L’Aquila, G8 – La militarizzazione che arriva dal Vertice

Redazione
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di Pietro Orsatti e Angelo Venti

articolo originale del 5 luglio 2009 [ su TerraNews]

L’AQUILA – Al controllo del territorio imposto da Bertolaso, si aggiunge ora quello in vista del G8. E tra zone rosse, accampamenti recintati e macerie arrivano i militari

Tempi sempre più duri per i residenti nelle zone terremotate. Alla militarizzazione del territorio imposta dal commissario di governo Bertolaso, si è aggiunta ora quella del summit del G8. E gli effetti sul terreno e sulla vita delle popolazioni colpite dal sisma sono più che evidenti. In questi mesi, oltre ai disagi provocati dall’emergenza, gli sfollati hanno vissuto sulla loro pelle una progressiva limitazione delle libertà personali.

Alle prime timide manifestazioni dei terremotati per una ricostruzione che non parte, la Protezione civile ha risposto con un’ulteriore giro di vite nelle tendopoli: accesso solo per i residenti, no alle assemblee o ai volantinaggi, gestione dei pasti e degli aiuti usata come elemento di pressione, divieto di distribuzione di alimenti “eccitanti” (vino, caffè, cocacola, cioccolata…).

Il tutto in un territorio in cui lo Stato di diritto, almeno per come lo abbiamo conosciuto fino a oggi, sembra sospeso: economia in ginocchio, enti locali esautorati dei loro poteri, istituzioni statali e forze dell’ordine disarticolate nelle loro attività, segnali di penetrazione criminale nella gestione dell’emergenza e della ricostruzione.

Perfino all’informazione la Protezione civile ha imposto il “modello Baghdad”: come abbiamo denunciato anche ieri, per documentare le assemblee che Bertolaso tiene da giorni con i residenti delle tendopoli, è vietato l’accesso ai giornalisti e si mettono “gentilmente” a disposizione le immagini girate da un solo operatore al seguito di Bertolaso.

Con l’avvicinarsi del G8, anche il paesaggio muta ed è sempre più simile a quello delle aree di guerra e la vita degli sfollati somiglia sempre più a quella dei campi profughi. Zone rosse, accampamenti recintati e macerie erano già ovunque, ora con il G8 arrivano i corpi speciali degli apparati di sicurezza e dei militari con il loro armamentario leggero, pesante e da guerra elettronica.

Nelle scorse settimane erano evidenti solo i lavori scenografici: ristrutturazione della Scuola di Finanza (sede del summit), ampliamento dell’aeroporto e della viabilità, ritmi frenetici nei primi due cantieri del Piano case, fino ad arrivare ad aiuole e marciapiedi, alla militarizzazione di discariche e centri urbanistici, all’occultamento delle macerie e alla riduzione delle tendopoli.

Poi sono comparsi gli uomini della sicurezza e i professionisti delle forze speciali: così agli improbabili ciclisti e maratoneti muniti di auricolare si sono affiancati anche cecchini, carri armati e batterie di missili terra-aria. Quasi 15mila gli uomini mobilitati, un apparato impressionante calato su una terra già martoriata dal sisma e che sta causando non pochi problemi ai residenti, i quali per una settimana vedranno ridursi ulteriormente le possibilità di movimento e di comunicazione.

Una scelta, quella di L’Aquila come sede del G8, davvero infelice. E ora aumenta la preoccupazione per le modifiche al programma a causa delle scosse che da alcuni giorni crescono d’intensità e che stanno mettendo a rischio lo svolgimento dello stesso vertice.

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