quello abusato e subornato di Regione verde d’Europa: ma è difficile passi, quando poi insensatamente saltano su dei sindaci contestando i vincoli che la presenza dei parchi imporrebbe alle comunità locali, impedendogli chissà cosa (la realizzazione di opifici industriali forse). Nemmeno al romano più insensibile si può andare a sottoporre argomenti contro i parchi e le riserve – argomenti che a metà degli anni Sessanta del secolo scorso facevano già acqua da tutte le parti – senza che questo tenti subitamente di rivendere il villino che egli o il genitore o lo zio parastatale ebbero la ventura e la disgrazia di acquistare a Pescasseroli (o ad Ovindoli), retaggio di quell’epoca che vide il cemento quale volano dello sviluppo, e non le prata (segue).

ilmartellodelfucino@gmail.com

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