Mani pulite nella Marsica – Tagliacozzo: il “peccato originale” di un’inchiesta esemplare (3)

Redazione
Redazione
8 Minuti di lettura

di Angelo Venti e Claudio Abruzzo

Dopo la sentenza del Gup Anna Carla Mastelli – che nel dicembre scorso ha fatto cadere ben 9 dei 13 capi d’imputazione “perché il fatto non sussiste” – sono diventati pubblici tutti gli atti finora prodotti nel corso dell’inchiesta di Tagliacozzo. Documenti importanti che – a nostro giudizio – aiutano anche a capire meglio cosa sta succedendo a Capistrello, dove invece l’inchiesta è ancora in corso. Due inchieste fotocopia che suscitano dubbi e che presentano analogie impressionanti che abbiamo già riassunto QUI.

L’operazione “Mani pulite nella Marsica”, è bene ricordarlo, parte ufficialmente a Tagliacozzo. A farla decollare un provvidenziale esposto presentato il 20 febbraio 2015 dal consigliere di maggioranza, e defenestrato assessore ai lavori pubblici, Alfonso Gargano.

E’ utile quindi ripartire proprio da questo esposto, che pubbilichiamo nella sua versione integrale, scaricabile a questo LINK.

L’esposto di Gargano – come chiunque potrà ora verificare direttamente – elenca fatti ed episodi ma sostanzialmente le prove che fornisce sono alquanto scarse: insomma sono molte le illazioni non dimostrate e anche le semplici deduzioni a ruota libera scritte dall’estensore. Contenuti non verificati comunque ritenuti sufficienti per avviare le intercettazioni e un’attività d’indagine da cui però traspare – ci spiace doverlo rilevare – una carente opera di riscontro e verifica delle ipotesi di reato. E dalle carte emerge anche la scarsa conoscenza da parte degli inquirenti del funzionamento della macchina amministrativa e delle dinamiche interne agli uffici. Peccati originali che hanno poi portato l’intera inchiesta a sgonfiarsi clamorosamente.

L’esposto di Gargano viene comunque giudicato attendibile dagli inquirenti, tanto da incardinarci l’ossatura dell’inchiesta, in particolare in merito alle presunte irregolarità consumate dagli indagati nelle assegnazioni degli incarichi e negli appalti pubblici.

I primi dubbi

Il colpo di scena si ha solo la mattina del 4 aprile 2016, quattro giorni dopo l’esecuzione degli arresti, con gli indagati già privati della libertà personale. Presso la sede della procura alle 10.30 il pm Savelli, il capitano Commandè e il luogotenente Romano interrogano per la terza volta Fabio Barogi, dipendente dell’ufficio tecnico comunale. E per la prima volta gli pongono una domanda mai posta, che si rivela come quella delle cento pistole:

Ha mai subito inviti o pressioni da parte di amministratori pubblici per attribuire incarichi a soggetti determinati?

Facile immaginare lo sconcerto degli inquirenti quando Barogi risponde:

Si, mi ricordo che in relazione all’incarico di progettazione dell’ampliamento del cimitero del Capoluogo, venne da me l’assessore GARGANO con un elenco di professionisti da invitare alla gara per il conferimento dell’incarico”.

Il pomeriggio stesso, alle 17,30, gli stessi tre inquirenti riconvocano Gargano. Gli ripetono quanto dichiarato da Barogi e gli chiedono a bruciapelo: Cosa può riferire in merito? Per gli inquirenti la risposta che fornisce Gargano è – o dovrebbe essere – la vera “pistola fumante” dell’inchiesta:

Mi recai da Barogi e gli consegnai l’elenco redatto, ma lo stesso si rifiutò dicendo cose del tipo ‘non mi rompete i coglioni, io guadagno 1.200 euro al mese e non voglio grane’ ”.

Gargano prova anche a giustificare l’aver nascosto agli inquirenti un particolare così importante, e lo fa con queste parole:

Non ho comunicato prima questa circostanza perché ho avuto paura temendo ripercussioni sul piano lavorativo o il travisamento del mio comportamento, con conseguenti responsabilità penali per fatti che ritengo di non aver commesso”.

Il “grande accusatore

Sin dall’inizio dell’inchiesta viene attribuita una grande importanza alle dichiarazioni di Gargano, ritenendolo una fonte affidabile. A renderne l’idea è un passaggio della citata sentenza del Gup, che così riassume l’origine e lo svolgimento dell’inchiesta:

« Va premesso che il presente processo è “ambientato” nella piccola ma nota cittadina d’arte di Tagliacozzo e trae origine dall’esposto presentato dall’ex assessore ai Lavori Pubblici, Alfonso Gargano, revocato dall’incarico con provvedimento del Sindaco, Di Marco Testa Maurizio, del 10.11.11. Le indagini svolte dalla Compagnia Carabinieri di Tagliacozzo si articolavano in assunzioni di sommarie informazioni, acquisizione di documentazione amministrativa presso il Comune di Tagliacozzo ed attività tecnica d’intercettazione ».

Il Poliziotto eroico

Ad esaltare pubblicamente l’importanza del ruolo di Gargano nell’inchiesta fu invece il procuratore Andrea Morichini Padalino. Il Pm lo fece nel corso della memorabile conferenza stampa che il 31 marzo 2016 seguì gli arresti che portarono alla caduta dell’amministrazione di Di Marco Testa.

A cristallizzare le sue dichiarazioni è il quotidiano “Il Centro”, in un dettagliatissimo e puntuale articolo di Roberto Raschiatore, che consigliamo a tutti vivamente di rileggere QUI. Il giornalista riporta scrupolosamente i particolari dell’operazione dei carabinieri e i contenuti di quella conferenza stampa, e scrive nell’articolo:

« Il procuratore ha spiegato che le indagini sono partite grazie all’onestà di un ex assessore ai lavori pubblici, Alfonso Gargano, dipendente della Polizia di Stato, che subito si rifiutò di sottostare ai giochetti per favorire le solite ditte degli amici. Una posizione che gli costò il posto di assessore, in quanto Di Marco Testa gli ritirò subito la delega ».

L’annuncio profetico

Nello stesso resoconto de “Il Centro” – il cui incipit non a caso è “Mani Pulite nella Marsica” – si legge anche che il procuratore ha sottolineato che a seguito delle notizie pubblicate sull’inchiesta in corso a Tagliacozzo, diverse ditte avrebbero segnalato in Procura altre irregolarità simili, tant’è che “Il procuratore non ha escluso quindi che presto altri Comuni della Marsica saranno interessati da Mani pulite”. Parole profetiche, quelle del procuratore Padalino, a cui è seguita poi l’altrettanto spettacolare operazione di Capistrello.

LEGGI ANCHE:

Capistrello – Tangenti al cimitero: ’A livella della Procura (2)

Capistrello e Tagliacozzo, radiografie di due inchieste esemplari (1)

« Esiste, dunque, un giudice a Berlino ». Mannaia del GUP sull’inchiesta di Tagliacozzo: la sentenza

Inchiesta di Tagliacozzo: una giornalista come “agente provocatore” della Procura?

TAGLIACOZZO – L’inchiesta si sgonfia: le decisioni del GUP e le dichiarazioni dei difensori degli imputati

Capistrello, “La trattativa” – Udienza del riesame …e Ciciotti si dimette

Capistrello – “L’Asservimento della stampa alla politica” sotto la lente deformante della Procura

Inchiesta di Capistrello: le cose che non si dicono

CAPISTRELLO – Arresti all’alba, impegnati 50 carabinieri

ARRESTI DI TAGLIACOZZO – Il braccialetto del sindaco

Condividi questo articolo