Informazione globale e informazione locale

Redazione
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f-o-pale2.jpgIl diritto all’informazione è un diritto soggettivo derivato dalla libertà di manifestazione del pensiero, libertà sancita, in Italia, dall’articolo 21 della Costituzione. Eppure il modello planetario che domina il flusso delle informazioni possiamo definirlo, senza eufemismi, dittatoriale.
L’80% delle notizie dall’estero, servite quotidianamente da giornali, tv, radio e riviste proviene da un oligopolio di 4 agenzie internazionali: le americane Associated press e United press, la britannica Reuter e la France press. Pertanto, tutto ciò che appare sui media, risulta filtrato da una sorta di dogana delle informazioni che sceglie la priorità degli argomenti cui dare visibilità.
I grandi media, in tutto il mondo, non rappresentano più lo specchio della realtà, ma sono sempre più ridotti al ruolo di portavoce delle élite economiche e politiche ai vertici della società.
Il bombardamento informativo – quel rumore di fondo che serve a produrre disinformazione – agisce come una sorta di censura e non garantisce a tutti la possibilità di utilizzare i media come strumenti democratici. Con la filosofia dell’intrattenimento, si addormenta poi lo spirito critico degli individui e si riduce la massa a spettatore passivo. La scuola, la famiglia, i partiti – ma anche la parrocchia o l’oratorio – sono stati già travolti dalla potenza dei messaggi comunicativi cui sono sottoposte le nuove generazioni.
Sul piano nazionale la situazione è anche peggiore. Concentrazione dei media, conflitto di interessi, tg addomesticati, finti esperti, sondaggisti e giornalisti che si autocensurano, sono alcune delle minacce mortali non solo all’autonomia e alla libertà dei media, ma anche alla democrazia. Che fare?

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