Impianto irriguo del Fucino: «Tre quarti e tre quarti»

Franco Massimo Botticchio
Franco Massimo Botticchio
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Come facilmente prevedibile – e come da questa testata annunziato con largo anticipo – le recenti sopravvenute novità su quello che per brevità (e forse anche per interesse) viene rubricato quale progetto di impianto irriguo del Fucino (e che più propriamente dovrebbe invece definirsi come quell’insieme di «opere prioritarie da realizzare per la risoluzione delle criticità legate all’uso e alla disponibilità della risorsa idrica nella piana del Fucino»: come si può bene vedere, un ambito molto più vasto, che ricomprende aspetti essenziali ed esiziali quali la depurazione ed il rischio idrogeologico) hanno riacceso un dibattito che si trascina da diversi lustri.

A riattizzare il fuoco ha provveduto la recente pubblicazione di uno studio di fattibilità da parte dell’ARAP, con il quale, oltre a realizzare un bizzarro cortocircuito della procedura, quell’attore tecnico, nel tornare ab imis, ha nella pratica disconosciuto quanto deciso con lo studio di prefattibilità ambientale chiuso, nel 2018, dopo un defatigante lavorio quinquennale – elaborazioni, ipotesi progettuali, partecipazione degli attori del Territorio, ecc. – da parte della Beta studio / HR Wallingford, pretermettendo alcuni interventi e cestinandone, nella pratica, altri; soprattutto, portando alcuni fascicoli, che giacevano sulla scrivania di questa infinita processura, da sotto a sopra, rispolverandoli.

Tra questi ultimi, vi è quello di Amplero2, l’idea di un invaso da realizzarsi in alta quota, sopra Collelongo, in un sito che per sua natura e per l’attuale stato giuridico semplicemente non può (potrebbe) accogliere un simile mostro. Se anche si addivenisse a… il solo bacino comporterebbe l’impiego di buona parte della tranche dei cinquanta milioni del Masterplan che sono in ballo.

Proprio la riesumazione di questa idea di Amplero2 – che deve il suo ordinale attuale alla circostanza che un primo progetto, identico, venne portato innanzi quarant’anni or sono – e l’idea di trarre l’acqua che andrebbe ad alimentarlo dal fiume Giovenco (un corso d’acqua di 44 km che bagna i comuni di Gioia dei Marsi, Bisegna, Ortona dei Marsi, Pescina e San Benedetto e che dà il nome all’omonima valle), prelevando la preziosa risorsa, si badi bene, a monte di Pescina e non a valle, ha riacceso polemiche e diatribe di sapore fontamarese, in specie in questo centro, che parevano archiviate insieme alle memorie di Alberto Taglieri (il sindaco di Ortona che materialmente fermò ruspe ed escavazioni, molti anni or sono: ancora oggi possono ammirarsi dei mezzi abbandonati e arrugginiti, ed opere realizzate per quell’emungimento mancato).

In realtà, ad essere totalmente obsoleta / sino alla ruggine / è l’idea di prelevare dell’acqua da dove questa non c’è – non almeno per fare quel che ci si propone – mentre risulta vecchissimo tutto il lavorìo che con la nuova maggioranza alla Regione ha portato allo stravolgimento dell’intera idea progettuale, dell’ordine degli interventi, con l’accantonamento della realizzazione delle vasche di laminazione tra Pescina e San Benedetto dei Marsi (iter già avanzato), in favore di un immediato incasso che dovrebbe tradursi in una ben precisa e delimitata rete irrigua in grado di far coltivare le insalate ai soliti noti. Per tacere della ostentata disconnessione – quasi rivendicata – dei passaggi che le norme prevedono; aspetto magistralmente puntualizzato dal Forum H2O nella sua recente uscita, e che rischia di seppellire le velleità di alcuni sotto una valanga di carte e ricorsi.

Riepiloga bene i fatti una risoluzione appena partorita dal consigliere regionale Silvio Paolucci, che qui pubblichiamo; ma c’è da scommetterci che per l’intercetto delle diverse questioni e dei problemi, per i toni e le pregresse rivalità, per le diverse istanze portate avanti dai singoli attori, la questione avrà ampio sviluppo, tutto da narrare. Si parte domenica prossima, a Pescina, con un’assemblea pubblica.

Le prime reazioni dal territorio

Sull’argomento sono giunti in redazione due documenti fortemente critici con le ultime scelte della Regione Abruzzo.

Il primo è un duro comunicato stampa firmato da Stefano Iulianella, sindaco di Pescina, fortemente critico con il nuovo progetto poiché prevede una rilevante sottrazione di acqua dal fiume Giovenco a monte del centro abitato: indetta una manifestazione pubblica di protesta per domenica prossima a Pescina.

Il secondo documento viene da Collelongo. Si tratta di una lettera indirizzata a varie autorità da 4 consiglieri comunali di opposizione che, contestando la scelta di realizzare un invaso artificiale in località Amplero, parlano esplicitamente di “Scempio a danno di un patrimonio unico ed insostituibile”.

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