MASSA D’ALBE – Da Alba Fucens termina a Chieti il volo di Ercole

Luisa Novorio
Luisa Novorio
10 Minuti di lettura

Pur se pessima seguace dei social, mi sono imbattuta per caso in una delle tante pagine che trattano la zona archeologica di Alba Fucens. Ha destato il mio interesse, perché ignoravo (mea culpa) l’esistenza della colossale statua marmorea di Ercole Epitrapezios, seduto a banchetto,  scoperta durante vecchi scavi. Un susseguirsi di batti e ribatti in risposta a una proposta sollevata da uno dei partecipanti sulla dispersione dei ritrovamenti archeologici di Alba Fucens.  La curiosità mi ha imposto di cercarlo e contattarlo.

Raggiungo telefonicamente Enrico Celi, colui che ha dato il via alle polemiche proponendo di riportare a casa il maestoso Ercole, attualmente domiciliato presso il Museo Archeologico Nazionale d’Abruzzo Villa Frigerj a Chieti.

Enrico Celi, come nasce e soprattutto perché questa sua iniziativa?

La mia idea nasce perché io quel giorno ero presente quando fu scoperta la statua. Ero un adolescente, appassionato degli scavi e spesso li seguivo. Fu una incredibile, straordinaria sorpresa per tutti. Sono sempre rimasto curioso della fine della statua. Il paese fu tutto in subbuglio quando venne trovata, corsero in tanti a vedere mentre la disseppellivano. Il parroco del paese Don Vittorio, questo il suo nome, era un artista, un valente pittore e un esperto d’arte. Il prete capì immediatamente il valore di quel ritrovamento. In paese non c’era la possibilità di tenere la statua perché, di volta in volta, i reperti venivano portati in vari magazzini della Marsica e in musei dell’Abruzzo. Lui capì quanto era importate la scoperta appena fatta, e decise che la statua doveva rimanere, in qualche modo, in paese. Convocò quelle che riteneva essere le persone più importanti, quelle che avevano voce in capitolo. Propose loro che la statua non dovesse essere portata via e suggerì di mettere di traverso carri e buoi su l’unica strada di accesso al paese, altrimenti, disse: “Ercole prende il volo”. Non riuscì a coinvolgerle, forse, non erano all’altezza di capire l’importanza della situazione e così, effettivamente, la statua prese il volo. Don Vittorio credo che fosse lì perché c’erano da curare quelle che venivano chiamate “le decime” un’imposta annuale dei terreni. Questa è una mia considerazione perché è davvero insolita la presenza, in quel paese così piccolo, di un uomo di tale levatura, anche all’epoca.”

A opera di chi venne fatta la scoperta?

La scoperta avvenne il 28 giugno 1960 da esploratori belgi che venivano appositamente in Italia per fare una campagna di scavi in Abruzzo, e fino ad allora erano diretti dal prof. Joseph Mertens che apparteneva alla Academia Belgica, che ha sede attualmente a Roma.”

Scoprono una statua che tanto piccola non è?

Assolutamente no. Ha una altezza di 2,40mt. Al momento della scoperta, il colosso era emerso in più pezzi: la testa, il tronco e le gambe, quasi completo nella sua totalità. Mancava, oltre alla parte inferiore del busto, ciò che si suppone avesse  nella mano, una clava, perché è così che spesso viene rappresentato”.

Lei chiede una sorte di appoggio perché ritiene che la statua debba ritornare ad Alba Fucens?

Questo è il desiderio che vorrei venisse condiviso. Mi rendo conto che potrebbero esserci situazioni di natura amministrativa poiché, quando una statua d’importanza a livello mondiale  viene esposta in un museo archeologico nazionale è molto complicato poterla far uscire.

Nelle sue osservazioni lei pone l’attenzione alla riqualificazione del museo in fase di attuazione ad Alba Fucens. Perché?

Vengo a sapere, tramite social, della imminente apertura del museo. Sempre sui social e su alcuni giornali si parla e vengono riportate foto degli oggetti che verranno esposti nel nuovo museo di Alba Fuces, ma non viene mai menzionata la statua di Ercole. Quindi, mi sono fatto l’idea che non venga preso in considerazione l’ eventuale ritorno nel luogo dove è stata scoperta. Io non ho trovato alcuna nota che faccia riferimento alla statua”

Quando l’ho contattata, mi ha riferito che è stato bloccato dall’amministratore di una delle pagine di Facebook relative alla zona archeologica di Alba Fucens, come mai?

Ne sono rimasto davvero sorpreso. Premetto che non farò nomi, né di siti né di persone, semplicemente ho considerato quella pagina tra le più importante che si occupano di Alba Fucens, seguita da tantissime persone. Non ho scritto nulla di spiacevole, mi creda, ho solo rappresentato questa mia idea e ho trovato un notevole ritorno, come si dice? di like, di approvazione e, come succede ovunque, qualcuno non era dello stesso avviso. Sono consapevole che non tutti debbano condividere, e ho continuato a dare degli input. Sono rimasto sorpreso nel constatare che qualche battuta, invece, era tendente a scoraggiare questo mio interesse. I messaggi sono riscontrabili tutt’ora, perché l’accesso è stato interdetto unicamente a me.   Allora avendo scoperto che ci sono molte pagine Facebook che riguardano gli scavi di Alba Fucens, ho esposto anche lì la mia idea, ottenendo davvero tante approvazioni. Ho però compreso che sarebbe stato meglio aprire una mia pagina FB  “il volo di Ercole”, proprio ricordando la battuta di Don Vittorio, e tratterò solo ed unicamente  questo argomento. L’intento è raccogliere partecipazione ed esporre alle Autorità nazionali questa situazione, portando loro a conoscenza di questo problema,  sperando possano occuparsene.”

Lei all’inizio di questa intervista, ha detto che è consapevole delle problematiche per il trasferimento di Ercole da Chieti ad Alba Fucens, ha quindi proposte alternative?

Proprio oggi il mio pensiero ha preso forma nelle pagine della rivista allegata, ogni venerdì, al “Corriere della Sera”. In un articolo si parla di EXPO 2021 Mostra Internazionale d’Arte Contemporanea, gestita da italiani, che si terrà a Dubai dove verrà esposto il David di Michelangelo. E’ impensabile che venga portata lì l’originale, ma verrà esposta una copia in 3D. Oggi è possibile fare delle perfette copie con la riproduzione in 3D dei capolavori d’arte, a grandezza naturale. Ecco, questa potrebbe essere l’alternativa. Mi rendo conto che ci saranno dei costi, ma se se ne interessa chi di dovere, i costi saranno a carico dello Stato, altrimenti si potrebbe, come si usa ora per via telematica, attivare una raccolta fondi per riuscire a regalare questa copia della statua al museo di Alba Fucens.”

Lei è molto motivato ad ottenere questo “rientro a casa”, non è vero?

“Io Ercole l’ho visto venir fuori quando ero un ragazzino. Nel momento che sento che verrà fatto un museo in loco, mi sembra naturale che debba ospitare tutto ciò che ivi è stato reperito. Ercole rientra in questo. Inutile parlare dell’enorme ritorno economico che porterebbe l’esposizione di tale opera archeologica nel territorio, non tanto solo al paese di Albe che appartiene al Comune di Massa d’Albe ed è una piccola frazione dove non ci sarà possibilità, perché è vietato, fare qualsiasi costruzione in quanto il paese poggia su una massa di reperti ancora sotterrata: Non è ipotizzabile che il piccolo centro possa riempirsi di ristoranti e di alberghi. Le persone che vengono a visitare Alba Fucens arrivano da lontano, da ogni parte d’Italia e anche dall’estero. Molti turisti sono mossi da un proprio interesse e molti aderiscono all’organizzazione di associazioni archeologiche. Chi viene a visitare Alba Fucens è poi condotto a Chieti, e lì possono albergare trovando strutture idonee. Una perdita economica per il territorio. Non credo sia difficile intuire questo. La mia è una semplice idea proprio perché sono nato in quel paese e lo amo. Ora lì non ho più parenti ma ancora porto gruppi di amici a visitare quei magnifici luoghi.”

 Non sottovalutando l’aspetto economico, non da poco in questo periodo, è straordinario assaporare lo splendore culturale che illuminerebbe ancor di più Massa d’Albe e la sua preziosa realtà archeologica.

Il sasso nello stagno è stato lanciato.

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