Operazione Drugstore – Traffico di cocaina: alla sbarra i fratelli Najim e Badi Farah

Redazione
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Entra nel vivo il processo alla banda di trafficanti di cocaina, sgominata il 28 febbraio scorso dagli uomini della guardia di finanza di Avezzano. Ieri l’udienza al Tribunale di Avezzano.

Il processo è nato dall’Operazione Drugstore, culminata nel blitz che nel febbraio scorso ha portato all’arresto di 10 persone e a nove ordinanze di custodia cautelare in carcere.

Un’indagine complessa, condotta dai militari della Guardia di Finanza di Avezzano e coordinata dal Pm Maurizio Maria Cerrato, che ha ricostruito e spezzato il traffico di droga di un gruppo criminale organizzato attivo da diversi anni nella Marsica.

Ieri, nell’aula 1 del Tribunale di Avezzano, il giudice Marianna Minotti ha ascoltato la deposizione degli inquirenti della Guardia di Finanza in relazione ai reati contestati a tre degli imputati nel processo: Najim Hamid, Najim Abdlhadi e Badi Farah.

Secondo l’accusa, tutti gli imputati avrebbero partecipato a vario titolo nella organizzazione e gestione del traffico di droga da un’abitazione situata a San Pelino Vecchio, utilizzata anche come piazza di spaccio. Particolarmente compromessa sembrerebbe la posizione di Badi Farah, arrestato dai finanzieri nel settembre 2019 insieme a un altro italiano, Enrico D’Orazio, con un chilo di cocaina acquistata a Bergamo. Coinvolto nel traffico anche Badi Abdelilah, espulso dal territorio nazionale nei giorni successivi all’arresto del fratello: in precedenza, di ritorno da Brescia, aveva forzato un posto di blocco dei finanzieri all’altezza del casello autostradale di Avezzano, dileguandosi poi per occultare un cospicuo quantitativo di droga, 2 chili di cocaina, mai rinvenuto dagli inquirenti.

La prossima udienza é stata fissata al 24 febbraio del 2021 per l’audizione di ulteriori test dell’accusa.

NOTA DEL DIRETTORE DI SITe.it

  • Il Dpcm n. 137, entrato in vigore il 29 ottobre 2020, ha introdotto norme che – a causa della pandemia Covid 19 – consentono al Presidente del tribunale o al giudice di turno di decidere di tenere il processo senza pubblico.
  • In contrasto clamoroso con le leggi che sanciscono che in Italia L’udienza è pubblica a pena di nullità, il processo può ora tenersi senza nemmeno la presenza dei giornalisti. Diventa di fatto un “Processo a porte chiuse“: E’ un’altra delle magie dell’emergenza.
  • Pertanto, il resoconto dell’udienza riportato in questo articolo non è frutto dell’osservazione diretta dell’articolista ma è basato – senza alcuna possibilità di verifica – solo su quanto riferito da chi è stato ammesso all’udienza stessa.
  • Per questi motivi ci scusiamo sin da ora – con i lettori e con gli interessati – per eventuali imprecisioni, lacune, censure, falsità o divergenze tra quanto riportato nell’articolo e quanto effettivamente accaduto all’interno dell’aula di Tribunale.
  • E’ evidente che ci troviamo di fronte a un vulnus grave per il diritto all’informazione e per la democrazia, ma non è colpa nostra.

Angelo Venti

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