Le ultime dal distretto energetico-minerario della Marsica

Redazione
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Sarà di fuoco, la prossima settimana, al Tar Abruzzo, ed emblematica della china che ha preso il nostro Territorio: approdano dinanzi a quel consesso, nell’udienza del 9 giugno, le vertenze della biomassa di Cerchio, del compostaggio di Massa d’Albe nonché dell’inceneritore PowerCrop. Di quest’ultimo, si tratterà di esaminare il ricorso proposto dal Comune di Luco dei Marsi avverso lo sciagurato giudizio favorevole (con prescrizioni) rilasciato dalla Regione Abruzzo nel settembre 2010 al termine della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale. E’ su questo giudizio (sulla capacità di disconnetterlo) che si giocano buona parte delle possibilità residue di impedire l’insediamento di un simile mostro a due passi dal Madonnone e dai cunicoli di Claudio. Possibilità che non sono molte. Per quanto alcuni politici – in unione con ambientalisti Kamikaze – e persino dei dirigenti regionali si siano industriati, in questi mesi, a far credere irresponsabilmente il contrario, l’atteggiamento della PowerCrop dimostra con scientifica puntualità come la stessa, nonostante il ripudio dell’autorizzazione finale ricevuto in Regione nel marzo scorso, sia certa di poter riuscire nell’impresa, non senza motivi.  E la ragione risiede in buona parte nella difesa condotta e portata avanti da molti dei soggetti che a parole, nel tempo, si sono schierati contro la realizzazione di quell’impianto (che non comprendiamo bene / ma è un limite nostro / neppure più cosa esattamente sia: se c’è la cogenerazione, se  non c’è, ecc.). Tra questi soggetti popolanti la zona grigia, nel pantheon del dubbio (nostro e non solo nostro), noi collochiamo i due fratelli Di Pangrazio, per una serie di ragioni che abbiamo già più volte illustrate. Fa una certa rabbia sapere del compiacimento di PowerCrop per la perenzione dell’autonomo e similare (a quello luchese) ricorso proposto dal Comune di Avezzano, per una bazzecola procedurale che in altri luoghi del mondo avrebbe condotto alle dimissioni del sindaco o, quantomeno, alla decapitazione (figurata) dei professionisti incaricati da quel Comune di seguire la causa. Decapitazione che non ci pare sia accaduta: tutt’altro. Purtroppo.
Torneremo prossimamente sulle diverse quinte colonne di questa lotta al mellifluo odore di massoneria e all’acre combusto di chissà cosa (di lecito, per carità) rappresentata da questa terribile vicenda PowerCrop.

Tratto da: il Martello del Fucino 2015-5

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