LEGAMI DI FERRO: Un libro, una storia, un’inchiesta

Katia Agata Spera
Katia Agata Spera
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Dalla miniera alla fabbrica.

Dal cuore dell’Amazzonia brasiliana

al quartiere Tamburi di Taranto

Dall’avvento della industrializzazione e dal successivo irrefrenabile sviluppo delle nuove tecnologie stiamo assistendo all’inesorabile depauperamento del nostro pianeta. L’aria, l’acqua e il suolo sono minacciati dal “lavoro” dell’uomo.

L’estrazione del ferro e la lavorazione dell’acciaio rappresentano un terzo delle emissioni industriali di anidride carbonica, il gas serra responsabile dei cambiamenti climatici, e della distribuzione di particelle fini di idrocarburi policiclici aromatici, benzene, diossine, metalli pesanti, oltre ai reflui liquidi e ai rifiuti solidi.

Primo Levi personificando il Ferro lo definisce “un elemento incapace di nascondersi” ed è proprio così se si vogliono prendere alla lettera le parole dello scrittore. Il ferro scuro, insidioso, presente, visibile, è portatore di disastri ambientali, malattia e morte “la premonizione della catastrofe imminente si condensava come una rugiada viscida per le case e nelle strade, nei discorsi cauti e nelle coscienze assopite”, parole riferite ad un contesto storico riprovevole che si adattano bene all’odierno presagio di morte e distruzione di cui la responsabile è ancora l’incoscienza dell’uomo.

Il minerale di Ferro e i processi legati al suo impiego oggi uccidono. Lo stesso benevolo Ferro che governa l’equilibrio del nostro mondo nell’Universo, lo stesso benevolo Ferro che mantiene in orbita i pianeti e che attrae, lo stesso benevolo Ferro che contribuisce al trasporto dell’Ossigeno nel sangue, che mantiene la vita, diventa il vettore del disastro globale per mezzo delle mani dell’uomo.

È il disastro globale che Beatrice Ruscio, autrice di Legami di Ferro, mette in luce.

Copertina-Legami-di-FerroIl 15 Giugno 2018 nella sala “Nicola Irti” della struttura Montessori in via Fontana a Avezzano (AQ) si è approfondito l’argomento con la stessa scrittrice che ha presentato il proprio volume, con la moderazione del Dr. Roberto Alfatti Appetiti, giornalista e portavoce del sindaco di Avezzano, e la partecipazione dell’assessore comunale all’ ambiente Dr. Crescenzo Presutti.

Beatrice Ruscio ha spiegato le motivazioni che l’hanno spinta ad intraprendere il cammino in Brasile, tra le favelas, per cercare delle risposte ai tanti perché del disastro ambientale causato da una delle più grandi multinazionali del mondo, la ValeS.A., un gruppo minerario brasiliano per la produzione di minerale di Ferro da destinare alla fabbricazione dell’acciaio. L’Autrice ha fatto capire con parole semplici e dirette le ragioni che legano la multinazionale brasiliana al più grande stabilimento siderurgico d’Europa, l’ILVA di Taranto.

I contenuti del volume della Ruscio ritraggono l’instaurarsi di una alleanza tra la città di Taranto e la città di Piquià de Baixo in Brasile, due realtà urbane legate dal “Ferro”, due entità geograficamente distanti, differenti ma tragicamente affini, determinate e pronte a combattere insieme per il diritto alla dignità, alla vita e alla salute, a lottare contro un disastro ambientale che staziona sotto gli occhi di tutti ma che resta difficile da guardare.

La scrittrice ha inciso come sia in Brasile che in Italia, tra i tanti e gravi problemi ambientali e sanitari, ci sia quello dei bambini privati dalla loro infanzia. Ha raccontato, inoltre, aneddoti molto toccanti che ha vissuto in prima persona.

Il disastro ambientale e l’attacco alla salute umana, parte dal depauperamento della Foresta Amazzonica legato al ciclo siderurgico, per la produzione di carbone vegetale, per continuare con il grosso danno provocato dalla ferrovia industriale più lunga al mondo, circa 900 Km, che taglia in due il Brasile, sulla quale transitano, 24 ore su 24, ben 330 vagoni carichi di minerale di Ferro, completamente scoperti, che lasciano nell’aria il minerale ad ogni folata di vento, che annerisce le abitazioni, la vegetazione e causa malattie. La lavorazione del Ferro per la produzione di ghisa e acciaio continua, altresì, a provocare danni irreparabili attraverso le mal gestite emissioni in aria da parte dell’industria siderurgica. Vengono dispersi, dalle ciminiere, senza controllo, agenti cancerogeni e mutageni, quali le diossine, con valori di soglia molto al di sopra dei limiti di tollerabilità.

Il disastro nasce in Brasile e giunge a Taranto dove il Ferro arriva, attraversando l’oceano, per essere impiegato per la produzione dell’acciaio. Taranto è lo specchio di Piquià de Baixo: siti ed acque inquinati, parchi gioco impraticabili, scuole chiuse quando il vento solleva le polveri e tanti, troppi, malati di cancro. In Brasile qualcosa è stato fatto, per la prima volta nella storia del Brasile un giudice ha emesso una sentenza di condanna al risarcimento dei danni morali e materiali. È stato applicato il principio di “chi inquina paga”, che rappresenta una importante vittoria. Il governo Italiano negli anni ha, invece, emanato dodici decreti salva ILVA. Ma quale valore ha la vita umana? Cosa significa numero di morti accettabile? E quale è il numero di morti accettabile? E se fosse anche uno? Sarebbe comunque troppo…

La presentazione del libro ha suscitato interesse da parte del pubblico intervenuto e stupore da parte di alcuni presenti inconsapevoli di questo dramma globalizzato. L’autrice ha ribadito come il libro “vuole essere un ponte, capace di attraversare l’oceano e unire le voci, i cuori, le battaglie per il diritto alla salute e alla salvaguardia dell’ambiente”, al fine di cercare e trovare giustizia.

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Agata Spera, alias Katia Agata Spera, nasce a Castelvecchio Subequo il 27 febbraio 1963, vive ad Avezzano (AQ). È laureata in Scienze Biologiche, è ricercatrice in biotecnologie, nel ruolo tecnico, presso l’Università degli Studi di L’Aquila. È coautrice di molteplici pubblicazioni scientifiche in ambito biotecnologico su riviste internazionali https://www.scopus.com/authid/detail.uri?authorId=6603105801 La scienza, l’arte e la letteratura sono i suoi interessi. È autrice di romanzi e poesie.