L’AQUILA – Non c’è due senza tre. Così per la terza domenica consecutiva migliaia di aquilani invadono di nuovo il centro storico e – armati di carriole, pale e picconi – rimuovono le macerie che ostruiscono ancora, dopo quasi un anno, le piazze e le strade.
Ad apparire oscuro, sulla questione macerie, è proprio il ruolo svolto dai vertici della Protezione civile. Dal giorno della scossa, in nome dell’emergenza e grazie al “Potere di ordinanza” e alla possibilità di agire in “deroga” praticamente a tutte le norme, la sua struttura di comando esercita un controllo assoluto. Gestisce appalti in deroga a tutto e senza controlli, eppure con tutti quei poteri straordinari la Protezione civile non affronta il problema principale, quello delle macerie: montagne di detriti come ipoteca su qualsiasi ipotesi di ricostruzione. Un problema enorme che Bertolaso, con il passaggio di consegne, lascia in eredità agli enti locali, privi di risorse e mezzi: rimuovere, trasportare, selezionare e smaltire milioni di metri cubi di materiali di ogni genere, equiparati per legge ai rifiuti solidi urbani.
Gli sfollati, con le manifestazioni delle carriole, hanno avuto il merito di aver posto di nuovo l’emergenza terremoto all’attenzione nazionale, dopo che per quasi un anno le tv avevano persuaso l’Italia intera che a L’Aquila il problema era risolto e che tutti avevano avuto in tempi brevissimi una nuova casa. Ma l’assenza di una direzione capace e unitaria è il forte limite dei comitati spontanei, che rischiano così di inseguire la lepre e perdere di vista il cinghiale: sempre più spesso, infatti, si scagliano contro gli enti e i rappresentanti locali e sono abilissimi a dividersi su tutto.
Angelo Venti
[ su Terra di domenica 14 marzo 2010 ]