il “Popolo delle carriole”, al terzo giorno, insegue la lepre. E il cinghiale ride

Redazione
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L’AQUILA – Non c’è due senza tre. Così per la terza domenica consecutiva migliaia di aquilani invadono di nuovo il centro storico e – armati di carriole, pale e picconi – rimuovono le macerie che ostruiscono ancora, dopo quasi un anno, le piazze e le strade.

e-carriole-piazza-palazzo-7-marzo.jpgA innescare la presa di coscienza degli sfollati – rimasti dal giorno del sisma attoniti spettatori del potere assoluto e senza controllo esercitato in tutto il cratere dalla Protezione civile – è stata l’intercettazione delle risate degli sciacalli nell’ambito dell’inchiesta sul G8 della Maddalena. Risate che hanno scosso le coscienze e scatenato un moto di rabbia tra la popolazione. E così “Quelli che la notte del 6 aprile non ridevano” hanno cominciato con l’invadere la zona rossa, interdetta dalla Protezione civile agli stessi residenti: appena un centinaio di persone che inscenarono a piazza Palazzo la riconsegna simbolica delle chiavi delle proprie abitazioni. Dalla domenica successiva, i manifestanti sono tornati a forzare i blocchi nella zona rossa in numero sempre maggiore – ormai sono migliaia – con la parola d’ordine “Riprendiamoci la città” e indicando la soluzione per superare l’ostacolo principale che blocca la ricostruzione: “Rimuoviamo noi le macerie“.

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Ad apparire oscuro, sulla questione macerie, è proprio il ruolo svolto dai vertici della Protezione civile. Dal giorno della scossa, in nome dell’emergenza e grazie al “Potere di ordinanza” e alla possibilità di agire in “deroga” praticamente a tutte le norme, la sua struttura di comando esercita un controllo assoluto. Gestisce appalti in deroga a tutto e senza controlli, eppure con tutti quei poteri straordinari la Protezione civile non affronta il problema principale, quello delle macerie: montagne di detriti come ipoteca su qualsiasi ipotesi di ricostruzione. Un problema enorme che Bertolaso, con il passaggio di consegne, lascia in eredità agli enti locali, privi di risorse e mezzi: rimuovere, trasportare, selezionare e smaltire milioni di metri cubi di materiali di ogni genere, equiparati per legge ai rifiuti solidi urbani.

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Gli sfollati, con le manifestazioni delle carriole, hanno avuto il merito di aver posto di nuovo l’emergenza terremoto all’attenzione nazionale, dopo che per quasi un anno le tv avevano persuaso l’Italia intera che a L’Aquila il problema era risolto e che tutti avevano avuto in tempi brevissimi una nuova casa. Ma l’assenza di una direzione capace e unitaria è il forte limite dei comitati spontanei, che rischiano così di inseguire la lepre e perdere di vista il cinghiale: sempre più spesso, infatti, si scagliano contro gli enti e i rappresentanti locali e sono abilissimi a dividersi su tutto.


3-bertolaso-270x400.jpgE il cinghiale lo ha capito: “Ritengo che il popolo delle carriole rappresenti un sentimento di disagio e preoccupazione, – dice Bertolaso – ma anche di speranza. Non c’é nulla di politico nelle loro manifestazioni, vogliono solo essere di stimolo per le autorità locali in modo che continuino il lavoro che si è fatto in questi 10 mesi“.
Angelo Venti

[ su Terra di domenica 14 marzo 2010 ]

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